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Netflix

Netflix pigliatutto (ma ora deve sciogliere il nodo pubblicità)

Per promuovere i propri contenuti originali, la regina delle piattaforme di video-streaming Netflix ha sperimentato l'inserimento di annunci pubblicitari... ma gli utenti non apprezzerebbero

Dal Leone d’Oro agli Oscar della tv, Netflix non si sazia mai. Dopo aver sbaragliato tutti alla edizione numero 75 della Mostra di Venezia con “Roma”, opera del regista messicano Alfonso Cuaron prodotta da Netflix che si è aggiudicato l’ambito premio come miglior film, ieri sera si è confermata reginetta delle piattaforme di video-streaming alla edizione numero 70 della cerimonia degli Emmy Awards.

Per la prima volta dopo 18 anni la pluripremiata emittente televisiva statunitense Hbo è stata spodestata dal podio proprio da Netflix che l’ha raggiunta sul “trono” con 23 statuette ciascuna.

Gli 8 miliardi di dollari di budget aggiunti agli 8 iniziali entro la fine dell’anno servono a finanziare gli oltre 700 contenuti originali previsti, è chiaro, ma forse non bastano.

ANNUNCI PUBBLICITARI TRA UN EPISODIO E L’ALTRO…

Per promuovere i propri contenuti originali, Netflix ha sperimentato allora una variante aggiungendo un pizzico di pubblicità alla sua piattaforma: la pubblicazione di annunci che promuovono contenuti creati in-house per informare meglio gli utenti di ciò che viene offerto nel catalogo.

…MA GLI UTENTI NON CI STANNO

Giocarsi un quarto degli utenti. Secondo uno studio pubblicato da Cnbc, Netflix potrebbe perdere una fetta significativa dei suoi abbonati se gli annunci pubblicitari diventassero parte del suo modello di business.

La società Hub Entertainment Research ha intervistato 1.612 spettatori tra i 16 ei 74 anni che guardano almeno un’ora di tv a settimana per il suo studio “The Future of Monetization”.

Il sondaggio ha rilevato che circa un quarto (23%) degli intervistati dichiara di voler rescindere l’abbonamento se il servizio di streaming includesse annunci adv.

Non è finita, meno della metà (41%) ha affermato che avrebbe sicuramente mantenuto l’abbonamento Netflix in caso di pubblicità.

Quando la società guidata da Reed Hastings ha effettuato un test simile quest’estate nel mercato anglosassone introducendo delle pubblicità tra un episodio e l’altro, la reazione furiosa degli utenti sui social media non si è fatta attendere. Morale della favola: Netflix ha dovuto rilasciare una dichiarazione in cui spiegava agli abbonati che potevano saltare queste anteprime video.

ADV PER RISPARMIARE SULL’ABBONAMENTO

Tuttavia, la ricerca di Hub ha rilevato che se Netflix offrisse un prezzo di sottoscrizione inferiore per compensare la presenza di spot pubblicitari, potrebbe trattenere alcuni abbonati che altrimenti lascerebbero il servizio di streaming. Se si risparmiassero almeno 3 dollari sull’abbonamento alla piattaforma con annunci inclusi, la percentuale che ha dichiarato che probabilmente sarebbe rimasta iscritta è salita al 50%.

ABBONATI ABITUDINARI

“Hulu ha avuto pubblicità fin dall’inizio e Netflix è sempre stato privo di pubblicità” sarebbe questa la variabile emersa dal sondaggio secondo Jon Giegengack, direttore di Hub Entertainment Research, sentito da Msbc. “Le persone lo sentono di più se togli loro qualcosa che è stato sempre lì e a cui sono abituati”. Quest’analisi trova un riscontro nella risposta fornita dagli intervistati all’ipotesi di un aumento di prezzo in cambio di un’esperienza Netflix senza pubblicità. La stragrande maggioranza degli abbonati ha dichiarato che avrebbe mantenuto l’abbonamento Netflix se il prezzo fosse aumentato di 2 dollari al mese pur di non doversi sorbire interruzioni pubblicitarie tra un episodio e l’altro.

MERCATO SPIETATO, ARRIVA PURE TOPOLINO

Se quest’anno il 55% delle famiglie americane si è abbonato a un servizio di video-streaming rispetto al 49% del 2017 secondo un report Deloitte, la scelta su a quale piattaforma designare la propria fiducia (e portafogli) si fa sempre più ardua. Il mercato dello streaming è sempre più affollato e se Netflix siede sul trono con 130 milioni di utenti in tutto il mondo, i servizi di video-streaming rivali si fanno sempre più agguerriti. L’ultimo è Disney che si sta preparando al suo ingresso trionfale con una propria piattaforma: Disney Play.

LA PUBBLICITÀ DEGLI ALTRI

Finora il gigante del video-streaming guidato da Reed Hastings si è differenziato dai concorrenti proprio sul modello di business adv free. Hulu, uno dei maggiori rivali di Netflix, offre infatti un abbonamento commerciale “limited” che può essere aggiornato a un livello senza pubblicità.  La piattaforma di video-streaming del colosso dell’e-commerce Amazon, Prime Video, è disponibile come parte dell’abbonamento Prime ad Amazon.com o come abbonamento separato e include annunci pubblicitari. E se YouTube ci ha abituato da anni a interruzioni pubblicitarie, quest’anno ha lanciato YouTube Premium, per offrire un’esperienza senza pubblicità per la programmazione originale di YouTube e altri video.

IL FUTURO DI NETFLIX

Se Netflix implementasse in modo permanente gli annunci pubblicitari per i suoi abbonati già paganti, le conseguenze per il gigante dello streaming potrebbero essere significative. Senza dimenticare che analisti e investitori erano già saltati dalla sedia con la trimestrale rilasciata a luglio: nel secondo trimestre del 2018 i nuovi abbonati sono stati pari a 5,15 milioni, ben al di sotto della precedente stima di 6,2 milioni di nuovi utenti. Netflix deve guardarsi bene dal deludere le aspettative dei vecchi o aspiranti abbonati.

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