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Ubisoft Tencent

Scioperi e proteste. Perché aumenta la maretta in Ubisoft

Durante la presentazione dell'ultimo rapporto della società, relativo ai nove mesi conclusi a dicembre, l'ad Guillemot ha commentato il fatturato in calo del 4,1% rispetto all'anno precedente e le prenotazioni nette in aumento dell'1,6% parlando di "slancio positivo". Ma gli sviluppatori continuano a mugugnare da oltre un anno

Un anno di agitazioni. Si potrebbe riassumere così il 2023 di una delle più importanti compagnie videoludiche europee, Ubisoft (sui 3 miliardi di capitalizzazione), in piena ristrutturazione.  Che la situazione non fosse rosea lo aveva ammesso lo stesso amministratore delegato, Yves Guillemot, in una e-mail inoltrata ai propri dipendenti nel gennaio dello scorso anno e arrivata poi sulla testata di settore Kotaku, in cui espressamente diceva: “Oggi più che mai, ho bisogno della vostra piena energia e del vostro impegno per assicurarci di tornare sulla strada del successo”, e poi aggiungeva: “Chiedo inoltre a ciascuno di voi di essere particolarmente attento e strategico nelle spese e nelle iniziative, per assicurarci di essere il più efficienti e snelli possibile”.

LA LOTTA, ORMAI ANNUALE, TRA CEO E SINDACATI

Una richiesta di collaborazione che veniva prontamente rispedita al mittente, col sindacato che rappresenta i lavorati della sede parigina di Ubisoft, Solidaires Informatique, che inscenavano uno sciopero nella convinzione che la dirigenza facesse scontare loro le scelte strategiche sbagliate venute a galla nei mesi precedenti.

GLI ERRORI DELLA DIRIGENZA

La multinazionale francese negli anni ha probabilmente aperto troppi studi, in ogni parte del pianeta e questo non solo ha portato a una moltiplicazione delle spese, ma anche a una gestione poco razionale delle stesse, tanto che in un certo momento l’editore aveva in sviluppo una dozzina di battle royale contemporaneamente, quando ormai l’onda lunga del genere si era esaurita, secondo la testimonianza di un impiegato della compagnia al sito Insider Gaming di Tom Henderson.

 

LE ACCUSE DEI SINDACATI

Da lì la decisione di Solidaires Informatique di scontrarsi a testa bassa col CEO Guillemot, accusandolo di aver pianificato “riduzioni dello staff, chiusure silenziose dello studio, tagli ai salari e licenziamenti mascherati.” “In diverse occasioni il Signor Guillemot ha provato a colpevolizzare (ancora una volta) gli impiegati,” per poi aggiungere “Queste parole hanno un significato: straordinari, pressioni da parte dei manager, burnout ecc. Il signor Guillemot chiede molto ai suoi dipendenti, ma senza alcuna compensazione.”

 

IL NUOVO SCIOPERO CHE BLOCCA UBISOFT

A un anno da quegli eventi, dodici mesi caratterizzati da tagli del personale, il sindacato francese dei lavoratori dei videogiochi STJV (Syndicat des Travailleurs et Travailleuses du Jeu Vidéo) ha indetto un nuovo sciopero in tre studi francesi di Ubisoft, in seguito al fallimento delle trattative salariali annuali presso Ubisoft: “Nonostante gli sforzi del sindacato per trovare un compromesso accettabile, le trattative si sono arenate”, ha dichiarato il sindacato nel suo comunicato. “Per raggiungere obiettivi arbitrari di riduzione dei costi, la direzione ha offerto un budget dedicato agli aumenti che sarebbe stato inferiore all’inflazione per il secondo anno consecutivo”.

 

UBISOFT CORTEGGIA TROPPO L’IA?

Nell’ultimo anno Ubisoft ha fatto parlare di sé anche per il suo entusiasmo con riferimento alla baldanza dei software di intelligenza artificiale. Prima ha reso noto di aver sviluppato un prodotto proprietario, La Forge, algoritmo già in una fase avanzata di sviluppo – tanto che la software house ha voluto mostrarne le potenzialità in un video – finalizzato a dare una mano agli sceneggiatori nella scrittura di script e battute.

Quindi è stata pizzicata dai fan a usare immagini generate dalla IA (dall’alto contenuto di errori) per la pubblicità dei suoi titoli, con numerose polemiche sui social che riguarderebbero il rischio che gli algoritmi freghino lavori e commissioni ai creativi umani.

Un rischio che sta diventando vera e propria paura collettiva, almeno tra gli impiegati del settore videoludico. Secondo il sondaggio annuale della Game Developers Conference,GDC State of the Game Industry, il 50% dei 3mila sviluppatori intervistati afferma che quotidianamente vengono utilizzati strumenti basati sull’IA generativa all’interno degli studi per cui lavorano e questo fa sì che addirittura l’84% abbia confidato di essere preoccupato per il proprio futuro professionale.

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