Via libera dalla riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20 sulla tassa minima globale.
Il sostegno giunge pochi giorni dopo che 136 paesi dell’Ocse hanno concordato di adottare la “Global minimun tax” per le multinazionali che incassano più di 750 milioni di euro a partire dal 2023.
Come spiega Repubblica l’intesa prevede “da un lato la fissazione di un aliquota minima del 15% destinata alla tassazione delle imprese, per scongiurare la fuga delle grandi multinazionali verso dimore fiscali più favorevoli. La seconda, tecnicamente più complessa, punta a spostare la base imponibile delle aziende nei dove operano concretamente, a prescindere dal luogo della loro sede sociale. Nel concreto prevede che le grandi aziende con oltre 20 miliardi dollari di fatturato subiscano una tassazione nei Paesi in cui operano, tra il 20% e il 30% sui profitti, se superiori al 10% dei ricavi”.
L’accordo punta a catturare le entrate fiscali dalle principali aziende tecnologiche statunitensi, come Google, Facebook, Amazon e Apple.
Se l’accordo prevede l’attuazione entro la fine del 2023 e vieta immediatamente l’imposizione di nuove tasse digitali, non affronta però i tempi per la rimozione delle imposte digitali esistenti.
Dopo aver presieduto la riunione del G20, il ministro dell’Economia italiano Daniele Franco ha dichiarato che Roma eliminerà la sua tassa digitale entro il 2024 in linea con l’accordo dell’Ocse per imporre un’imposta societaria minima del 15% e ridistribuire in parte i diritti di tassazione sulle grandi multinazionali altamente redditizie.
Spetterà ora ai capi di Stato e di governo che si riuniranno al G20 in programma il 30 ottobre Roma sancire definitivamente il nuovo meccanismo.
Tutti i dettagli.
SOSTEGNO DEL G20 ALL’ACCORDO SULLA TASSA MINIMA GLOBALE
Dai ministri e dai governatori del G20 arriva il sostegno all’intesa sulla minimum tax al 15% raggiunta dall’Ocse. L’accordo, sostiene il comunicato finale, “permetterà la costruzione di un sistema fiscale internazionale più stabile e più equo”.
Secondo l’Ocse l’intesa consentirà “di riattribuire ai paesi del mondo intero i benefici per oltre 125 miliardi di dollari realizzati da 100 aziende multinazionali tra le più grandi e più redditizie al mondo”.
I GETTITI PREVISTI
Come riassume il Sole 24 ore, “secondo le stime, ci sono 275 miliardi di gettito complessivo a livello globale. Per 150 miliardi si tratta di entrate nuove, frutto della minimum tax del 15% prevista per i colossi (non necessariamente tecnologici) che hanno fatturati superiori ai 750 milioni di dollari in ogni giurisdizione. Gli altri 125 miliardi invece già esistono ma cambierebbero destinazione con la redistribuzione delle imposte per le multinazionali (con fatturati da almeno 25 miliardi e un margine di almeno il 10%) negli Stati dove vendono beni e servizi pur senza avere una presenza fisica di sedi e uffici”.
COSA HA DETTO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA FRANCO
Per il ministro dell’Economia italiano Daniele Franco, l’accordo consentirà la rimozione delle digital tax nazionali, come quelle di Italia e Francia, a partire dal 2024.
Franco ha affermato che le tasse digitali nazionali sono sempre “soluzioni subottimali”. “Ci aspettiamo che le tasse nazionali unilaterali vengano rimosse entro il 2024”, ha detto ai giornalisti in una conferenza stampa.
QUANTO HA RISCOSSO L’ITALIA
Franco ha affermato che l’Italia sta attualmente riscuotendo circa 250 milioni di euro all’anno in tasse digitali, basate sui ricavi dei servizi digitali venduti nel paese.
Secondo il titolare del Mef, l’Italia raccoglierà almeno altrettanti entrate dal nuovo regime fiscale.
LA POSIZIONE DEGLI USA SULLA TASSA MINIMA GLOBALE
Come ricorda Reuters, i funzionari statunitensi hanno spinto per una rimozione più rapida delle tasse digitali esistenti dopo l’accordo.
I funzionari del Tesoro degli Stati Uniti hanno dichiarato lunedì che ritenevano che i colloqui sulla rimozione delle tasse digitali avrebbero eliminato la necessità per gli Stati Uniti di perseguire tariffe di ritorsione sui paesi che hanno imposto le tasse, tra cui Italia, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Austria e India. (Qui l’approfondimento di Start sul perché gli Stati Uniti picchiano anche sull’Italia contro la web tax).
L’ufficio del Rappresentante del Commercio Usa (Ustr) ha predisposto le tariffe, ma le ha immediatamente sospese per consentire i negoziati sull’accordo fiscale globale. Le sospensioni scadono il 28 novembre.
Infine, domenica scorsa la segretaria al Tesoro Janet Yellen ha dichiarato di essere fiduciosa che il Congresso degli Stati Uniti approverà la legislazione per attuare l’imposta minima globale sulle società concordata dall’Ocse.
Dalla fine del 2017 Stati Uniti hanno una tale tassa minima, quindi si tratta di aumentare l’aliquota per conformarsi all’accordo.