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Regolamento Intelligenza Artificiale

Regolamento intelligenza artificiale, ecco cosa ha deciso il Parlamento Ue

Il Parlamento Ue ha approvato a larga maggioranza il regolamento sull’intelligenza artificiale ma i sistemi di riconoscimento facciale creano tensioni e niente è ancora scontato. Ecco dettagli e polemiche

 

Ieri a Strasburgo è stato fatto un ulteriore passo avanti sul regolamento che vuole stabilire i limiti dell’intelligenza artificiale. Il Parlamento europeo ha infatti approvato l’AI Act, la prima proposta di legge al mondo che definisce un quadro normativo comune per chatbot come ChatGpt di OpenAI, Bard di Google o Bing di Microsoft.

Per entrare in vigore, però, la legge dovrà essere approvata anche dal Consiglio dell’Unione europea, con cui sono previsti i triloghi, ovvero i negoziati interistituzionali dell’Ue, iniziati già ieri sera subito dopo il voto.

L’obiettivo è raggiungere il traguardo prima delle prossime elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024.

IL VOTO

Con 499 voti favorevoli, 28 contrari e 93 astenuti, ieri il Parlamento Ue ha dato la sua benedizione al testo dell’AI Act, a cui le istituzioni europee lavorano ormai da più di due anni. Ma l’arrivo di ChatGpt e simili sul mercato ha imposto un’accelerazione necessaria.

IL TRADIMENTO DEL PPE

Un’approvazione, dunque, a larghissima maggioranza in cui si è per così dire “distinto” solo il Partito popolare europeo (Ppe) che, secondo Eunews, con “emendamenti presentati all’ultimo minuto” ha tentato di sfilarsi “rompendo il patto con gli altri gruppi politici”.

Il gruppo ha infatti presentato degli emendamenti – poi bocciati – per permettere l’utilizzo di telecamere per il riconoscimento facciale in tempo reale negli spazi pubblici. Una pratica ritenuta inaccettabile dall’AI Act.

“Quello che abbiamo visto oggi è che è sempre meglio rispettare gli accordi, altrimenti si rischia di perdere la faccia”, ha commentato l’eurodeputato, intervistato anche da Start, Brando Benifei del Pd, co-relatore del testo di legge insieme a Dragoş Tudorache di Renew Europe.

COSA VIETA L’IA ACT

Le modifiche al testo già precedentemente discusso hanno invece riguardato proprio un ampliamento dei divieti sugli usi intrusivi e discriminatori dell’IA. In particolare, gli eurodeputati hanno inserito tra le pratiche da vietare:

  • l’uso di sistemi di identificazione biometrica remota “in tempo reale” in spazi accessibili al pubblico;
  • l’uso di sistemi di identificazione biometrica remota “a posteriori” in spazi accessibili al pubblico, se non previa autorizzazione giudiziaria e strettamente necessario per investigare uno specifico reato grave;
  • i sistemi di categorizzazione biometrica basati su caratteristiche sensibili (ad esempio genere, razza, etnia, cittadinanza, religione, orientamento politico);
  • i sistemi di polizia predittiva (basati su profilazione, ubicazione o comportamenti criminali passati);
  • i sistemi di riconoscimento delle emozioni utilizzati dalle forze dell’ordine, nella gestione delle frontiere, nel luogo di lavoro e negli istituti d’istruzione;
  • e l’estrazione non mirata di dati biometrici da Internet o da filmati di telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale (in violazione dei diritti umani e del diritto alla privacy).

Il livello di rischio dell’intelligenza artificiale sarà stabilito con una scala suddivisa in quattro livelli: minimo, limitato, elevato e inaccettabile.

I LIVELLI DI RISCHIO

Per i sistemi il cui rischio è basso, come videogiochi abilitati per l’IA e filtri anti-spam, non è previsto nessun intervento. Nel caso di rischio limitato, per esempio i chatbot, sono richiesti degli obblighi di trasparenza.

Le tecnologie a rischio alto – come assegnazione di punteggi a esami scolastici e professionali, smistamento dei curricula, valutazione dell’affidabilità delle prove in tribunale, chirurgia assistita da robot – devono, invece, essere regolamentate. In questa categoria, gli eurodeputati hanno aggiunto anche i sistemi di IA utilizzati per influenzare gli elettori e l’esito delle elezioni e i sistemi di raccomandazione utilizzati dalle piattaforme di social media (con oltre 45 milioni di utenti). Chiedono, inoltre, che vengano inserite anche le tecnologie che comportano danni significativi per la salute, la sicurezza, i diritti fondamentali delle persone o l’ambiente.

Infine, i sistemi il cui rischio è considerato inaccettabile, cioè tutto ciò che rappresenta una “chiara minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti delle persone”, come l’assegnazione di un ‘punteggio sociale’ (social scoring) da parte dei governi e i sistemi di identificazione biometrica (riconoscimento facciale) in tempo reale negli spazi pubblici, sono vietati con poche eccezioni.

Tra queste, il Commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager ha citato, per esempio, i casi in cui la polizia stia “cercando un bambino o se c’è un’emergenza terrorismo con persone in fuga da trovare”. Vestager ha poi aggiunto che sulla questione “il Parlamento ha un’opinione diversa mentre il Consiglio è in linea con la posizione della Commissione” e quindi “dipenderà dai negoziati dove si troverà il punto di incontro nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”.

L’UTILIZZO DELL’IA SUI MIGRANTI

I sistemi di identificazione biometrica sono anche al centro della discussione per il loro utilizzo alle frontiere e, dunque, nei confronti dei migranti. Insieme anche ad altre Ong, si fa portavoce della causa Amnesty International, che accoglie con favore la decisione di ieri del Parlamento Ue ma si augura che il testo finale dell’AI Act bandisca del tutto il riconoscimento facciale perché “non esiste alcuna soluzione per rendere compatibile col rispetto dei diritti umani l’utilizzo dell’identificazione biometrica a distanza”.

“Nonostante il divieto sulla sorveglianza abusiva sia un passo gradito e nella giusta direzione, questo non rappresenta una vittoria totale. Il Parlamento – ha detto un consulente di Amnesty – non ha vietato i sistemi automatizzati di valutazione e profilazione del rischio, così come i sistemi di previsione utilizzati per limitare, vietare e prevenire i movimenti alle frontiere. È fondamentale che, mentre l’AI Act si avvia verso i negoziati finali, i legislatori dell’Unione europea non trascurino i diritti delle persone migranti”.

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