skip to Main Content

Tim Open Fiber

Perché il governo strattona Enel sulla rete fra Tim e Open Fiber

Dossier rete unica fra Tim e Open Fiber al centro della lettera che i ministri Gualtieri e Patuanelli hanno inviato a Crisostomo e Starace di Enel. Fatti, nomi, numeri e commenti

 

Il governo strattona Enel per accelerare sulla rete unica fra Tim e Open Fiber. Anche per poter utilizzare a questo fine anche i fondi del Next Generation Eu. Ecco tutti i dettagli.

PATUANELLI E GUALTIERI SCRIVONO A STARACE E CRISOSTOMO DI ENEL

La realizzazione del progetto della Rete Unica delle telecomunicazioni favorirebbe la transizione tecnologica del Paese e l’attivazione dei fondi del Next Generation Eu, il cosiddetto Recovery fund. E “nell’attuale situazione di emergenza sanitaria tale obbiettivo risulta quanto mai urgente e non rinviabile”. E’ quello che scrivono i ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri (Pd), e dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli (M5S), all’Enel in una lettera inviata al presidente del gruppo energetico Michele Crisostomo e all’amministratore delegato, Francesco Starace.

LA LETTERA A ENEL

Enel è quotata e per questo la richiesta è morbida, sottolinea l’Ansa. Il governo – è scritto nella lettera dei ministri inviata ai vertici di Enel – “auspica che, nell’ambito della propria autonomia decisionale, le scelte di codesta società contribuiscano al successo di un progetto di cruciale importanza economica e sociale per il Paese”.

DOSSIER FIBERCOP FRA ENEL E TIM

La missiva degli esponenti del governo Conte è di fatto un invito pressante – visto lo stallo fra Tim ed Enel con tanto di stilettate fra i vertici delle due società – a favorire le nozze fra Open Fiber, controllata dall’Enel e da Cdp, e FiberCop, la neonata società infrastrutturale controllata da Tim e partecipata da Kkr e Fastweb. “Nell’attuale situazione di emergenza sanitaria – viene spiegato in un passaggio della lettera – tale obbiettivo risulta quanto mai urgente e non rinviabile”.

DOSSIER OPEN FIBER

“In relazione alla valutazione delle offerte di acquisto della quota di Enel in Open Fiber – scrivono i due ministri – il governo auspica che codesta società, nel perseguimento dell’interesse aziendale, consideri la rilevanza strategica per il Paese del progetto di costituzione della cosiddetta “rete unica” nazionale, ossia di una rete integrata, aperta all’accesso ed al coinvestimento di tutti gli operatori di mercato interessati”.

DOSSIER NEXT GENERATION EU

Il riferimento è alla proposta di acquisto per la partecipazione in Open Fiber depositata sul tavolo dell’Enel dal fondo australiano Macquarie che ha valutato la società circa 7,7 miliardi. “Il governo ritiene che tale progetto – prosegue la lettera – sia la base di partenza per consentire l’ottimizzazione ed il potenziamento degli investimenti di infrastrutturazione in fibra ottica, accelerando la transizione tecnologica del Paese, in coerenza con gli obiettivi delineati nel piano Next Generation EU, e assicurando così, quanto prima, a cittadini ed imprese un accesso efficace, efficiente, sicuro e paritario ai servizi pubblici”.

COSA SCRIVONO I MINISTRI A ENEL

“In considerazione di tali auspicate ricadute, che consideriamo estremamente positive per il Paese – concludono i due ministri – il governo, come più volte pubblicamente manifestato, valuta con favore la creazione della società della cosiddetta “rete unica” – purché, come comunicato al mercato alla fine dello scorso mese di agosto dai soggetti promotori, sia garantita l’indipendenza e la terzietà – ed auspica che, nell’ambito della propria autonomia decisionale, le scelte di codesta società contribuiscano al successo di un progetto di cruciale importanza economica e sociale per il Paese, con la piena consapevolezza, da parte di chiunque dovesse acquistare, degli obiettivi sopra delineati”.

IL RABBUFFO DEL CORRIERE DELLA SERA

Il Corriere della Sera sbuffa un po’: “Lo Stato è presente in tutti gli snodi del piano per la rete unica: attraverso la Cdp ha il 10% di Tim e il 50% di Open Fiber, che per l’altro 50% fa capo all’Enel di cui il Tesoro controlla il 23,6%. Ma, sebbene la strategicità della rete unica sia fuori discussione, dove c’è lo Stato azionista non si può seguire la logica per cui le azioni si pesano. Sul piano per la rete unica c’è grande attenzione da parte dei grandi fondi internazionali che vogliono investire in un progetto strategico per il Paese. Il governo ha fatto molto per incardinare le trattative tra Tim e Cdp e sollecitare una decisione da parte dell’Enel. Logico che Gualtieri e Patuanelli guardino con preoccupazione al rischio di uno stallo. Ma i consigli di società quotate come l’Enel o Tim rispondono a migliaia di azionisti, tra cui i grandi fondi internazionali, e il potere di influenza è più corretto che continuino a seguire le regole della governance”.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Ma da dove nascerebbe lo stallo di Enel? “La situazione aveva cominciato a precipitare nei giorni scorsi, quando Macquarie, il fondo che ha presentato un’offerta vincolante (valore per oltre 8 miliardi, debito incluso) per la quota di Enel nella società della fibra, ha inviato una lettera a Open Fiber per chiedere l’autorizzazione a condividere con altri fondi di investimento i modelli con i quali l’investitore australiano aveva elaborato la valutazione della società stessa. Autorizzazione necessaria perché Macquarie ha firmato con Open Fiber un non disclosure agreement molto stringente. Non si tratta di una richiesta di accesso alla data room per altri investitori, ma non si discosta molto perché l’autorizzazione riguarda la condivisione di informazioni elaborate sui numeri della data room”, ha scritto il Sole 24 Ore: “A questa richiesta l’altro azionista di Open Fiber, Cdp, avrebbe rappresentato obiezioni. La lettera di Macquarie nasce dalla necessità di condividere il rischio di un investimento importante: non è un fatto anomalo, anche perché Macquarie manterrebbe il controllo della partecipazione e tutti i diritti di voto. Le modalità con le quali è maturata l’operazione con Enel, però, adesso mette alla luce alcuni limiti. Non c’è stato un processo di selezione di investitori, con pari accesso alle informazioni, ma il deal è stato frutto di un’offerta “irrinunciabile” fatta dagli australiani ad Enel, che in teoria non voleva vendere. La richiesta degli altri fondi chiamati a sindacare l’acquisto da Macquarie, però, in qualche modo assume le forme di un accesso alla data room. I partner degli australiani, evidentemente, non se la sentono di comprare a scatola chiusa. Ma aprire loro le porte, in questo contesto, può legittimare altri investitori interessati a entrare in Open Fiber a chiedere di avere a loro volta la stessa opportunità. A partire da Kkr, che ha chiuso un accordo con Tim per rilevare una quota di FiberCop, la quale in prospettiva sarebbe destinata a convergere con Open Fiber verso la rete unica”.

Back To Top