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Usa Ue Ia

Ci saranno davvero regole comuni fra Ue e gli Usa sull’intelligenza artificiale?

Un codice di condotta non vincolante per le Big tech e le startup che sviluppano l'intelligenza artificiale: Ue e Usa lo scriveranno assieme, dicono. Fatti e approfondimenti

 

Un codice comune Usa – Ue che tenga a bada l’intelligenza artificiale (Ia). Apparentemente pare una buona idea, ma in realtà può nascondere numerose insidie, come vedremo a breve. Quel che è certo è che sta prendendo corpo l’auspicio che Sam Altman, babbo di ChatGpt, ha espresso durante la sua audizione al Senato americano. E, come abbiamo visto in quell’occasione, si corre il rischio che il controllato scriva le regole che lo controlleranno.

Ma con tutti gli allarmismi gridati ai quattro venti dai guru dei tech, non ultimi Gates (Microsoft) e Schmidt (Google) e con le notizie preoccupanti che provengono dalla Cina (dove l’IA sta già creando disoccupazione), è comprensibile che i legislatori di mezzo mondo siano in allarme e, almeno questa volta, non vogliano farsi scavallare dalle Big Tech di Internet, al momento quelle con in mano gli algoritmi più insidiosi.

CHE FARANNO UE E USA PER LIMITARE LE IA

Una urgenza che ha spinto la commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager a incontrarsi con Gina Raimondo, segretaria di Stato al commercio degli Stati Uniti, durante il U.S.-EU Trade and Technology Council tenutosi in Svezia.

La commissaria Vestager ha riassunto l’incontro con un tweet in cui fa sapere che la regolamentazione dell’intelligenza artificiale è un passaggio imprescindibile. Questo codice di condotta non sarà vincolante, ma l’adesione o meno da parte delle Big Tech come OpenAI e Google sarà un banco di prova per verificare la sincerità da parte delle multinazionali.

Per Vestager occorre «dimostrare che la democrazia è al passo con i tempi. Perché, sì, le procedure legislative richiedono le loro tempistiche, è la natura della legislazione. Ma questo è un modo per le democrazie di rispondere in tempo reale a una domanda che è davvero di fronte a noi. Trovo che sia molto incoraggiante farlo e non vedo l’ora di lavorare con il maggior numero possibile di persone in modo approfondito e molto veloce».

Anche Gina Raimondo, segretaria del commercio degli Stati Uniti, ha sottolineato l’urgenza di intervenire il più rapidamente possibile per non farsi cogliere impreparati: «A differenza di altre tecnologie, il ritmo dell’innovazione è a rotta di collo».

Per il momento, almeno a parole, tutte le aziende del settore vogliono collaborare, come l’azienda italoamericano Anthropic, che di recente ha chiuso un round da quasi mezzo miliardo di dollari, guidata da Dario Amodei, che ha incontrato di persona Vestager. La commissaria UE ha poi parlato con Sam Altman, il Ceo di OpenAI, da remoto.

DIETRO TUTTO SAM ALTMAN?

Proprio Sam Altman è tra i firmatari di un recente appello nel quale si parla di un generico rischio «estinzione». L’intelligenza artificiale è una tematica che andrebbe trattata, secondo lui e molti altri, seriamente quanto le emergenze pandemiche e i rischi di guerra nucleare.

E difatti c’è il rischio che le aziende al lavoro sulle IA del futuro siano desiderose di incontrare politici Ue e Usa al solo fine di evitare legacci troppo vincolanti sul loro operato e, magari, ottenere al contempo norme che limitino la concorrenza e l’ingresso di nuove leve sul mercato.

LE INSIDIE (NON SOLO DELLE IA)

Come si anticipava sopra, le regole comuni di Ue, Usa su un tema strategico come l’Ia sono viste con preoccupazione da diversi osservatori che temono che gli States, già molto avanti nel settore, le usino solo per evitare sorpassi delle realtà del Vecchio continente, in un’ottica “chi è dentro ora, bene, ma adesso occorre prevedere rigidi filtri d’ingresso per chi vorrà entrare in futuro”. Certo è che Bruxelles e Washington vogliono fare comprensibilmente fronte comune nei riguardi delle intelligenze artificiali cinesi (Baidu ha lanciato un mega fondo da 145 miliardi di dollari per sostenere le società che si occupano di intelligenze artificiali e la stessa Baidu è al lavoro sullo sviluppo di Ernie), ma come dimostra l’Ira di Biden, l’Ue non può fidarsi troppo nemmeno degli Usa.

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