Il governo degli Stati Uniti ha privato la compagnia taiwanese Tsmc di un’agevolazione speciale per l’esportazione di apparecchiature manifatturiere di microchip nella sua principale fabbrica in Cina, quella a Nanchino. Pochi giorni prima Washington aveva rimosso lo stesso status anche a due società sudcoreane di semiconduttori, ovvero Samsung Electronics e Sk Hynix.
I CONTROLLI AMERICANI SULLE ESPORTAZIONI TECNOLOGICHE
La decisione si inserisce nella più ampia revisione, da parte dell’amministrazione di Donald Trump, della normativa sui controlli alle esportazioni, che ha l’obiettivo ultimo di impedire alla Cina di accedere alle tecnologie più sofisticate – a partire proprio dai macchinari di chipmaking e dai processori per l’intelligenza artificiale – in modo da rallentarne lo sviluppo industriale e militare. Fino a oggi Sk Hynix, Samsung Electronics e Tsmc (la più grande azienda produttrice di microchip su contratto al mondo) erano state esentate da alcune di queste restrizioni commerciali, ma pare che il controllo politico sulle forniture tecnologiche si sia intensificato.
IL RITARDO DELLA CINA SUI MICROCHIP
La Cina, comunque, non possiede capacità di progettazione e manifattura di microchip paragonabili a quelle statunitensi e taiwanesi, il che potrebbe impedirle di avanzare nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Per cercare di colmare il divario, Pechino sta puntando molto sul potenziamento dell’industria nazionale dei semiconduttori in un’ottica di sostituzione della tecnologia estera.
COSA PRODUCE TSMC IN CINA
La fabbrica di Tsmc a Nanchino, oggetto dell’ultimo intervento del governo americano, è dedicata alla produzione di microchip di sedici nanometri: semplificando, minore è il numero dei nanometri e più sofisticato è il chip. Non si tratta, insomma, di semiconduttori avanzati bensì “maturi”, lontanissimi da quelli da quattro nanometri che Tsmc realizza in Arizona, dove intende avviare – nel 2028 – anche la produzione di microchip da due nanometri. Le tecnologie manifatturiere di Tsmc a Taiwan sono ancora superiori.
Pur non essendo granché sofisticato, lo stabilimento di Nanchino è comunque rilevante per i conti di Tsmc perché genera quasi il 2,5 per cento delle entrate complessive della compagnia.
COSA HA DETTO IL DIPARTIMENTO DEL COMMERCIO AMERICANO
Lo status che il governo americano ha rimosso a Tsmc si chiama validated end user: dal prossimo 31 dicembre, ogni spedizione di macchinari di chipmaking americani verso la fabbrica di Nanchino dovrà essere autorizzata con un’apposita licenza di esportazione.
Il dipartimento del Commercio ha precisato che le aziende potranno continuare a mandare avanti i loro stabilimenti in Cina, ma non potranno né aumentarne la capacità né aggiornarne le tecnologie. L’inasprimento di questa politica causerà probabilmente una diminuzione delle vendite in Cina per le aziende statunitensi che producono apparecchi di chipmaking, come Applied Materials, Lam Research e Kla.
Quanto alla Cina, difficilmente il Partito comunista sarà rimasto sorpreso dalla mossa americana, che anzi potrebbe indurlo a procedere con ancora maggiore convinzione nella strada del rafforzamento dell’industria nazionale dei microchip.