LA LOTTA, ORMAI ANNUALE, TRA CEO E SINDACATI
Le message adressé à la direction d’Ubisoft est extrêmement clair, dans une entreprise où le PDG se pavanait autrefois en prétendant que « quand un syndicat arrivera à Ubisoft, je partirai ». pic.twitter.com/8f7JmN8aaT
— Syndicat des Travailleurs·ses du Jeu Vidéo (@stjv_fr) February 15, 2024
GLI ERRORI DELLA DIRIGENZA
La multinazionale francese negli anni ha probabilmente aperto troppi studi, in ogni parte del pianeta e questo non solo ha portato a una moltiplicazione delle spese, ma anche a una gestione poco razionale delle stesse, tanto che in un certo momento l’editore aveva in sviluppo una dozzina di battle royale contemporaneamente, quando ormai l’onda lunga del genere si era esaurita, secondo la testimonianza di un impiegato della compagnia al sito Insider Gaming di Tom Henderson.
Entre 400 et 500 salariés Ubisoft ont répondu à l’appel à la grève nationale lancé par l’intersyndicale du fleuron du jeu vidéo français ✊ En région parisienne, les salariés mobilisés se sont rendus devant le siège de l’entreprise ! @stjv_fr @SolInfoJeuVideo pic.twitter.com/mR3xbRrsPy
— L’Humanité (@humanite_fr) February 15, 2024
LE ACCUSE DEI SINDACATI
Da lì la decisione di Solidaires Informatique di scontrarsi a testa bassa col CEO Guillemot, accusandolo di aver pianificato “riduzioni dello staff, chiusure silenziose dello studio, tagli ai salari e licenziamenti mascherati.” “In diverse occasioni il Signor Guillemot ha provato a colpevolizzare (ancora una volta) gli impiegati,” per poi aggiungere “Queste parole hanno un significato: straordinari, pressioni da parte dei manager, burnout ecc. Il signor Guillemot chiede molto ai suoi dipendenti, ma senza alcuna compensazione.”
This #ValentinesDay Ubisoft workers in France don’t just want roses. They want bread too.
♥️We’re sending love and solidarity as they strike for fair pay!https://t.co/CEaClMex6x pic.twitter.com/M6GkUJP30p
— UNI Global Union (@uniglobalunion) February 14, 2024
IL NUOVO SCIOPERO CHE BLOCCA UBISOFT
A un anno da quegli eventi, dodici mesi caratterizzati da tagli del personale, il sindacato francese dei lavoratori dei videogiochi STJV (Syndicat des Travailleurs et Travailleuses du Jeu Vidéo) ha indetto un nuovo sciopero in tre studi francesi di Ubisoft, in seguito al fallimento delle trattative salariali annuali presso Ubisoft: “Nonostante gli sforzi del sindacato per trovare un compromesso accettabile, le trattative si sono arenate”, ha dichiarato il sindacato nel suo comunicato. “Per raggiungere obiettivi arbitrari di riduzione dei costi, la direzione ha offerto un budget dedicato agli aumenti che sarebbe stato inferiore all’inflazione per il secondo anno consecutivo”.
✊On a fini les comptes et…ce sont près de 700 salarié·es d’Ubisoft qui ont suivi la journée de grève nationale !
Paris, Montpellier, Annecy, Lyon, Bordeaux…
Bravo et merci à tout le monde pour cette mobilisation historique ! pic.twitter.com/MYcKMwXiRh— Syndicat des Travailleurs·ses du Jeu Vidéo (@stjv_fr) February 15, 2024
UBISOFT CORTEGGIA TROPPO L’IA?
Nell’ultimo anno Ubisoft ha fatto parlare di sé anche per il suo entusiasmo con riferimento alla baldanza dei software di intelligenza artificiale. Prima ha reso noto di aver sviluppato un prodotto proprietario, La Forge, algoritmo già in una fase avanzata di sviluppo – tanto che la software house ha voluto mostrarne le potenzialità in un video – finalizzato a dare una mano agli sceneggiatori nella scrittura di script e battute.
Quindi è stata pizzicata dai fan a usare immagini generate dalla IA (dall’alto contenuto di errori) per la pubblicità dei suoi titoli, con numerose polemiche sui social che riguarderebbero il rischio che gli algoritmi freghino lavori e commissioni ai creativi umani.
Un rischio che sta diventando vera e propria paura collettiva, almeno tra gli impiegati del settore videoludico. Secondo il sondaggio annuale della Game Developers Conference,GDC State of the Game Industry, il 50% dei 3mila sviluppatori intervistati afferma che quotidianamente vengono utilizzati strumenti basati sull’IA generativa all’interno degli studi per cui lavorano e questo fa sì che addirittura l’84% abbia confidato di essere preoccupato per il proprio futuro professionale.