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Chip, gli Stati Uniti risparmiano Asml sui controlli alla Cina

Gli Stati Uniti si preparano ad applicare nuove restrizioni al commercio di macchinari per i chip verso la Cina. Ma esenteranno i Paesi Bassi e il Giappone: Asml e Tokyo Electron possono tirare un sospiro di sollievo. Tutti i dettagli.

Entro la fine di agosto gli Stati Uniti annunceranno un’ulteriore e più stringente misura per limitare il commercio di macchinari per la fabbricazione di microchip verso la Cina. L’elemento di novità rispetto a quanto era già stato anticipato dalla stampa due settimane fa è che l’amministrazione di Joe Biden esenterà alcuni paesi, come il Giappone, i Paesi Bassi e la Corea del sud.

La decisione si spiega con la volontà di non scontentare gli alleati – quello cinese è un mercato importante -, ma avrà probabilmente l’effetto di limitare l’impatto della nuova misura su Pechino, data la grande rilevanza dei tre paesi nella filiera del chipmaking.

ASML E TOKYO ELECTRON NON SARANNO SOGGETTE ALLE NUOVE RESTRIZIONI

Nel concreto – come rivelato da Reuters -, significa che aziende come l’olandese Asml e la giapponese Tokyo Electron, entrambe produttrici di macchine e sistemi per la fabbricazione di semiconduttori, non dovranno sottostare alle nuove restrizioni commerciali statunitensi. Dovranno farlo, invece, le aziende che hanno sede in Israele, Singapore, Malaysia e Taiwan.

La nuova misura – un’estensione della cosiddetta foreign direct product rule – si applica infatti a quelle società che utilizzano tecnologia americana nei loro prodotti e servizi, anche se non hanno sede negli Stati Uniti: Asml e Tokyo Electron sarebbero state fortemente penalizzate, ma sono state escluse. Le nazioni esentate sono in totale più di trenta.

Attraverso queste restrizioni commerciali, gli Stati Uniti vogliono impedire alla Cina di ottenere i mezzi e le capacità necessari alla produzione di semiconduttori avanzati, indispensabili a loro volta per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e del supercomputing (tecnologie impiegabili sia in ambito industriale-civile che militare).

COSA HANNO FATTO E COSA FARANNO GLI STATI UNITI PER CONTROLLARE IL COMMERCIO CON LA CINA

La Casa Bianca ha iniziato a imporre controlli sulle esportazioni di chip e macchinari avanzati verso la Cina nel 2022 e nel 2023, colpendo gli affari di società statunitensi come Nvidia e Lam Research. Dopodiché, nel 2023, ha allargato le restrizioni coinvolgendo il Giappone e dai Paesi Bassi e pare – riporta Reuters – che avesse intenzione di inasprire ulteriormente i controlli commerciali e di includere nella coalizione anche la Corea del sud e la Germania.

Nonostante l’apparente passo indietro, l’analista James Lewis del CSIS ha dichiarato a Reuters che “gli Stati Uniti non rinunceranno alle restrizioni tecnologiche verso la Cina. Gli europei hanno ottenuto un lasciapassare temporaneo”. Pare inoltre che Washington voglia ritoccare la foreign direct product rule e abbassare la quota di contenuto di origine statunitense che serve a determinare se un certo prodotto o servizio straniero sia soggetto ai controlli americani.

NUOVE RESTRIZIONI A 120 ENTITÀ CINESI

In aggiunta, gli Stati Uniti inseriranno circa centoventi entità cinesi – come produttori di chip e fornitori di macchinari e software di automazione della progettazione elettronica – alla loro “lista nera” commerciale: le società che vorranno commerciare con questi soggetti dovranno richiedere un’apposita licenza alle autorità, che molto probabilmente non la concederanno.

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