Nvidia, la più importante azienda di semiconduttori al mondo, sta lavorando a una versione per il mercato cinese del suo ultimo microchip per l’intelligenza artificiale, in modo da rispettare le ultime restrizioni commerciali imposte dagli Stati Uniti: Washington vuole infatti impedire a Pechino di accedere ai microprocessori avanzati e, di conseguenza, di sviluppare capacità di supercomputing utilizzabili anche in contesti militari.
I NUOVI MICROCHIP DI NVIDIA
Lo scorso marzo Nvidia ha presentato la sua nuova serie di microchip, chiamata Blackwell, che inizierà a venire prodotta su larga scala entro fine anno. Rispetto alla serie attuale, nota come Hopper, i processori Blackwell modello B200 saranno trenta volte più veloci, permettendo così ai sistemi di intelligenza artificiale di raggiungere prestazioni migliori.
IL SEMICONDUTTORE B20 PER LA CINA
Secondo le fonti di Reuters – in mancanza, per il momento, di annunci ufficiali -, Nvidia sta lavorando a un microchip serie Blackwell chiamato B20, meno potente del B200 e compatibile con le regole statunitensi di controllo alle esportazioni in Cina. Il chip verrà distribuito nel paese in collaborazione con Inspur, società tecnologica cinese con sede a Jinan.
NVIDIA IN CINA: LO STATO ATTUALE E LE PREVISIONI
Da quando, nel 2023, gli Stati Uniti hanno iniziato a inasprire i controlli sulle esportazioni di semiconduttori in Cina, Nvidia ha sviluppato tre chip appositamente per questo paese, il più performante dei quali è l’H20. Reuters scrive che la versione “cinese” del processore Blackwell permetterà a Nvidia di reagire alla (limitata) espansione delle aziende cinesi, come Huawei ed Enflame, nel mercato nazionale dei microchip avanzati.
La Cina è rilevante per i conti di Nvidia: da gennaio 2023 a gennaio 2024 il paese ha rappresentato circa il 17 per cento delle sue entrate totali; due anni prima la quota era molto più alta, del 26 per cento, ma si è ristretta a causa delle limitazioni alle esportazioni.
Le stime per il 2024 dicono che Nvidia venderà oltre un milione di microchip modello H20 in Cina, per un valore di 12 miliardi di dollari.
IL CONTESTO POLITICO
La settimana scorsa Nvidia, come tutta o quasi l’industria dei semiconduttori, ha sofferto in borsa per via delle anticipazioni giornalistiche sulle nuove restrizioni americane all’esportazione n Cina di macchinari per la fabbricazione di chip. Queste restrizioni coinvolgeranno anche i Paesi Bassi e il Giappone e, più in generale, si applicheranno a tutte le aziende che utilizzano tecnologie statunitensi nei loro prodotti o servizi, anche se non hanno sede negli Stati Uniti.