L’Italia è ancora pronta a ricoprire un ruolo di primo piano nella sicurezza spaziale con la guida allo sviluppo del telescopio Flyeye?
L’interrogativo è oggi d’obbligo dal momento che non si è tenuta lo scorso 6 settembre, come inizialmente previsto, la posa della prima pietra in Sicilia, sulla cima del monte Mufara, dell’Osservatorio Flyeye Telescope, il supertelescopio di nuova generazione finanziato dall’Agenzia spaziale europea (Esa) per la difesa planetaria.
Il telescopio Flyeye è la prima unità di una rete globale di telescopi per il monitoraggio degli oggetti vicini alla Terra (Near-Earth Objects, Neo) sviluppata dal Programma di Sicurezza Spaziale dell’Esa.
Dal momento che l’area individuata per costruire il telescopio si trova nella zona A di tutela integrale del Parco delle Madonie, a preoccupare gli ambientalisti è proprio la scelta di questo sito, oltre all’assenza, sostengono, di alcuni pareri e autorizzazioni. Tanto che il 6 settembre alcune sigle ambientaliste hanno tenuto un presidio alle pendici di monte Mufara dopo che il Tar della Sicilia ha accolto il loro ricorso stabilendo lo stop ai lavori in via sospensiva.
“Abbiamo salvaguardato questo importante investimento, che posiziona l’Italia come leader nel settore spaziale a livello globale, quando sembrava ormai compromesso per i ritardi autorizzativi e spostato ad altra sede. Confidiamo ora che la giustizia amministrativa confermi l’interesse strategico di questo progetto anche a tutela della reputazione e della credibilità internazionale del nostro Paese”, ha dichiarato il titolare del Mimit Adolfo Urso lo scorso 5 settembre.
La decisione definitiva del Tar è attesa il 24 settembre.
Tutti i dettagli.
COS’È IL PROGETTO FLYEYE
Il telescopio Flyeye è destinato a inaugurare la rete degli osservatori europei per la sorveglianza degli asteroidi potenzialmente pericolosi perché a rischio d’impatto con la Terra.
L’Esa ha previsto un investimento complessivo di 12 milioni di euro per la sede siciliana, con ricadute economiche aggiuntive di circa 1,5 milioni di euro per l’indotto.
I telescopi Flyeye scansionano continuamente il cielo durante la notte, identificando automaticamente i potenziali oggetti pericolosi vicini alla Terra, anche definiti Neo, permettendo così di fornire un avviso tempestivo in caso di potenziale pericolo. Il rivoluzionario telescopio utilizza 16 telecamere per l’acquisizione dell’immagine e per espandere il campo visivo, così da mappare l’intera volta celeste ripetutamente ogni notte, consentendo di identificare oggetti in movimento rispetto alle stelle fisse.
LO SCOPO DI DIFESA PLANETARIA
Il primo telescopio della rete Flyeye è cruciale per tutta l’Europa, come ha rilevato Rolf Densing, direttore delle operazioni e della sicurezza spaziale dell’Esa. Realizzarlo, ha aggiunto, è “un passo importante per le attività di difesa planetaria globale e una parte fondamentale del programma di sicurezza spaziale dell’Esa”.
I PARTNER INDUSTRIALI
All’inizio del 2016 l’Esa ha assegnato un contratto per lo sviluppo del telescopio Flyeye ad un consorzio guidato da Ohb Italia di Milano, con la partecipazione di industrie di sette nazioni europee mentre Eie Group è il progettista e realizzatore dell’Osservatorio Astronomico.
Il 16 settembre 2022 l’Agenzia spaziale italiana e OHB Italia hanno firmato un contratto per la fornitura di quattro telescopi Flyeye per il monitoraggio spaziale ai fini della sicurezza che verranno installati “in diverse posizioni geografiche intorno al globo, sia nell’emisfero settentrionale che in quello meridionale”. Dei quattro telescopi, uno è finanziato attraverso il Piano Triennale delle Attività dell’Asi, mentre gli altri tre sono finanziati attraverso i fondi del Pnrr assegnati all’agenzia.
IL SITO SICILIANO
L’accordo tra l’Esa e l’Agenzia spaziale italiana (Asi) per l’installazione dello strumento in Sicilia è stato raggiunto alla fine del 2018. Il sito di monte Mufara è a quota 1.865 metri e le agenzie astronomiche lo considerano il più indicato per l’assenza di inquinamento luminoso e per la vicinanza con il polo astronomico Gal Hassin di Isnello.
Un impianto che “risulterebbe unico al mondo per caratteristiche scientifiche ed innovatività delle soluzioni tecniche adottate per il quale hanno espresso formale interessamento, oltre all’Agenzia spaziale europea e Italiana, anche la Nasa e che collocherebbe la Sicilia e l’Italia all’interno di un circuito mondiale leader nella osservazione per la sorveglianza e il monitoraggio dello spazio” sottolineava la relazione del dipartimento Ambiente della Regione Sicilia l’anno scorso.
I VINCOLI AMBIENTALI
Ma la nuova costruzione ricade nella zona “A” del Parco delle Madonie, soggetta a tutela integrale oltre a vari vincoli paesaggistici e ambientali. Qui vigeva infatti un divieto di inedificabilità assoluta previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, adesso rimosso.
IL DECRETO DEL GOVERNO MELONI DELLO SCORSO ANNO
Il 7 agosto 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato una serie di decreti-legge, indicati collettivamente come “decreto omnibus“, in uno dei quali compare una norma che assegna una denominazione di pubblica utilità ai progetti di osservatori astronomici sul territorio italiano. La norma riguarda principalmente il progetto Flyeye, per l’appunto, che dovrebbe essere installato in cima al monte Mufara.
Come ricorda una nota del Mimit, “il progetto aveva subito in passato notevoli ritardi a causa delle autorizzazioni locali, tanto che l’Esa aveva considerato, lo scorso anno, lo spostamento del sito verso un’alternativa nelle Canarie, pronta ad accoglierlo senza ostacoli. Tuttavia, grazie agli interventi del governo italiano attraverso una decretazione d’urgenza e una stretta collaborazione con le autorità locali, l’Esa ha deciso di confermare la sua scelta del sito sulle Madonie, sottolineando l’urgenza di una rapida realizzazione dell’osservatorio in linea con gli obiettivi ambiziosi del progetto.”
LA TESI DEGLI AMBIENTALISTI
“Ma per gli ambientalisti mancano alcune autorizzazioni. La norma in deroga non sarebbe inoltre retroattiva e presenterebbe profili di incostituzionalità. È la tesi di fondo del loro ricorso” ricostruisce l’Ansa.
“Neanche noi siamo contrari al telescopio e alle sue finalità scientifiche, ma chiediamo che le opere previste non abbiano un impatto importante.Cerchiamo insieme soluzioni alternative”, ha dichiarato il presidente di Legambiente Sicilia, Tommaso Castronovo.
L’INTERVENTO DEL TAR DELLA SICILIA SUL TELESCOPIO FLYEYE
E il Tar della Sicilia ha imposto l’alt ai lavori accogliendo la richiesta istruttoria presentata dalle associazioni ambientaliste Club alpino italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf Sicilia di acquisire una serie di documenti presso tutti gli enti interessati.
LA REPLICA DEL MINISTRO URSO
“Sul caso dell’osservatorio Fly Eye sul monte Mufara, documenteremo al Tar tutte le nostre buone ragioni, nella tutela dell’interesse nazionale e chiediamo che si esprima con celerità”, ha detto Urso, ripreso dall’Ansa, sottolineando il successo ottenuto dal governo italiano nel confermare il progetto in Sicilia, quando l’Esa aveva deciso di trasferirlo nelle Canarie. “Non possiamo perdere l’occasione di fare dell’Italia sempre più una potenza spaziale”, ha rilevato.
Non resta che attendere il 24 settembre quando si terrà la camera di consiglio per la trattazione collegiale dell’istanza cautelare.