skip to Main Content

Uber

Cosa sta succedendo in casa Uber

Uber, accusata di sostenere le idee di Donal Trump in tema immigrazione, sta perdendo clienti. L’azienda corre ai ripari, chiarendo la sua posizione e contattando tutti coloro che cancellano l’account   Tutti contro Uber. E questa volta non parliamo di tassisti. Ad abbandonare la società di San Francisco sono gli utenti, arrabbiati perchè convinti che…

Uber, accusata di sostenere le idee di Donal Trump in tema immigrazione, sta perdendo clienti. L’azienda corre ai ripari, chiarendo la sua posizione e contattando tutti coloro che cancellano l’account

 

Tutti contro Uber. E questa volta non parliamo di tassisti. Ad abbandonare la società di San Francisco sono gli utenti, arrabbiati perchè convinti che l’azienda appoggi le idee di Donald Trump in fatto di immigrazione. I clienti non accettano che le auto Uber abbiano fornito passaggi dall’aeroporto JF Kennedy nel giorno del boicottaggio indetto dai tassisti di New York.

Il fatto che Uber non abbia dimostrato solidarietà ai tassisti che manifestavano contro il decreto anti-immigrazione non è piaciuta ai clienti, che hanno lanciato su Twitter una campagna #DeleteUber, invitando tutti a boicottare l’applicazione e a cancellarla.

La società di San Franscisco ha deciso quindi di prendere posizione. E così, Travis Kalanick, amministratore delegato della società ha definito su Facebook “sbagliato e ingiusto” il bando sull’immigrazione e ha spiegato che la compagnia garantirà sostegno economico e legale a tutti i dipendenti Uber che risentiranno della nuova politica governativa. Uber starebbe creando un fondo di difesa legale da 3 milioni di dollari per aiutare i suoi autisti con le questioni legate all’immigrazione.

A nulla o a poco, però, è servito il voler correre ai ripari, manifestando il proprio dissenso di Facebook. Come racconta la CNBC, infatti, sembrerebbe che il movimento nato su Twitter contro Uber abbia prodotto i risultati che chi lo ha lanciato sperava: sono davvero tante le persone che hanno eliminato l’applicazione.

Di tutta risposta l’azienda ha mandato loro una mail, ribadendo che Uber “condivide le vostre opinioni sul decreto immigrazione e lo definiamo ingiusto”. Dunque, la casa di San Francisco sembra pensarla come Google, Apple, Facebook e tutte gli altri big del tech, ma la sua presa di posizione è arrivata troppo tardi. La società non ha voluto commentare sul numero di persone che hanno chiudo i loro account.

A conquistare sempre più conseno tra gli utenti, invece, è la rivale Lyft che ha ha annunciato ai suoi iscritti che donerà un milione di dollari all’Aclu ( American Civil Liberties Union) per i prossimi 4 anni.

Back To Top