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Fincantieri Ex Stx Proroga

Tutte le tensioni fra Bruxelles e Fincantieri su Stx

Novità, incognite, scenari e fibrillazioni istituzionali fra Roma e Bruxelles sul dossier Fincantieri-Chantiers de l'Atlantique (ex Stx)

Arenata l’unione tra l’italiana Fincantieri e Chantiers de l’Atlantique (ex Stx France di cui l’84,3% nelle mani dello Stato francese).

Il colosso della cantieristica di Trieste deciderà entro la fine di dicembre se sostenere la sua offerta per Chantiers de l’Atlantique. Senza necessariamente aspettare che Bruxelles si pronunci sulla validità dell’operazione. Lo ha detto ieri il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo, parlando a Reuters.

Fincantieri, controllata dallo Stato italiano, ha firmato nel febbraio 2018 un accordo per l’acquisto del 50% delle azioni di Chantiers de l’Atlantique dallo Stato francese per 59,7 milioni di euro.

Ma l’operazione è in attesa della decisione della Commissione europea — sulla scia di timori per una minore concorrenza nel mercato mondiale della costruzione di navi da crociera — che ha richiesto documenti aggiuntivi e sospeso la revisione dell’operazione.

L’indagine approfondita della Commissione europea sulla fusione proposta tra l’italiana Fincantieri e l’ex Stx è ancora “ferma” infatti. Com’è oramai da mesi, in attesa che le parti forniscano alla Dg Comp le informazioni richieste. Lo ha detto Arianna Podestà, portavoce della Commissione in materia di concorrenza, interpellata sullo stato dell’indagine comunitaria.

Dall’altra parte la commissione affari economici del Senato francese ha espresso preoccupazione sull’accordo paventando il rischio per l’occupazione dei cantieri francesi e il rischio di trasferimento di know-how alla Cina alla luce dalla joint-venture tra Fincantieri e Cina State Shipbuilding Corporation (CSSC). (Qui l’approfondimento di Start).

Tutti i dettagli.

“OROLOGIO FERMO” A BRUXELLES

Sull’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri, finita nel mirino della Commissione europea dallo scorso anno “non ci sono aggiornamenti” da parte dell’esecutivo Ue. Lo ha detto Arianna Podestà, portavoce della Commissione in materia di concorrenza.

“Il 13 marzo 2020 la Commissione ha fermato l’orologio dell’indagine approfondita lanciata sull’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri e l’orologio è ancora fermo. Questa procedura viene attivata dalla Commissione nelle indagini sulle fusioni ogni volta le parti non forniscono in maniera puntuale informazioni importanti richieste dalla Commissione nell’ambito dell’indagine”.

“Per rispettare le scadenze, le parti devono fornire le informazioni necessarie alla Commissione in modo puntuale. Se non lo fanno, la Commissione ferma l’orologio. Non appena le informazioni vengono fornite dalle parti, l’indagine riparte, con le scadenze riviste di conseguenza”, ha concluso la portavoce.

LA POSIZIONE DI FINCANTIERI SULL’ACQUISTO DELL’EX STX

Fincantieri e Chantiers de l’Atlantique hanno sostenuto che era difficile fornire i documenti richiesti poiché l’industria sta attualmente attraversando una profonda crisi innescata dalla pandemia Covid.

“L’accordo con i francesi scade il 31 dicembre e si attende che la Commissione europea prenda una decisione per allora”, ha detto a Reuters il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo.

In caso contrario, il gruppo italiano dovrà poi decidere se l’acquisizione dei cantieri di Saint-Nazaire sia ancora una buona operazione, ha precisato Massolo. Aggiungendo che non è possibile offrire alcuna concessione aggiuntiva.

Il presidente di Fincantieri ha inoltre esortato le autorità europee a non far crollare un accordo siglato dai due governi nel 2017. “Sono passati tre anni e la Commissione europea ora ha la responsabilità”, ha precisato Giampiero Massolo.

COSA SI BORBOTTA IN FRANCIA

Nel frattempo, in Francia sia il ministro dell’Economia Bruno Le Maire sia il primo ministro Jean Castex continuano a difende l’accordo per la vendita dei cantieri navali di Saint-Nazaire a Fincantieri.

Ma la stampa francese riporta le parole di Massolo (ovvero una possibile rinuncia all’acquisto di Chantiers de l’Atlantique) come un risultato auspicabile dalla parte dell’ex Stx. “A Saint-Nazaire non piangeremo”, ha confidato una persona a conoscenza della questione all’Usine Nouvelle.

“Stiamo giungendo al termine della scadenza. Se [l’operazione] non avviene, è colpa dell’Europa, secondo Fincantieri. Ma per lo Stato francese è la possibilità di districarsi da questo accordo senza essere responsabile”, ha sostenuto Christophe Morel, rappresentante sindacale del CFDT dell’ex Stx all’Usine Nouvelle.

“Una decisione che non si farà rimpiangere in Francia. Dove si stima che i Chantiers de l’Atlantique possano convivere molto bene con uno Stato azionista di maggioranza, anche se questa situazione non potrà durare per sempre. Ma non c’è fretta” ha sottolineato il quotidiano francese.

IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE

Come scrive Il Sole 24 Ore, “in Francia, il settore cantieristico è tradizionalmente sindacalizzato. Alcune frange della classe politica rumoreggiano, e hanno avuto voce in un rapporto del Senato francese. In Italia, si deve presumere che prevalgano la confusione del momento e l’abitudine alla procrastinazione”.

Riassume un conoscitore del dossier al quotidiano confindustriale: «È una situazione paradossale. I potenziali soci si sono almeno in parte raffreddati, ma non vogliono assumere la responsabilità di annullare l’accordo tanto sbandierato nel 2017. La stessa Commissione è restìa all’idea di pronunciarsi contro la fusione, dopo che la bocciatura di Alstom-Siemens era stata molto criticata. Nel frattempo, a breve scadrà l’accordo tra le parti. La scadenza sarebbe un modo per uscire dall’impasse, anche se non privo di un danno d’immagine».

“La vicenda è eminentemente politica, e non solo perché le due aziende appartengono alla mano pubblica. Nell’ottica della discussione in corso sul futuro della sovranità europea e su un rilancio delle collaborazioni industriali tra Francia e Italia, un accordo tra Fincantieri e Chantiers de l’Atlantique sarebbe logico. Le regole comunitarie, la crisi economica, gli interessi nazionali complicano la nascita di una nuova società europea che dovrebbe vincere la concorrenza delle aziende cinesi o coreane” ha concluso il Sole 24 Ore.

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