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Gli Usa deludono Samsung, che si rivolge alla Cina

Samsung ha investito parecchio negli Stati Uniti, ma ha faticato a trovare clienti (colpa anche della concorrenza di Tsmc). Così, il gruppo sudcoreano si è concentrato sulle vendite in Cina. Ma le restrizioni americane minacciano gli affari.

Nonostante abbia investito svariati miliardi di dollari nel potenziamento della capacità manifatturiera negli Stati Uniti, Samsung fatica a trovare clienti americani. Così, il gruppo sudcoreano dell’elettronica si è rivolto altrove: in Cina. Tra il 2023 e il 2024 il valore delle sue esportazioni sul mercato cinese è aumentato di oltre il 50 per cento. A rendere possibile un simile tasso di crescita sono stati gli acquisti frenetici delle società tecnologiche cinesi, desiderose di accaparrarsi grandi quantità di semiconduttori – necessari per lo sviluppo dell’intelligenza – in previsione di nuove e ancora più stringenti restrizioni commerciali statunitensi: da tempo, infatti, Washington sta limitando le vendite di microchip e macchinari avanzati nel paese con l’obiettivo di frenarne il progresso industriale.

BAIDU FA SCORTA DI COMPONENTI SAMSUNG

L’anno scorso Samsung ha venduto l’equivalente di una fornitura triennale di matrici logiche (un componente utilizzato nella produzione di microchip) a Kunlun, una sussidiaria del gruppo tecnologico cinese Baidu che si occupa di progettazione di semiconduttori. Baidu è nota principalmente per aver sviluppato il principale motore di ricerca in lingua cinese.

GLI INVESTIMENTI NEGLI STATI UNITI

Sempre l’anno scorso, Samsung ha annunciato un investimento da 40 miliardi di dollari – supportato da 6,4 miliardi di sussidi pubblici – per l’espansione dei suoi stabilimenti di manifattura e confezionamento di microchip in Texas. Ma la divisione di chipmaking su contratto della società non è riuscita a trovare grossi clienti, soffrendo in particolare la concorrenza della compagnia taiwanese Tsmc, la più importante azienda nel settore (che investirà oltre 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti), ma anche quella della sudcoreana Sk Hynix.

A differenza di Sk Hynix, peraltro, Samsung non è riuscita a capitalizzare il boom del mercato delle memorie a grande ampiezza di banda, utilizzate nei processori per l’intelligenza artificiale (come quelli, avanzatissimi e richiestissimi, di Nvidia).

SAMSUNG DOMINA IL MERCATO CINESE  DELLE MEMORIE HBM

Data la scarsità di clienti americani, la Cina si è fatta ancora più importante per Samsung, anche se fare affari su questo mercato è sempre più complicato. Ciononostante, la società è diventata la principale fornitrice di memorie a grande ampiezza di banda delle aziende cinesi, che non riescono ad accedere ai prodotti di Sk Hynix ma possono ripiegare su quelli, inferiori, di Samsung. Le memorie di Samsung vengono utilizzate nei chip Ascend 910 di Huawei, per esempio, dedicati all’intelligenza artificiale.

COLLABORAZIONE INTERROTTA?

Come scrive il Financial Times, la divisione di chipmaking di Samsung ha collaborato con Kunlun alla produzione del chip per l’intelligenza artificiale Core P800. Stando alle fonti del quotidiano, la società sudcoreana contava di lavorare con Kunlun anche alla realizzazione di un microchip più avanzata, ma il progetto è stato sospeso per via delle restrizioni commerciali statunitensi entrate in vigore lo scorso gennaio.

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