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Scienza Europa

Scienza e istruzione: quo vadis Europa?

L'intervento del professore Enrico Nardelli dell’università di Roma Tor Vergata, direttore del Laboratorio Nazionale “Informatica e Scuola” del CINI e già presidente di Informatics Europe

È stato pubblicato qualche giorno fa l’elenco proposto dalla confermata Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per i membri che saranno in servizio per il quinquennio 2025-2029. Ricordo che si tratta di una proposta, dal momento che è soggetta a un voto di approvazione del Parlamento Europeo. In tale elenco viene indicato, come accade anche in Italia per la proposta dei Ministri che il Presidente del Consiglio incaricato formula al Presidente della Repubblica, il titolo della delega assegnata ad ogni commissario (in Italia, è il titolo del Ministro).

Si tratta di un aspetto importante dal punto di vista politico, dal momento che le strutture burocratiche che supportano l’azione dei commissari, cioè i Dipartimenti (denominati Directorate-general, che in Italia corrispondono ai Ministeri), normalmente conservano lo stesso nome e la stessa struttura, mentre le deleghe assegnate esprimono la visione che il Presidente vuole imprimere al suo mandato.

Dato il mio ambito professionale, ho esaminato se e come era stata modificata quella che nella precedente commissione era la delega per “Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù”.

Prima di tutto ho constatato che “ricerca e innovazione”, rispetto al mandato 2020-2024, sono state spostate in una delega separata per “Start-up, ricerca e innovazione”. La situazione nei 25 anni precedente era stata la seguente:

2014-19 (Juncker) – Ricerca, scienza e innovazione

2010-14 (Barroso II) – Ricerca, innovazione e scienza

2004-09 (Barroso I) – Scienza e ricerca

2000-04 (Prodi) – Ricerca

1995-99 (Santer) – Scienza, ricerca e sviluppo

Quindi, mentre per cinque lustri, con una sola eccezione, era stata sempre assegnata una delega per la Scienza, si conferma adesso l’impostazione della precedente commissioni che la Scienza non sia un tema che meriti un’attenzione politica. “Le parole sono importanti!”, si diceva in un famoso film. Ritengo che questa omissione sia inevitabilmente legata a ciò cui abbiamo assistito in questi ultimi anni con la trasformazione del dubbio scientifico in verità di fede. Penso che tale mutazione sia un tradimento dell’eredità di Galileo Galilei e che la comunità europea degli scienziati dovrebbe lottare per ristabilire la sua dignità.

In secondo luogo, la delega per la parte “cultura, istruzione e gioventù” è diventata una delega per “equità inter-generazionale, cultura, gioventù”. Lasciando a più fini esegeti l’analisi dell’espressione “equità inter-generazionale”, ricordo anche qui cosa era accaduto nei 25 anni precedenti:

2014-19 (Juncker) – Istruzione, cultura, gioventù e sport

2010-14 (Barroso II) – Istruzione, cultura, multilinguismo e sport

2004-09 (Barroso I) – Istruzione, formazione, cultura e gioventù

2000-04 (Prodi) – Istruzione e cultura

1995-99 (Santer) – Risorse umane, istruzione, formazione e gioventù

In questo caso, quindi, almeno per 30 anni il tema dell’istruzione è stato un caposaldo nell’agenda politica della Commissione. Giustissimamente, dal momento che l’investimento nell’istruzione è il migliore che possa fare una comunità per assicurare a sé stessa un continuo miglioramento delle condizioni di vita. Secoli di storia stanno lì a dimostrarcelo. La lotta per l’istruzione obbligatoria per tutti è stata una delle conquiste fondamentali dei secoli XIX e XX, messa in moto dalla spinta illuminista verso una comprensione razionale del mondo e resa possibile dalla rivoluzione culturale causata dall’invenzione della stampa a caratteri mobili.

Adesso, un faticoso cammino plurisecolare rischia di venir cancellato con un colpo di penna. Se non insistiamo sul recuperare il fondamentale ruolo dell’istruzione (che non è l’educazione, come quelli che non sanno l’inglese traducono education) c’è davvero il rischio di un feudalesimo digitale, come ho discusso nel mio libro La rivoluzione informatica, di un nuovo Medioevo in cui signoreggiano tecno-feudatari incuranti delle masse.

Spero davvero di no, spero in un ravvedimento che possa avvenire durante il processo di approvazione di questa proposta.

Ricordo che già 5 anni fa, nella proposta di nomina della precedente Commissione, la delega assegnata alla Commissaria Mariya Gabriel era stata inizialmente intitolata solo “Innovazione e gioventù”. Di fronte alla vigorosa protesta di una ventina di premi Nobel, di più di trecento tra leader di centri universitari e di associazioni scientifiche e scienziati vincitori di finanziamenti dello European Research Council, e di più di 13.000 ricercatori, l’improvvida decisione fu modificata aggiungendo i temi della “ricerca, istruzione e cultura”.

Ci si sta provando una seconda volta: non è un bel segno. Spero che il Parlamento Europeo possa riflettere sulla domanda Quo vadis Europa?

(I lettori interessati potranno dialogare con l’autore, a partire dal terzo giorno successivo alla pubblicazione, su questo blog interdisciplinare.)

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