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WeWork

WeWork, che cosa sta architettando la giapponese SoftBank

SoftBank pronta a prendere il controllo di WeWork. Il gruppo giapponese sta preparando un piano per risollevare la startup dal momento di crisi dopo l'Ipo fallita

Tratta in salvo ma a caro prezzo. Il conglomerato giapponese delle tlc SoftBank è in trattativa per assumere il controllo di WeWork mentre la startup che affitta spazi per il co-working, in perdita, non riesce a risollevarsi dalla crisi finanziaria che minaccia la sua solvibilità. Lo ha riportato per primo il Wall Street Journal.

In realtà, SoftBank possiede già circa un terzo della società di uffici condivisi. L’offerta di Masayoshi Son, ceo del colosso-fondo, comporterebbe l’uscita di miliardi di capitale proprio. Nel frattempo, anche il team di JPMorgan è al lavoro su un piano di finanziamento, che potrebbe ancora risolvere la crisi finanziaria di WeWork.

Il New York Times ha riferito che i membri del consiglio della società si riuniranno oggi per decidere su quale piano di salvataggio puntare.

CRISI INIZIATA DALL’IPO SFUMATA

Dopo il disastroso tentativo di quotarsi in Borsa a settembre, We Company, società madre di WeWork, sta affrontando una crisi di liquidità. La società aveva in programma di raccogliere miliardi di dollari con l’offerta pubblica iniziale per continuare a finanziare le sue attività.

SoftBank sperava che l’Ipo prevista a settembre avrebbe rafforzato i suoi profitti tanto che a gennaio ha investito in We Company con una valutazione di  47 miliardi di dollari. Tuttavia lo scetticismo degli investitori in borsa ha spinto i consulenti a valutare l’Ipo di WeWork soltanto 15 miliardi di dollari, meno di un terzo della valutazione che la società ha stabilito grazie al finanziamento di SoftBank quest’anno.

L’Ipo sfumata è già costata al co-fondatore di WeWork, Adam Neumann, la sua posizione di ceo e il suo potere di veto all’interno del cda.

TUTTA COLPA DELLA PERDITA

Fondata nel 2010, la società è diventata un unicorno americano in 9 anni di vita. Ma a fronte della rapida crescita, WeWork si trascina anche una pesante perdita. Nonostante abbia registrato ricavi per 1,54 miliardi di dollari, WeWork ha fatto registrare una perdita di 900 milioni nei primi sei mesi di quest’anno. Le perdite sono più alte del 25% rispetto a quelle dello scorso anno (anno chiuso con perdite pari a 1,9 miliardi di dollari).

La società con sede a New York aveva una scadenza per completare la quotazione entro la fine dell’anno al fine di garantire un prestito di 6 miliardi di dollari, oltre ad almeno 3 miliardi di dollari di capitale che WeWork avrebbe raccolto nell’Ipo.

IL PIANO DI SALVATAGGIO TARGATO MASAYOSHI SON

Nonostante i nuovi ceo, Artie Minson e Sebastian Gunningham, stiano soppesando possibili tagli e cessioni del personale oltre alla vendita di attività terze per rimettere WeWork in carreggiata, l’investitore giapponese non ci sta. Tanto che il gruppo guidato da Masayoshi Son ha preparato un pacchetto di finanziamento per pompare diversi miliardi di dollari nella società e recuperare un investimento che è già costato al colosso e al suo Vision Fund, il fondo di investimento sostenuto dall’Arabia Saudita per oltre 10 miliardi di dollari.

In base all’accordo, SoftBank otterrebbe oltre il 50% della partecipazione nella società. Tuttavia, non è chiaro se il gruppo riacquisterà tutte le sue azioni in circolazione.

NON DEVE RIMETTERCI VISION FUND 2

Se il cda di WeWork optasse per l’accordo con SoftBank, il colosso giapponese si troverebbe a sanare una società in difficoltà in un momento in cui è anche impegnato a corteggiare potenziali investitori per un nuovo Vision Fund.

DUE PIANI DI SALVATAGGIO

Ma il piano di salvataggio di SoftBank non è l’unica opzione per WeWork. Secondo Bloomberg, JPMorgan Chase sta conducendo una trattativa su un pacchetto di debito da 5 miliardi di dollari.

Entrambi i pacchetti di salvataggio metterebbe una toppa momentanea sulla crisi di liquidità che potrebbe lasciare la società di condivisione degli uffici a corto di fondi non appena il mese prossimo.

NEL PEGGIORE DEI CASI

Se WeWork non riuscirà a raccogliere nuovi finanziamenti entro la fine di novembre, potrebbe presentarsi anche lo scenario peggiore per i neo dirigenti del gruppo immobiliare: il fallimento.

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