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Tim Open Fiber

Tim e Open Fiber: si farà davvero la rete unica?

Cdp Equity, Kkr, Macquarie, Open Fiber e Tim hanno firmato un memorandum of understanding per avviare il processo di integrazione delle reti di Tim e Open Fiber. Fatti, numeri e approfondimenti

 

Tim, Cdp e Open Fiber si impegnano (di nuovo) sulla Rete Unica.

Il 29 maggio i cda di Open Fiber, Cdp e Tim hanno dato il via libera alla lettera di intenti (Mou) per avviare il processo di integrazione delle reti di Tim e Open Fiber.

L’accordo preliminare è stato siglato anche dai fondi infrastrutturali Macquarie (che detiene il 40% in Open Fiber) e Kkr (azionista al 37,5% di Fibercop, la linea secondaria di Tim). Il fondo americano ha condiviso quindi l’iter dell’operazione dopo l’annuncio svanito di Opa su Tim.

Tutte le parti si sono date cinque mesi di tempo per arrivare a un accordo vincolante (entro il 31 ottobre 2022). “Entro quella data dovrebbero definirsi, con la firma di accordi vincolanti (binding), le modalità di realizzazione della cosiddetta “rete unica””, rimarca Il Sole 24 Ore.

Dunque a distanza due anni i soggetti coinvolti ci riprovano con il progetto di rete unica.

Nell’agosto 2020 Tim e Cdp avevano già firmato infatti un accordo preliminare. Ma quel piano, che prevedeva il mantenimento di una partecipazione di maggioranza di Tim nell’entità combinata, si è arenato. “Ora bisogna capire se Tim rimarrà con una quota di minoranza nella nuova entità controllata da Open Fiber (alcuni riportano una possibile quota del 10%) o se venderà l’intera posizione”, segnala MF.

Nel frattempo, plaude il mercato: le azioni di Tim sono aumentate del 4% all’inizio degli scambi, risultando tra i migliori del FTSEMib.

Equita Sim valuta la rete 21 miliardi a livello di ev e 5 miliardi l’equity di pertinenza di Tim: “La cessione in toto della rete è preferibile alla cessione della maggioranza perché aumenta i proventi per un asset non più controllato e aumenta le chance di approvazione da parte delle autorità”.

Infine, qualsiasi accordo vincolante sarà soggetto all’approvazione delle autorità antitrust nazionali e dell’Ue.

Tutti i dettagli.

COSA PREVEDE L’ACCORDO

“Le Parti hanno condiviso che l’Operazione possa articolarsi mediante la separazione delle attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di Tim – mediante un’operazione societaria o combinazione di operazioni societarie da definirsi – e l’integrazione delle prime con la rete controllata da Open Fiber con modalità da definirsi” riferisce il comunicato.

Il Corriere della sera segnala che “Insieme alla rete, il gruppo telefonico trasferirebbe alla nuova società anche debito e personale. Non sono stati indicati i tempi tecnici per l’integrazione, ma potrebbero servire non meno di due anni”.

IL RUOLO DI CDP

Cdp Equity, società di Cdp azionista sia dell’ex monopolista con il 9,9%  sia di Open Fiber al 60%, controllerà l’entità di rete combinata. Inoltre, la nuova società sarà partecipata da Macquarie e Kkr.

IL FUTURO DI TIM

“Ad esito di tale Operazione Tim, sul mercato italiano, potrà focalizzare in via prioritaria le proprie attività nei servizi di telecomunicazione e trasmissione di dati” sottolinea la nota congiunta. Al gruppo guidato da Pietro Labriola rimarrebbe infatti tutto il business mobile, con le frequenze 5G e il Cloud.

“La scissione degli asset di rete sarà sottoposta al consiglio di Tim e all’assemblea degli azionisti consentirà all’ex monopolista di superare il modello di società «verticalmente integrata» liberandolo da vincoli regolamentari” evidenzia il Corriere della Sera.

Inoltre, secondo Repubblica, “la società dei servizi di Tim si troverebbe così per la prima volta negli ultimi 20 anni ad avere un debito sotto i livelli di guardia (meno di 7 miliardi, con un mol atteso di 1,4-1,5 miliardi solo dai servizi) e di poter competere ad armi pari con gli altri operatori senza il macigno di circa un miliardo di oneri finanziari all’anno”.

IL COMMENTO DEGLI ANALISTI

Gli analisti di Intermonte assegnano all’infrastruttura un enterprise value (capitalizzazione più debito) di 25 miliardi di euro, di cui 16,7 riferibili ad asset di Tim e 8,6 a Open Fiber, con possibili sinergie – secondo indiscrezioni – di 4-5 miliardi. Per assegnare un valore alla Netco di TIm “è cruciale capire le valutazioni degli asset” ma anche “l’ammontare di debito che potrebbe esservi allocato”, sottolinea Equita.

“Nelle nostre ipotesi, con il perimetro di Netco delineato a marzo, noi valutiamo la rete 21 miliardi a livello di ev e 5 miliardi l’equity di pertinenza di Tim“, sostiene Ghilotti di Equita Sim.

“La cessione in toto è preferibile alla cessione della maggioranza in quanto aumenta i proventi per un asset non più controllato e aumenta le chance di approvazione da parte delle autorità”, ha aggiunto l’analista.

“Indipendentemente dalla scadenza di fine ottobre, “in vista del Capital market day del 7 luglio guarderemmo con favore a qualsiasi indicazione da parte di Tim a favore di uno scorporo e dismissione della NetCo, operazione a nostro avviso più veloce e meno problematica del de-merger proporzionale”, ha aggiunto un altro analista” riporta MF.

MA SI FARÀ QUESTA VOLTA?

Si riparte così con il progetto di rete unica, ma andrà a buon fine stavolta?

Tim e Cdp avevano firmato un accordo preliminare nel 2020 conclusosi con un nulla di fatto. Il Cda di Tim aveva dato il via libera al Memorandum of Understanding con Cdp sulla rete che prevedeva il mantenimento di una partecipazione di maggioranza di Tim nell’entità combinata.

Stavolta Tim ha ceduto sul controllo della futura società.

Come commenta su Twitter Carlotta Scozzari, giornalista esperta di economia e finanza del gruppo Gedi, stavolta, a differenza del Mou 2020, sarà la Cdp di Scannapieco ad avere il controllo della nuova società (a differenza della Tim di Gubitosi). Inoltre, “come contropartita, la Tim di Labriola cederà una parte – pare una decina di miliardi – del suo imponente debutio (22,6 miliardi a fine marzo) nella società.

Infine, se questa volta il progetto si concretizzerà, Bestinver ritiene che difficilmente la transazione sarà finalizzata prima della fine del 2023.

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