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Flyeye

Perché il governo Meloni punta sul telescopio Flyeye

Il governo prova a blindare il progetto del telescopio Flyeye, previsto per la Sicilia ma a rischio trasferimento nelle isole Canarie, vista l'opposizione locale. Tutti i dettagli.

Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato una serie di decreti-legge, indicati collettivamente come “decreto omnibus“, in uno dei quali compare una norma che assegna una denominazione di pubblica utilità ai progetti di osservatori astronomici sul territorio italiano.

“Le opere, gli impianti e le infrastrutture strettamente necessarie alla realizzazione di osservatori astronomici sul territorio nazionale, nell’ambito di programmi coordinati e finanziati dall’Agenzia spaziale italiana o dall’Agenzia spaziale europea”, si legge nel decreto Asset e investimenti, “sono considerate di rilevante interesse nazionale per lo sviluppo delle attività di ricerca scientifica e tecnologica. L’approvazione del progetto equivale a dichiarazione di pubblica utilità”.

La norma riguarda principalmente un progetto: il progetto Flyeye, il telescopio di nuova generazione finanziato dall’Agenzia spaziale europea (ESA), per l’appunto, che dovrebbe venire installato in cima al monte Mufara, nella Sicilia settentrionale. Ma esiste il rischio di un suo trasferimento nelle isole Canarie.

LA RETE FLYEYE E IL RUOLO DI OHB ITALIA

Il telescopio sul monte Mufara, nella catena montuosa delle Madonie, servirà al rilevamento di asteroidi ed è in realtà solo il primo di una rete composta da quattro apparecchi in tutto, sparsi nel mondo.

L’accordo tra l’ESA e l’Agenzia spaziale italiana (ASI) per l’installazione dello strumento in Sicilia è stato raggiunto alla fine del 2018. Circa due anni prima, all’inizio del 2016, l’ESA aveva assegnato un contratto per lo sviluppo del Flyeye a un consorzio europeo guidato da un’azienda italiana, OHB Italia, parte dell’omonimo gruppo aerospaziale tedesco.

OHB Italia ha sede a Milano e, prima di essere incorporata nella società europea di Brema, era nota come Carlo Gavazzi Space.

COME FUNZIONA FLYEYE

Il telescopio Flyeye – come spiegato dall’ESA – utilizza telecamere e ottiche multiple che le permettono di suddividere una sezione del cielo in sedici immagini più piccole in modo da espandere il proprio campo visivo. Lo strumento sarà posto all’interno di un edificio.

Una volta completata l’installazione di tutti e quattro i telescopi, la rete Flyeye sarà in grado di eseguire dei monitoraggi notturni dell’intero cielo e cercare automaticamente oggetti vicini alla Terra (near-Earth objects o NEO, in gergo), ossia rocce spaziali potenzialmente pericolose che potrebbero colpire il pianeta.

COSA FARANNO ESA E ASI

Con l’accordo del 2018, l’ASI ha assunto la responsabilità per lo sviluppo dell’infrastruttura generale per il sito sul monte Mufara, incluse le vie di accesso e le forniture di elettricità, acqua e collegamenti dati. L’ESA, invece, si occuperà di fornire il telescopio e di preparare l’edificio che lo ospiterà.

LO SCONTRO IN SICILIA E IL RISCHIO CANARIE

Come fatto notare da Repubblica e PalermoToday, l’installazione del telescopio sul monte Mufara è controversa e contestata da molti gruppi ambientalisti per il suo impatto ecologico e paesaggistico, anche perché la struttura dovrebbe sorgere in un’area a divieto di inedificabilità assoluta, stabilito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Esiste il rischio che il telescopio Flyeye possa venire installato, anziché in Sicilia, nelle isole Canarie della Spagna.

IL PATTO ASI-OHB PER QUATTRO TELESCOPI FLYEYE

Il 16 settembre 2022 l’Agenzia spaziale italiana e OHB Italia hanno firmato un contratto per la fornitura di quattro telescopi Flyeye per il monitoraggio spaziale ai fini della sicurezza che verranno installati – ribadiva il comunicato – “in diverse posizioni geografiche intorno al globo, sia nell’emisfero settentrionale che in quello meridionale”.

“L’implementazione di una rete Flyeye consentirà a OHB Italia e all’Italia di essere leader mondiali nell’osservazione ottica per la Space Surveillance & Tracking“, aveva dichiarato l’amministratore delegato di OHB Italia, Roberto Aceti.

Dei quattro telescopi, uno è finanziato attraverso il Piano Triennale delle Attività dell’ASI, mentre gli altri tre sono finanziati attraverso i fondi del PNRR assegnati all’agenzia.

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