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Iezzi Telegram

Le info su Telegram fanno gola a Stati e intelligence. Parla Iezzi (Tinexta Cyber)

Rischi e implicazioni dall'arresto in Francia del fondatore di Telegram, Pavel Durov. Conversazione di Startmag con Pierguido Iezzi, Strategic business director di Tinexta Cyber

L’arresto del co-fondatore di Telegram Pavel Durov in Francia sabato potrebbe comportare una serie di implicazioni, non solo sul lato della tutela della privacy.

Con quasi un miliardo di utenti, Telegram è una fonte unica nel campo della raccolta di informazioni strategiche. Da una parte però c’è poi la privacy, la crittografia, la decentralizzazione che la rendono appunto una piattaforma inespugnabile.

Più che bloccare la criminalità sulla piattaforma, l’arresto del ceo da parte delle autorità francesi è una mossa per accedere al vasto flusso di queste informazioni?

Startmag ne ha parlato con Pierguido Iezzi, Strategic busines director di Tinexta Cyber, che definisce “Telegram il sacro Graal dell’intelligence”.

Tutti i dettagli.

L’ANOMALIA DELL’ARRESTO DI DUROV

“Allora, dobbiamo prima chiarire la questione dell’arresto” esordisce a Startmag Iezzi: “stiamo parlando di un aereo atterrato su suolo francese quando c’era già un mandato d’arresto. Tutta questa vicenda risulta già particolare e anomala. Sul tema dei dati o sul rischio privacy per quanto riguarda i cittadini o direttamente le aziende, guardando e leggendo i capi di imputazione, non dovrebbe comportare alcuna violazione della privacy. Ma va da sé che proprio sull’anomalia con cui è avvenuto questo arresto, è evidente che la mole di informazioni e di dati presenti all’interno di Telegram sono importanti per qualsiasi struttura di intelligence”.

L’IMPORTANZA DELLE INFORMAZIONI E DEI DATI CONDIVISI SU TELEGRAM SECONDO IEZZI

L’esperto spiega infatti che l’accesso alla mole di questi dati “permetterebbe di avere una visione molto più ampia di quelle che potrebbero essere informazioni che fanno riferimento a un contesto geopolitico e geo-economico di un intero mondo. Spesso le operazioni in Russia o i militari russi utilizzano direttamente Telegram per comunicare. Stessa cosa avviene nel mondo dei terroristi. Quindi si può immaginare che questo volume di informazioni e dati sia estremamente interessante per qualsiasi struttura, per qualsiasi nazione. E questa situazione crea una serie di preoccupazioni a livello internazionale, preoccupazioni che peraltro già ieri sera si sono palesate in una serie di proteste da parte di attori governativi, in primis sicuramente la Russia. Queste proteste peraltro in questo momento stanno sfociando in una serie di attacchi di Ddosproprio verso dei siti istituzionali francesi, tra cui la stessa Polizia, gli attacchi agli aeroporti e al Forex francese”.

LE ACCUSE NEI CONFRONTI DI PAVEL DUROV

Lunedì sera, il procuratore di Parigi ha dichiarato in una nota che Durov era in custodia della polizia nell’ambito delle indagini delle autorità francesi sui reati informatici. La nota menzionava 12 diversi reati sotto inchiesta collegati alla criminalità organizzata. Tra questi, transazioni illecite, pornografia infantile, frode e il rifiuto di rivelare informazioni alle autorità, secondo la nota della procura francese.

“Le accuse che sono state mosse contro il fondatore di Telegram di fatto non prevedono formalmente la necessità di accedere a quelli che sono i dati dei cittadini o degli utenti che stanno utilizzando la piattaforma. Fanno piuttosto riferimento a una complicità del fondatore a una serie di atti criminali legati all’utilizzo di pedopornografia fino ad arrivare a strumenti, droga e altro. Questo non prevede l’accesso da parte delle autorità alla piattaforma”, sottolinea Iezzi.

IL TEMA PRIVACY

Allo stesso tempo “Il tema della privacy è un tema molto più complesso, perché parliamo da un lato della libertà che deve essere però equilibrata rispetto a un rischio di anarchia digitale e nello stesso tempo con il rischio di una eccessiva sorveglianza statale, per intenderci”.

“Il concetto della libertà esiste – prosegue l’esperto di cybersicurezza – nel momento in cui possiamo agire, possiamo esprimerci all’interno di un quadro di leggi o di regole che hanno l’obiettivo di tutelare il diritto di tutti e di tutelare l’ordine sociale. La presenza di nessuna regola, così come è l’impostazione data a Telegram, significa che stiamo andando nel contesto dell’anarchia”, rimarca Iezzi, e “nel contesto dell’anarchia il rischio è che possa crearsi il caos, ma soprattutto si possono andare a ledere e impattare i diritti di molti”. Quindi, sul fatto che “Telegram in qualche modo professasse il free speech è corretto, ma nello stesso tempo sul rispetto dei diritti di tutti. È ovvio che dall’altra componente la presenza di un eccessivo controllo dello Stato paventa derive più drastiche”, secondo l’espero di cybersicurezza.

LA GARANZIA DEL DIGITAL SERVICES ACT

“Non è un caso che la comunità europea già nel 2022 ha sancito con il Digital Services Act una serie di regole per tutte le piattaforme, tra cui anche Telegram, e cioè la garanzia di dover intervenire per rimuovere qualsiasi contenuto illecito da un lato e dall’altro la presenza e la trasparenza dei processi di moderazione”, osserva Pierguido Iezzi. “Questo significa – aggiunge lo Strategic Business Director di Tinexta Cyber – che le varie piattaforme digitali e di social media non possono nascondersi dichiarando di aver messo a disposizione una piattaforma pertanto non sono responsabile dei contenuti perché sono un puro intermediario. C’è una disposizione europea che sancisce e definisce le modalità di erogazione di queste informazioni. Non possono erogare senza aver condotto da una parte un’attività di moderazione e di controllo e dall’altro, soprattutto, verificando che se qualcuno mi segnala la presenza di un elemento illegale o che va a ledere i diritti degli altri, io devo poter intervenire per poter andare a rimuoverlo”.

LE RESPONSABILITÀ DI DUROV

Dunque, il fondatore di Telegram Durov può essere ritenuto responsabile del contenuto che circola sulla sua piattaforma?

“No, lui non è responsabile del contenuto della sua piattaforma”, risponde Iezzi. “In questo momento da quanto è emerso dai capi di accusa, è considerato complice. Nella nota della procura di Parigi non si fa riferimento agli articoli del Codice penale francese, ma l’accusa di complicità nei confronti del fondatore fa riferimento fondamentalmente a delle mancanze legate, presumo perché in questo momento possiamo fare solo delle congetture, alla mancanza di azioni di intervento sull’eliminare contenuti illegali da un lato e dall’altro, soprattutto, legato a un processo trasparente sul tema della moderazione dei contenuti stessi”.

LA QUESTIONE DELL’ACCESSO DA PARTE DELLE AUTORITÀ FRANCESI ALLA PIATTAFORMA

Nel frattempo, diverse testate russe hanno espresso preoccupazione per il fatto che l’arresto di Pavel Durov potrebbe avere gravi conseguenze per la Russia. “Telegram potrebbe diventare uno strumento della Nato, se Pavel Durov fosse costretto a obbedire ai servizi segreti francesi”, ha dichiarato Moskovsky Komsomolets, come segnala la Bbc.

“Esiste una potenziale possibilità che la Francia metta le mani sui dati di Telegram, con tutti i caveat del caso”, osserva Iezzi. “Potenzialmente chi ha accesso andrebbe a disporre di un volume di informazioni e di dati che rappresenterebbe un valore estremamente importante per qualsiasi nazione”.

I RISCHI PER LE RELAZIONI INTERNAZIONALI E DIPLOMATICHE DALL’ACCESSO A TELEGRAM SECONDO IEZZI

“In questo momento il problema vero è proprio questo”, evidenzia l’esperto Iezzi: “Laddove ci potesse essere la possibilità di poter avere accesso a queste informazioni presenti dentro Telegram, nascerebbe automaticamente una serie di scontri legati al mondo della diplomazia internazionale. Immaginiamoci, come abbiamo detto prima, se una serie di soldati russi nell’attuale conflitto utilizzano Telegram per comunicare fra di loro, fornendo anche informazioni sensibili, va da sé che la Russia avrebbe un problema nell’attuale conflitto, perché potrebbero venire alla luce schemi, modelli, approcci, strategie, tattiche, armamenti e quant’altro. Quindi questo rappresenta un rischio”.

“Dall’altro abbiamo un altro tipo di problema: informazioni che possono riguardare il mondo anche del terrorismo. Questo rappresenta un vantaggio sicuramente per tutti i paesi che in qualche modo oggi si sentono minacciati dal terrorismo stesso. Il vero rischio è come la Francia, se dovesse ottenere un accesso, andrebbe a utilizzare queste informazioni, con chi andrebbe a condividerle, tra paesi alleati e paesi della Ue” conclude Pierguido Iezzi.

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