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Robot al lavoro: entro 2026, 1,5 milioni di posti in meno nella logistica

Tra soli 4 anni assumere un robot costerà meno che assumere un uomo. Tra 10 anni i robot sostituiranno l’uomo nel campo della logistica, causando la perdita di 1,5 milioni di posti di lavoro Costeranno meno di un dipendente, non sentono la stanchezza, non hanno problemi di orari e straordinari: i robot nei prossimi 10…

Tra soli 4 anni assumere un robot costerà meno che assumere un uomo. Tra 10 anni i robot sostituiranno l’uomo nel campo della logistica, causando la perdita di 1,5 milioni di posti di lavoro

Costeranno meno di un dipendente, non sentono la stanchezza, non hanno problemi di orari e straordinari: i robot nei prossimi 10 anni sostituiranno l’uomo nel campo della logistica, causando la perdita di 1,5 milioni di posti di lavoro. Già tra soli 4 anni, al 2020, scegliere un automa  costerà dal 20 al 40% in meno rispetto a un operaio a fronte di un aumento nell’efficienza e nella produzione. Lo scenario, innovativo da una parte e drammatico dall’altra, emerge e da un recente studio pubblicato da Roland Berger sull’impiego dei Robot nel settore della logistica.

Oggi preferire un robot all’uomo ha un costo ancora troppo alto: un automa costa in media tra i 18 e i 20 euro l’ora, contro i 14-15 euro di un operaio. Entro 4 anni, però, un automa arriverà a costare meno di un impiegato tradizionale, fino a 7 euro l’ora.

Non solo logistica. Robot a lavoro in tutti i campi

Non è solo il settore della logistica ad essere interessato da questo cambiamento. Sono sempre più le aziende che puntano sulla robotizzazione della produzione: gli investimenti in tal senso, in America, sono più che raddoppiati in soli 3 anni, passando da 160 milioni di dollari del 2011 ai 341 del 2014.
Uno dei settori che la robotica sta trasformando è quello della sanità: già diversi ospedali e chirurghi si affidano a bracci robotici per interventi anche delicati e difficili: il numero di procedure sanitarie robotiche, in America, cresce di circa il 30 per cento l’anno.

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Rischio di disoccupazione?

Tutto questo potrebbe avere importanti ricadute nell’occupazione. In America, per esempio, ben il 47% dei dipendenti rischia di essere robotizzato.

La Silicon Valley pensa ad un reddito di cittadinanza: secondo l’idea utopica (o distopica) dei grandi della tecnologia, in futuro in pochi lavoreranno. E allora, quale sarà il ruolo dell’uomo nel mondo del lavoro nei prossimi anni? Nessuno, forse. Mentre all’intelligenza artificiale spetterà il compito di servirci, aiutarci e medicarci, noi ci preoccuperemo delle sole attività ricreative e di far cassa. Chi non avrà un lavoro perchè rimpiazzato da un robot potrebbe contare, secondo i big della  Silicon Valley, su un reddito minimo di base.

Siamo più tranquilli, invece, in Italia: l’elemento umano è indispensabile nella guida dell’automa. Che i robot non ci ruberanno il lavoro ne è pienamente convinto Gianni Potti, Presidente CNCT Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici.Gli stessi tedeschi ce lo insegnano che la dinamica non scorre più dalla fabbrica al prodotto: è il prodotto che stabilisce cosa l’azienda produce. Per questo, l’imprenditore deve comprendere bene cosa vuole il mercato, sapendo adattare in corso d’opera la produzione, grazie ai social, all’elemento umano, al predittivo, ai sensori, ovvero ogni strumento utile che lo tenga in contatto in tempo reale con il mercato e i consumatori. Abbiamo allora bisogno di un’industria sempre più flessibile, dove non dobbiamo però ipotizzare uno scenario dominato da robot. Tutt’altro. Sarà l’elemento umano – adeguatamente formato, competente e dotato di skill specifici – al centro della Fabbrica4.0.”, scrive Potti.

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