“La politica ha bisogno sì di avere informazioni ma è sottoposta a una pressione locale e anche commerciale”, diceva Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, ospite giorni fa di Agorà su Rai Tre sui test sierologici, i test che rilevano gli anticorpi. Queste dichiarazioni, in qualche modo, ci stavano anticipando quanto sarebbe successo.
È una guerra tra aziende, ma dai contorni anche politici, quella che si è scatena nei giorni scorsi nel settore: la Lombardia guidata da Attilio Fontana (Lega) per i test sierologici ha scelto Diasorin (in via esclusiva), mentre il governo Conte ha preferito Abbott Diagnostics. Tutti i dettagli.
ABBOTT: LA SCELTA DEL GOVERNO
A vincere il bando del governo per la fornitura di 150 mila kit test sierologici è stata l’americana Abbott Diagnostics, leader nel campo dei test per le malattie infettive, incluso lo sviluppo del primo test per l’Hiv, come raccontato da Start Magazine.
Il colosso Usa ha spiazzato la concorrenza (72 i partecipanti totali al bando, tra cui l’italiana Diasorin) offrendo i kit in regalo. A costo zero, dunque.
GLI SBUFFI DEL GOVERNO (DOPO LA MOSSA A SORPRESA DI ABBOTT)
Dopo aver vinto il bando il 25 aprile, la multinazionale americana ha annunciato che in Italia entro maggio arriveranno sul mercato italiano 4 milioni di test sierologici (a pagamento, non per il bando). L’annuncio, scrive oggi il Corriere della Sera, non sembra aver fatto tanto piacere al governo: “La tempistica dell’annuncio ha suscitato una certa irritazione nel governo. Con il sospetto che Abbott abbia approfittato della pubblicità indiretta che deriva dalla vittoria della gara per lanciare il suo kit sul mercato. Non proprio il massimo”, riferisce il quotidiano.
TEST SIEROLOGICI DAL 4 MAGGIO
Sbuffi a parte, i test dovrebbero comunque partire dal 4 maggio. Chi dovrà essere sottoposto al test non è ancora dato saperlo. Serve, per capire la diffusione del virus, un campione rappresentativo della popolazione. I 150 mila partecipanti all’indagine epidemiologica saranno scelti dall’Istat.
LA POSIZIONE DI CONFINDUSTRIA
“È di fondamentale importanza che la procedura negoziata semplificata d’urgenza per l’individuazione del fornitore dei primi 150 mila test sierologici resti circoscritta alla gestione dell’emergenza e non diventi la base per l’individuazione di un test unico nazionale”. È questo l’allarme di Confindustria Dispositivi Medici, contraria alla scelta di un solo test che danneggerebbe concorrenza ed innovazione.
LOMBARDIA ATTENDE E SCEGLIE DIASORIN
Scelta diversa da quella del governo giallorosso è stata fatta dalla Lombardia che ha avviato i test sierologici solo la scorsa settimana (nonostante i contagi), attendendo lo sviluppo di un test della Diasorin realizzato in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia.
Il test, in questa prima fase, sarà effettuato “a una quota di popolazione che si trova in isolamento fiduciario al domicilio”, spiega l’Ordine dei Farmacisti della Lombardia.
DIASORIN OTTIENE OK DA FDA ( E SALE IN BORSA)
Buone notizie per Diasorin arrivano anche dall’America (e la società si consola per aver perso il bando del governo): è arrivato nelle scorse ore il via libera da parte della Food and Drug Administration americana (l’ente governativo che regola i prodotti farmaceutici e alimentari) alla commercializzazione negli Stati Uniti. L’azienda vola in Borsa e tocca i massimi storici, a 165 euro per azione.
Il 25 aprile Diasorin aveva anche annunciato di aver ricevuto finanziamenti dalla Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA), per rendere il test disponibile sul territorio statunitense.
FINO A 90 MILIONI DI RICAVI NEL 2020
Insomma, gli affari della società italiana dovrebbero andare decisamente bene quest’anno. Gli analisti di Mediobanca Securities, nonostante Diasorin abbia perso il bando del governo, prevedono che l’azienda produca “3 milioni di test al mese che generino circa 90 milioni di ricavi nel 2020”, spiega Il Sole 24 Ore. E non escludono che l’italiana possa ricevere commesse in futuro anche da Conte ed Arcuri.
CAMPANIA, TOSCANA ED EMILIA ROMAGNA SI AFFIDANO A TECHNOGENETICS
I test sierologici sono partiti molto prima, invece, in regioni come Campania, Emilia Romagna e Toscana, che si sono affidate alla tecnologia di TechnoGenetics, che fa parte del gruppo cinese Khb e che è pronta a commercializzare un suo test fin dai primi di marzo.
“Fortunatamente alcune regioni si sono prese carico di fare delle azioni individuali, cito la regione Campania, cito la regione Toscana, cito la regione Emilia Romagna, che hanno valutato i metodi, li hanno ritenuti all’altezza e hanno cominciato ad acquistarli e ad utilizzarli”, ha spiegato a Piazza Pulita Salvatore De Rosa, direttore commerciale dell’azienda.
LA GUERRA IN CORSO TRA TECHNOGENETICS E DIASORIN
Ed è proprio TechnoGenetics a mostrare gli artigli, in Lombardia, contro Diasorin. Sì, perché l’azienda aveva chiesto di partecipare all’analisi scientifica del San Matteo di Pavia ma non ha mai ricevuto risposta. TechnoGenetics, poi, accusa la Regione Lombardia di aver ritirato solo dopo 24 dalla pubblicazione una manifestazione di interesse (preliminare per la gara) aperta il 6 aprile, senza valutare quali fossero le possibili offerte di altre aziende.
L’azienda, il 20 marzo, aveva offerto 20mila test rapidi convalidati da uno studio italiano. Test, però, ritenuti non affidabili da parte del dirigente del San Matteo, Fausto Baldanti.
La TechnoGenetics vuole vederci chiaro e su tutto questo ha deciso che farà esprimere chi di dovere: la società di Lodi ha fatto esposto alla Consob, alla Procura della Repubblica e all’Autorità garante della concorrenza contro Diasorin e la decisione delle regione Lombardia. La TechnoGenetics procederà a breve anche con un ricorso al Tar della Lombardia.
I legali dell’azienda lodigiana – spiega Il Sole 24 Ore– ritengono dunque l’illegittimità dell’accordo tra San Matteo, Diasorin e Regione Lombardia del 26 marzo, peraltro per un prodotto che ancora non esiste ma che blocca le sperimentazioni alternative.
E tra i due litiganti, l’americana Abbott tenta il colpaccio.