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Robot Ia Cina Uomo Di Vetro

In Cina l’IA sta rubando il 70% dei posti di lavoro nel mercato dei videogame

Nel Paese asiatico la ricerca di illustratori professionisti per videogiochi è diminuita vertiginosamente a causa della competizione sleale delle intelligenze artificiali. Quello che avviene ora in Cina con l'IA accadrà pure da noi?

Quante volte abbiamo sentito gli imprenditori nostrani lamentarsi del fatto che la manodopera a basso costo cinese sottrae commissioni, fa perdere soldi e ruba quindi lavoro? Per una curiosa legge del contrappasso, adesso in Cina sta accadendo la stessa cosa, ma il fenomeno non è alimentato dalla concorrenza sleale di un nuovo Paese emergente, bensì dall’IA, la sempre più famigerata intelligenza artificiale, che non contenta di spammare fake news, violare diritti d’autore e creare testi credibili ma ingannevoli, ora si pone pure come l’impiegato ideale: laborioso, ben poco esoso sul fronte retributivo e infaticabile.

IL REPORT

Secondo il report di Rest of World nel Paese asiatico la ricerca di illustratori professionisti per videogiochi è diminuita del 70% a causa delle intelligenze artificiali. Dal momento che in Cina i diritti dei lavoratori non godono di tutele particolari, le compagnie di sviluppo hanno iniziato ad adottare in massa le IA, infaticabili, senza stipendio, dalla creatività inesauribile e, soprattutto, rapidissime.

IN CINA C’È CHI DICE NO ALL’IA

Qualche settimana fa, ricorda la testata verticale Multiplayer, lo sviluppatore di Alchemy Stars era stato costretto a chiedere scusa dopo che si era scoperto che i poster del gioco erano stati realizzati parzialmente dall’Intelligenza artificiale. Per fugare ogni dubbio l’etichetta si è impegnata a far disegnare in sessioni pubbliche i prossimi artwork per dimostrare che l’IA non sarà più coinvolta.

FREELANCE SPAZZATI VIA

Ma si tratta di una mosca bianca, almeno a giudicare dal fosco reportage appena pubblicato. Stando al recruiter Leo Li, la ricerca di illustratori è diminuita di circa il 70% nell’ultimo anno. La disegnatrice Amber Yu, che guadagnava tra i 430 e i 1000 dollari per ogni poster realizzato, ha dichiarato di aver viste crollare le sue opportunità lavorative con l’entrata in scena delle intelligenze artificiali. Un altro illustratore ha dichiarato a Rest of the World senza mezzi termini che: “il modo con cui ci guadagnavamo da vivere è stato distrutto.”

DA TENCENT A NETEASE: CHI ASSOLDA L’IA IN CINA

Il colosso Tencent approfitta da tempo del vuoto normativo in Cina per implementare in tutti i campi l’uso delle IA generative. E dato che oggi l’etichetta è il publisher più grande del mondo, è ben evidente la sua capacità di influenzare il mercato. Miyoho, marchio di Shanghai divenuto improvvisamente famoso in tutto il mondo per l’action RPG gratuito Genshin Impact (pubblicizzato persino sui tram di Milano, per comprendere la penetrazione di queste software house nel mercato occidentale), per un altro suo titolo, Tears of Themis, ha deciso di usare l’IA per continuare il doppiaggio di un personaggio dopo che l’attore ingaggiato era stato arrestato.

L’altro grande editore cinese che si contende le scene con Tencent, vale a dire NetEase, il mese scorso ha deciso di sponsorizzare la propria IA all’interno di un evento, permettendo ai giocatori accorsi di generare delle skin per il gioco senza la mediazione di alcun creativo umano.

L’INTERVENTO DEL PARTITO COMUNISTA

In tutto ciò fa sorridere la presa di posizione del governo di Pechino, entrato con gran ritardo (solitamente pare molto più attento) nella questione ma solo al fine di comunicare agli sviluppatori di essere preoccupato che la creatività delle IA possa non ispirarsi ai valori fondanti del socialismo.

Ma soprattutto il tema permette a noi Occidentali di avere un assaggio di ciò che potrebbe succedere e di ciò che ci troveremo ad affrontare a breve. Ci era stato detto che i robot avrebbero sottratto all’uomo esclusivamente i lavori ripetitivi e di fatica, permettendogli di concentrarsi su quelli creativi: evidentemente non sarà così…

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