Due ex-dirigenti di Samsung Electronics sono stati arrestati con l’accusa di aver rubato segreti industriali per conto della Cina, che contava di sfruttarli per costruire sul proprio territorio una fabbrica di microchip uguale a quelle dell’azienda sudcoreana. Le tecnologie sottratte avevano un valore di oltre 3 miliardi di dollari.
COSA SAPPIAMO
Stando alla polizia sudcoreana, che ha effettuato gli arresti, i due ex-dirigenti avevano collaborato con le autorità cinesi alla costruzione di uno stabilimento di semiconduttori. Non sono stati forniti dettagli temporali, ma è stato spiegato che uno dei due arrestati ha fatto trapelare le tecnologie di Samsung sui chip di memoria – di cui l’azienda è la maggiore produttrice al mondo – attraverso una joint venture cinese chiamata Chengdu Gaozhen.
LE CONSEGUENZE PER SAMSUNG
Alla guida di Chengdu Gaozhen c’era appunto uno dei due sospettati, soprannominato Choi, che ha agito con la complicità di un progettista di impianti, soprannominato Oh. I due sono anche stati coinvolti nella produzione di Dram (cioè di chip di memoria ad accesso casuale dinamica) dalle dimensioni di venti nanometri.
La vicenda non ha danneggiato solo Samsung, ma – così scrivono le autorità di polizia di Seul – ha anche “indebolito la competitività [della Corea del sud, ndr] nel mentre i paesi si trovano in una guerra globale dei chip”.
Il trasferimento illegale di tecnologie alla Cina, comunque, è stato impedito.
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I PRECEDENTI
Il caso ricorda parecchio un episodio del 2023: anche in quel caso, un ex-dirigente di Samsung venne arrestato perché sospettato di aver rubato dei progetti con l’obiettivo di replicare una fabbrica in Cina.
IL RUOLO DELLA COREA NELLA SFIDA TECNOLOGICA USA-CINA
Considerato il suo primato globale nella produzione di chip di memoria, utili anche ai sistemi di intelligenza artificiale, la Corea del sud è uno degli alleati principali degli Stati Uniti nella loro strategia di contenimento tecnologico della Cina, assieme al Giappone e ai Paesi Bassi.
Il governo americano ha chiesto infatti alle autorità sudcoreane di imporre dei limiti alle esportazioni in Cina di apparecchi e tecnologie varie per la produzione di chip di memoria sotto i 18 nanometri e di chip logici sotto i 14 nanometri. Seul, però, è titubante per via della rilevanza del mercato cinese per le vendite delle sue aziende, come Samsung e Sk Hynix: i chip di memoria sudcoreani hanno il market share più grande in Cina, e la Corea del sud è la seconda maggiore fornitrice – la precede il Giappone – di wafer di silicio al paese.