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Paramount spegne la tv e licenzia ancora

Nubi oscure si addensano sulla vetta di Paramount. Con debiti per 14,6 miliardi di dollari, il colosso americano dell'intrattenimento deve inasprire la sua spending review

Paramount, dopo aver riportato una perdita di 1,67 miliardi di dollari di reddito operativo direct-to-consumer prima di ammortamenti e svalutazioni nel 2023, in flebile riduzione rispetto al rosso da 1,8 miliardi di dollari dell’anno precedente è nel pieno della propria stagione di tagli draconiani.

SLAVINE SULLE VETTE DI PARAMOUNT

A inizio anno l’azienda guidata, almeno fino all’aprile scorso, da Bob Bakish ha messo alla porta 800 dipendenti. Tra gli epurati anche il Ceo. Del resto quando Bakish è stato defenestrato la società aveva una capitalizzazione di mercato di 9,2 miliardi contro i 25 miliardi del 2021.

E, visti i 14,6 miliardi di dollari di debiti, era chiaro fosse appena agli inizi la stagione della spending review. Il paradosso è che i licenziamenti sono scattati all’indomani di una raccolta pubblicitaria record, quella della controllata CBS durante un’edizione del Super Bowl vista da oltre 120 milioni di americani.

LA MAIL AI DIPENDENTI

Con una mail interna inviata ai dipendenti e prontamente finita sul The Hollywood Reporter, nelle ultime ore Nicole Clemens, responsabile della divisione TV di Paramount, e George Cheeks, co-CEO (con Chris McCarthy e Brian Robbins) di Paramount, hanno annunciato la chiusura della divisione di produzione televisiva e l’integrazione dei suoi progetti sotto l’ombrello di CBS Studios. Nonostante la fine di Paramount TV, Clemens e Cheeks hanno assicurato che “il nostro ethos continuerà a vivere negli spettacoli che continueranno ad essere apprezzati dal pubblico globale per gli anni a venire.”

TUTTA COLPA DI SHARI REDSTONE?

La colpa, almeno secondo le ricostruzioni e i retroscena famigliari pubblicati in “Unscripted” da James B Stewart e Rachel Abrams, sarebbe ascrivibile soprattutto alla scarsa visione imprenditoriale di Shari Redstone, che il padre non a caso aveva voluto tenere il più possibile lontana dalla gestione del gioiello di famiglia.

Sarebbe comunque ingeneroso imputarle ogni responsabilità: le recenti vicende di Warner Bros. insegnano che sono tempi duri per le major statunitensi che risalgono ai tempi del cinematografo e che hanno reso Hollywood la città delle “stelle”.

Certo è che l’ultimo colpo alle finanze del Gruppo è stato sicuramente la decisione di Shari Redstone di far saltare, lo scorso giugno, le trattative in corso dall’inizio del 2024 per la fusione con la casa di produzione indipendente Skydance Media, sostenuta dai fondi Kkr e RedBird.

I PIANI DI SHARI REDSTONE

Secondo quanto sostenuto dal Wall Street Journal Redstone avrebbe mandato in fumo una operazione da 8 miliardi che prevedeva il pagamento di oltre 2 miliardi alla holding per la sua quota di Paramount, in quanto convinta di riuscire a vendere l’azienda di famiglia senza fonderla con altre realtà. Ma in assenza di altri compratori la fusione con Skydance sembra l’unica via per evitare il fallimento.

A HOLLYWOOD UN DIFFICILE RIENTRO DALLE FERIE

La chiusura dello studio di produzione televisiva fa parte di un piano più ampio di riduzione dei costi, annunciato la scorsa settimana, che prevede tagli del personale del 15% nelle divisioni marketing, comunicazione, tecnologia e finanza. I co-CEO hanno dichiarato che il 90% di questi tagli dovrebbe essere completato entro settembre 2024.

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