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Fallimento Virgin Orbit

Ecco gli effetti della fallimento di Virgin Orbit (anche per l’Italia)

Branson ha gettato la spugna su Virgin Orbit: la società aerospaziale californiana dichiara bancarotta e cerca compratore. Che ne sarà dell'intesa sullo spazioporto di Grottaglie, il primo scalo nazionale per il lancio dei mini satelliti?

 

Virgin Orbit ha presentato istanza di fallimento: ripercussioni in vista anche per il progetto italiano di Spazioporto a Grottaglie?

Il 4 aprile l’azienda aerospaziale del magnate britannico Sir Richard Branson ha dichiarato bancarotta ai sensi del Chapter 11 previsto nel diritto fallimentare statunitense, in preparazione alla vendita. La decisione arriva dopo il licenziamento annunciato la settimana precedente di 675 dipendenti, ovvero l’85% della forza lavoro.

La messa in vendita arriva dopo meno di due anni da quando Virgin Orbit è sbarcata al Nasdaq di New York con una valutazione di circa 3 miliardi di dollari. Ma il fallimento del lancio di un razzo dalla Cornovaglia Virgin Orbit lo scorso gennaio ha fatto crollare il prezzo delle azioni lasciando l’azienda alla ricerca di nuovi finanziamenti costringendola a sospendere le operazioni.

Virgin Orbit non è riuscita infatti nel suo intento di rivoluzionare il settore dei lanci spaziali di piccoli satelliti con il suo sistema Launcher One utilizzando una piattaforma aerea, nella fattispecie un Boeing 747 (Cosmic Girl), al posto di un razzo convenzionale.

“Una notizia che non fa felice la Puglia dei voli suborbitali e delle attività collaterali. Se non altro perché è destinata a dilatare tempi già lunghi e incerti di avvio dell’operatività del futuro scalo di Grottaglie” commenta il Corriere del Mezzogiorno.

Lo scorso febbraio la compagnia di Sir Branson aveva presentato infatti i possibili scenari operativi di lancio di satelliti dallo spazioporto di Grottaglie, in Puglia, mediante il sistema Cosmic Girl/Launcher One. A Long Beach, Virgin Orbit ha incontrato infatti una delegazione italiana capitanata dal presidente dell’Enac.

“La conseguenza? I velivoli a decollo orizzontale, studiati per impieghi commerciali, resteranno a terra” aggiunge la testata.

Tutti i dettagli.

IL FALLIMENTO DI VIRGIN ORBIT

L’azienda Virgin Orbit ha presentato istanza di fallimento dopo che la società di lancio di satelliti non è riuscita a garantire i finanziamenti a lungo termine necessari per aiutarla a riprendersi dal fallimento del razzo partito dal suolo britannico lo scorso gennaio.

Il 10 gennaio è fallito lo storico tentativo del Regno Unito di diventare la prima nazione europea a mettere in orbita i satelliti. Il razzo lanciato da Comisc Girl, un jumbo Boeing 747 della compagnia aerospaziale Virgin Orbit, decollato con successo dalla pista dello Spaceport Cornwall, ha subito un malfunzionamento durante la missione Start me Up, che ha portato alla perdita del suo carico utile di nove satelliti. In caso di successo il Regno Unito sarebbe diventato il nono paese al mondo in grado di mettere in orbita i satelliti e il primo a lanciare satelliti commerciali dall’Europa occidentale.

“Con lo slogan «any time, any place, any orbit», si è differenziata da SpaceX e altri competitor con l’idea di lanciare da qualsiasi latitudine il carico tramite un vecchio jumbo jet della Virgin Atlantic, prima di dispiegare successivamente il razzo LauncherOne con a bordo i satelliti sull’oceano” ricorda il Sole 24 Ore.

“Virgin Orbit usava i lanci da aeromobile: penso che difficilmente in futuro qualcuno utilizzerà ancora questa tecnologia” ha osservato al quotidiano confindustriale Roberto Battiston, ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), fisico sperimentale, docente all’università di Trento.

Ma ora che la società ha cessato di operare in attesa di un nuovo potenziale acquirente, è a rischio l’intesa con lo spazioporto di Grottaglie.

RITARDERÀ LO SPAZIOPORTO DI GROTTAGLIE

Lo scorso febbraio la compagnia aerospaziale di Sir Richard Branson ha presentato nello spazioporto di Mojave e negli stabilimenti di Virgin Orbit a Long Beach, in California, gli scenari dell’operazione con il 747 Cosmic Girl.

In quell’occasione il top management di Virgin ha incontrato la delegazione italiana composta da Enac, Agenzia spaziale italiana, Aeroporti di Puglia e Arti-Regione Puglia, guidata dal presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma, coinvolte nel progetto dello spazioporto pugliese di Grottaglie.

“Il futuro spazioporto di Grottaglie potrebbe vedere tra i primi operatori Virgin Galactic, Virgin Orbit, entrambe parte della conglomerata dell’imprenditore britannico sir Richard Branson, e Sierra Space, interessati ad effettuare dallo scalo pugliese voli suborbitali dedicati anche al turismo spaziale e ai lanci satellitari” sottolineava il Sole 24 Ore.

“Nel corso degli incontri con gli operatori Usa – ha riferito una nota dell’Enac – è stata riconfermata la volontà di siglare al più presto l’accordo di confidenzialità e la lettera di intenti per lo scambio di informazioni e l’avvio dello studio di fattibilità e degli investimenti industriali”.

A CHE PUNTO È PROGETTO?

Era il luglio 2018, quando a Bari, Sitael e l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) firmavano con la Virgin Galactic (l’altra azienda di Branson per i voli turistici suborbitali) due accordi e una dichiarazione di intenti per trasferire i voli suborbitali allo spazioporto di Grottaglie.

Riguardo al progetto del primo spazioporto nazionale nell’aeroporto di Taranto-Grottaglie, a dicembre 2022 è stato aggiudicato al raggruppamento temporaneo di progettazione composto da ADR Ingegneria Spa, Proger Spa, Rina Consulting Spa e Architetto Camerana il bando per la realizzazione della piattaforma logistica e tecnica integrata dedicata allo sviluppo della New Space Economy.

“Abbiamo contatti da tempo con Virgin Orbit per Grottaglie e l’aver rallentato un po’ era necessario fare uno studio più dettagliato” aveva spiegato Giorgio Saccoccia, presidente dell’Asi, parlando ai giornalisti nel corso della conferenza stampa di inizio anno.

LE POSSIBILI CONSEGUENZE

Dunque che ne sarà ora dell’intesa per avviare lo studio di fattibilità sul progetto della messa in funzione dello spazioporto di Grottaglie dopo lo stop di Virgin Orbit? Di sicuro il fallimento della società influirà sulle tempistiche.

Secondo il Corriere del Mezzogiorno “I motivi sono legati al processo di realizzazione dell’infrastruttura (assegnato il bando per la progettazione da 1,6 milioni) e alla definizione del quadro regolatorio (sia le regole per decollo e atterraggio sia i criteri per autorizzare le compagnie a esercitare l’attività). Su quest’ultimo punto molto sarà realizzato prendendo spunto dalle certificazioni già rilasciate negli Usa. L’Italia sommerà specifiche aggiuntive e comunque saranno necessari almeno due anni per la definizione complessiva, mentre prospettiva per chiudere il cerchio (anche con l’infrasturuttura di Grottaglie da 120 milioni) è stimata al 2026. Sempre che in futuro diventi realtà. Infatti, oltre a Virgin Orbit, sono in atto i progetti di Sierra Space e Orbit Boy”.

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