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Twitter e Tesla, ecco piani e grane di Musk

Musk si muove in Cina mentre in patria deve vedersela con diverse cause che colpiscono Tesla e non solo. Una potrebbe aver rivelato dettagli importanti sul futuro di Twitter

Che la statunitense Tesla, da sempre ostile ai sindacati, avesse eletto la Cina la sua fabbrica principale è noto da tempo. La scorsa estate, appena terminati gli ultimi lockdown (che nel Paese asiatico si sono protratti per tutto il 2022, dando vita alle proteste ben note), Elon Musk aveva potuto dar seguito ai propri progetti e potenziare l’impianto di Shanghai. Risultato? Per la costruzione di una Model Y, dalla prima operazione alla fine dell’assemblaggio, ora occorrono appena 150 minuti: nulla se si pensa che le rivali per assemblare una vettura impiegano tra le 35 e le 40 ore e le Case che hanno abbattuto i tempi non sono comunque mai riuscite a scendere oltre le 15 ore. Adesso nel Paese asiatico il marchio Usa imprimerà una nuova accelerazione, anche se le auto non c’entrano.

L’ESPANSIONE DI MUSK IN CINA CON TESLA

Tesla costruirà una Megafactory sempre a Shanghai con l’obiettivo di realizzare i cosiddetti Megapack, integrandone la produzione che già avviene in California. Si tratta di imponenti infrastrutture in grado di immagazzinare fino a 3MWh di energia e fornire una stabilità alla rete elettrica in caso di evenienza. Ciascuna unità è in grado di immagazzinare oltre 3 MWh di energia, sufficiente per alimentare in media 3.600 abitazioni per un’ora.

Con uno strumento simile la società andrebbe così a risolvere il problema di una fornitura d’energia che non sempre è continua, ma soffre di intermittenza, soprattutto quando si appoggia a fonti rinnovabili. Al momento, come ricorda la CNBC, Tesla ha una Magafactory negli Stati Uniti, a Lathrop, in grado di produrre 10mila Megapack all’anno. Megapack è progettato per distributori di energia elettrica e progetti commerciali di grandi dimensioni.

 

Giorni fa era circolata l’ipotesi di un probabile viaggio del Ceo in Cina, dove dovrebbe incontrare il premier Li Qiang e discutere dei prossimi investimenti. L’apertura dei cantiere per costruire la Megafactory di Shangai è fissata per il terzo trimestre 2023 e le prime produzioni dovrebbero arrivare già nel 2024.

MUSK HA NUOVI PROBLEMI IN PATRIA CON TESLA

Insomma, al di là dell’Oceano le cose vanno alla grande. Un po’ meno in “casa”, dove Elon Musk deve vedersela con accuse piuttosto pesanti circa un utilizzo distorto delle telecamere montate sulle sue Tesla. È difatti venuto fuori che tra il 2019 e il 2022 in chat aziendali siano arrivati filmati ripresi dalle telecamere interne ed esterne alle auto elettriche.

In diverse situazioni gli screen e i frame immortalavano incidenti stradali, come quello di un bambino in bicicletta investito da un’auto: il filmato, si legge su Reuters – che ha parlato per prima di questo scandalo – è diventato virale all’interno della sede di Tesla a San Mateo in California. In altre immagini rubate si vedrebbe una persona completamente nuda. Le fonti sentite dalla testata certificano che i volti ripresi siano riconoscibili, così come i garage privati in cui le auto vengono parcheggiate. Rimbalzando da chat in chat, alcune sequene sono state persino rese graficamente a stregua di “meme”, vale a dire vignette umoristiche, sebbene la questione strappi ben poche risate.

Il signor Henry Yeh, proprietario di una Model Y, non ha perso tempo e ha intentato una class action alla compagnia, nella speranza che altri utenti si uniscano a lui. Dato che è palese che i dipendenti hanno avuto accesso a immagini “non allo scopo di migliorare i sistemi di guida dei veicoli Tesla – come sostiene la parte attrice- ma “per puro divertimento” e che quelle “registrazioni di clienti Tesla” li ritraevano “in situazioni private e imbarazzanti”, sarà difficile per il Gruppo spuntarla e parecchio facile che si provi ad arrivare a un accordo stragiudiziale.

PROBLEMI ANCHE PER L’UCCELLINO BLU

E non sarà l’unica grossa causa milionaria per le aziende di Musk. Alcuni ex dirigenti di Twitter hanno intentato un’azione legale collettiva contro la piattaforma. Si tratta delle alte sfere vittime del repulisti voluto dal magnate: Parag Agrawal, l’ex capo del social network, Vijaya Gadde, l’ex direttore legale e Ned Segal, l’ex chief financial officer. Tutti loro chiedono oltre un milione di dollari dal social.

Questo perché tutti loro sono stati licenziati da Elon Musk il 27 ottobre 2022, lo stesso giorno in cui il numero 1 di Tesla e SpaceX ha acquistato la piattaforma. I querelanti affermano di aver chiesto il rimborso delle loro spese a Twitter più di due mesi fa, senza alcun risultato.

Da quando Musk ha acquisito il social per 44 miliardi di dollari le cause non sono mancate. La più rumorosa era stata quella intentata dalla Crown Estate, che amministra le proprietà di Re Carlo III, denunciando il mancato pagamento dell’affitto degli uffici inglesi da ottobre 2022, stesso mese in cui Musk ha comprato la piattaforma per 44 miliardi di dollari, a inizio 2023.

TWITTER È STATO MANGIATO?

Ed è proprio un processo che ha fatto emergere un altro dato interessante ripreso da alcune testate Usa: la società di Twitter si sarebbe fusa con X Corp, azienda del fintech sempre del miliardario Elon Musk, parte della X Holdings Corp.

 

L’indizio, come si anticipava, sarebbe fuoriuscito dalle carte di un processo in corso tra la società e Laura Loomer, esponente della destra americana. In uno dei documenti recenti depositati in tribunale Twitter ha comunicato che «Twitter, Inc. è stata fusa in X Corp. e non esiste più» e che d’ora in avanti «X Corp. è il convenuto nella causa di Loomer».

 

Secondo i media statunitensi che danno risalto alla fusione, la mossa avvenuta in sordina sarebbe motivata dal fatto che Twitter abbia ormai preso la strada della super app, sul modello della cinese WeChat, unendo dunque un numero di feature che esulino dalla sola piattaforma social.

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