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Settimana Robotica Europea

Settimana Robotica Europea: tra innovazione e (grandi) questioni da risolvere

E’ la Settimana Robotica Europea. Gli automi invadono case e aziende, ma ci sono ancora delle questioni da risolvere E’ la Settimana Robotica Europea. In più di 25 nazioni, fino al 27 novembre 2016, si terranno eventi dedicati agli automi, alle questioni irrisolte e alle paure che la l’invadenza nella nostra vita quotidiana scaturiscono. E’…

E’ la Settimana Robotica Europea. Gli automi invadono case e aziende, ma ci sono ancora delle questioni da risolvere

E’ la Settimana Robotica Europea. In più di 25 nazioni, fino al 27 novembre 2016, si terranno eventi dedicati agli automi, alle questioni irrisolte e alle paure che la l’invadenza nella nostra vita quotidiana scaturiscono. E’ vero che i robot ci ruberanno il lavoro? Quale il ruolo dell’uomo in futuro? E cosa succede se a far danni (anche seri) è un automa?

La Sesta Edizione della Settimana Robotica Europea sarà dunque l’occasione per traghettare l’Europa verso obiettivi alti di scienza, innovazione e tecnologia. E sarà anche occasione per discutere degli aspetti etici, legali e sociali. Ma andiamo per gradi.

Settimana Robotica Europeapartiamo dai numeri

I robot invadono le nostre vite: alcuni ci rubano il lavoro,  altri si propongono di aiutarci in casa e altri ancora ci sostituiscono durante pericolose e delicate operazioni chirurgiche. Per capire che gli automi sono realtà basta guardare i numeri: le vendite dei robot sono cresciute del 17% su scala globale tra il 2010 e il 2014, per poi schizzare a un +29% nel 2015.

Automi sempre più intelligenti e ‘umani’

La robotica di passi avanti ne ha fatti tanti. E anche grandi. Pensate che un robot  chiamato  Sophia è stato intervistato da Charlie Rose, un giornalista e conduttore televisivo statunitense, proprio come se fosse un famoso attore o un politico. Come se fosse una persona.

Sophia è stata creata da David Hanson, capo del team Hanson Robotics di Hong Kong, ha le fattezze della moglie ed produce è rivestita, nella parte anteriore del volto, da pelle artificiale. L’automa riproduce espressione facciali in modo realistico (o quasi), sbattendo di tanto in tanto le palpebre.

Durante l’intervista, Sophia ha risposto con un linguaggio colloquiale e ha dimostrato di essere dotata di senso dell’umorismo. “Ti stavo aspettando”, ha detto Sophia appena ha incontrato il Giornalista. E alla risposta di Charlie Rose “Stavi aspettando me?” ha replicato “In realtà no, ma era un buon modo per rompere il ghiaccio”.

Ci sono robot, poi, che non hanno sembianze umane e il cui corpo è realizzato solo da componenti elettroniche, microchip, alluminio e plastica, ma che si propongono come ‘sostituti’ di un figlio. Parliamo, per esempio, di Kirobo Mini: alto 10 cm, e compatto, in modo da stare anche nel porta bicchieri dell’auto, è dotato di fotocamera, microfono, Bluetooth e può essere collegato allo smartphone. È un automa intelligente che potrebbe anche sucitare sentimenti di paternità e maternità: Kirobo, in effetti, assomiglia proprio ad un bambino che impara i primi passi e le prime parole. Proprio come un genitore, il proprietario può insegnare all’automa alcune frasi. Pensate, che se lo si lascia in macchina, Kirobo chiede di non essere lasciarlo lì e di venire con noi.

I robot ci ruberanno il lavoro

Gli automi, sempre più intelligenti, sostituiranno anche l’uomo a lavoro. Secondo un rapporto Forrester: “Nei prossimi cinque anni gli agenti intelligenti, da semplici, diventeranno robot sofisticati. Le aziende potranno puntare su questi strumenti per ridurre il costo del lavoro”, si legge sul documento redatto dagli analisti. Entro il 2021, secondo il report, sostituiranno il 6% dei lavoratori americani.

Quello che fino ad oggi sembrava un dibattito futuristico, diventa una questione che i Paesi e le aziende dovranno affrontare a breve. Con la sostituzione degli uomini nei posti di lavoro, infatti, crescerà la disoccupazione e il rischio di disordini sociali. Uomini e donne saranno chiamati, come in tempi di crisi, a reinventarsi.

Ma non tutto è perduto. Mentre c’è chi si preoccupa di quale futuro avrà l’uomo quando gli automi sostituiranno i lavoratori dipendenti, c’è chi testimonia, con la sua esperienza, che i robot non rappresentano un pericolo.

Negli ultimi mesi, la Piusi ha scelto di automatizzare gran parte delle lavorazioni meccaniche. Avrà licenziato alcuni suoi addetti, penserebbe qualcuno. E invece no, l’azienda non ha perso nemmeno un addetto, anzi gli ha aumentati (e non di poco). Un processo di innovazione e di efficientamento che, spera il Presidente Otto Varini, porti la Piusi a conquistare “nuovi mercati, soprattutto quelli con una rete di distribuzione stradale dei carburanti inefficiente. Il Vietnam ad esempio, o la Thailandia o la Cambogia”. Per raggiungere gli obiettivi serve qualcuno che lavori, sempre. E allora la Piusi ha deciso di affidarsi a dei robot che lavorino 24 ore su 24, senza però rinunciare ai suoi addetti.Otto Varini è convinto che l’automazione non rubi il lavoro e che in essa risiede il presupposto per resistere, per avere un futuro. E dopo l’assunzione di alcuni robot, la Piusi ha anche assunto nuovi dipendenti umani, allargando la sua famiglia.

Settimana robotica europea: la questioni da risolvere

Anche gli automi, che invadono le nostre case e le nostre aziende, devono assumersi le proprie responsabilità, per esempio, in caso di incidente. Ne è convinta, per esempio, la deputata Mady Delvaux, membro del partito operaio socialista, che ha presentato al Parlamento Europeo una mozione per chiedere delle regole da definire per regolamentare l’esistenza degli automi.

In particolare, la deputata vorrebbe che tutti i robot abbiamo una loro carta d’identità. In caso di incidente è possibile risalire, così, all’automa che ha fatto il danno: si pensi alle driverless car su strada o agli automi che sono chiamati a ricoprire ruoli importanti nella  produzione industriale. Ad ogni robot, per esempio, sarà possibile associare una polizza assicurativa, simile a quella delle automobili, che potrebbe intervenire per risarcire l’azienda o altri cittadini in caso di danno.

Sarebbe bello identificare anche quali sono i robot che con il loro lavoro possano contribuire alle spese per il welfare. La deputata Delvaux proprone anche di destinare una quota dei ricavi, realizzati grazie all’uso degli automi, al sociale e alla crescita del welfare. Un esempio concreto: con una parte dei ricavi delle vendite è possibile, per esempio, contribuire alla previdenza integrativa di impiegati e operai umani. Dunque, questo significa che chi compra un robot dovrebbe registrarlo e indicare anche quanto in questo modo arrivi a risparmiare sul pagamento dei contributi.

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