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Metaverso

Metaverso, fine di una breve storia d’amore per Meta, Microsoft e Disney?

L’intelligenza artificiale generativa ha rubato la scena al metaverso e Meta, Microsoft e Disney, dopo averci investito tanto, stanno pressoché smantellando interi reparti. Tutti i dettagli

 

Quando nell’ottobre del 2021 ha fatto il suo ingresso sulla scena mondiale, il metaverso è stato ritenuto la prossima grande novità in ambito tecnologico, tuttavia, la recente curiosità per l’intelligenza artificiale generativa sembra che stia modificando l’interesse – e la destinazione degli investimenti – delle Big Tech.

Sarà la fine del mondo virtuale di cui Mark Zuckerberg è stato uno dei maggiori fautori?

NASCITA (E MORTE?) DEL METAVERSO

Il termine metaverso, usato per la prima volta nel 1992 dallo scrittore Neal Stephenson nel suo romanzo di fantascienza Snow Crash, è diventato, per così dire, più concreto proprio con Zuckerberg che ha riproposto il concetto con la creazione di un universo online in 3D che integra una serie di spazi virtuali diversi e permette agli utenti di interagire, commerciare, lavorare, incontrarsi, giocare e persino socializzare.

Nonostante ci si siano tuffati non solo Facebook, Instagram e WhatsApp, di proprietà di Meta, ma anche Microsoft, NVidia, Google, Disney, Unity Technology, Roblox Corporation, Amazon, Animoca Brands, Epic Games, Decentraland e Binance, il progetto non è mai decollato veramente e oggi potrebbe finire del tutto.

IL TONFO DI META

Zuckerberg, che ha addirittura ribattezzato Facebook con il nome Meta, ha reso popolare il metaverso grazie agli oltre 2 miliardi di utenti iscritti ai suoi social. Tuttavia, dopo averci investito 36 miliardi di dollari “nonostante le riserve dei suoi partner, sta abbandonando la tecnologia”, scrive Quartz.

Il 2023, ha fatto sapere Meta, sarà “l’anno dell’efficienza” e per questo si concentrerà “sulla riduzione dei costi e sulla razionalizzazione dei progetti”.

Come ricorda Quartz, da quando l’azienda ha intrapreso questa avventura, il suo valore “ha subito una caduta in picchiata dopo l’altra e le perdite continuano ad accumularsi”. Lo scorso dicembre il Guardian affermava che Meta aveva già tagliato almeno 11.000 posti di lavoro (il 13% della forza lavoro) per mantenere a galla il suo progetto di metaverso, ma questo non è servito e ora prevede di tagliare altri 10.000 posti di lavoro.

“Gli scarsi risultati del terzo trimestre – si legge sul quotidiano britannico – hanno fatto crollare il prezzo delle azioni di Meta del 25%, cancellando 80 miliardi di dollari dal valore dell’azienda. Reality Labs, la divisione Metaverse di Meta, ha perso 3,7 miliardi di dollari negli ultimi tre mesi e si prevede che il peggio debba arrivare”.

ANCHE DISNEY SMETTE DI SOGNARE

Ma Zuckerberg non è l’unico a doversi scontrare con la realtà. Anche la Disney ha dichiarato che chiuderà la sua divisione Metaverse di 50 persone e ha in programma di licenziare fino a 7.000 dipendenti nei prossimi due mesi, nella speranza di migliorare i guadagni.

“Molte aziende e imprese pensano comprensibilmente che se hanno bisogno di ridurre l’organico o la spesa in generale, questo tipo di categoria sembrerebbe essere un obiettivo piuttosto facile”, ha dichiarato al Wall Street Journal Scott Kessler, analista del settore tecnologico presso la società di ricerca Third Bridge Group.

MICROSOFT SI CONCENTRA SULL’IA

Anche Microsoft, che aveva scommesso molto sul metaverso, sta chiudendo i reparti dedicati per concentrarsi sull’intelligenza artificiale generativa con l’incorporazione di un chatbot nella sua piattaforma Bing.

PERCHÉ IL METAVERSO NON HA FUNZIONATO

Secondo gli esperti citati da Quartz, il metaverso non riesce a diffondersi sia per alcuni aspetti pratici, come i device troppo ingombranti, ma soprattutto a causa dei suoi costi, che non la rendono una tecnologia di massa.

Per Benjamin Arunda, esperto di blockchain e fondatore di ChainAdvise, “la strada da percorrere è ancora lunga” e dovrebbero essere fatte delle modifiche, ma il metaverso non è ancora finito: “I gadget […] dovrebbero essere leggeri come gli occhiali e accessibili e disponibili come gli smartphone, dovrebbero anche essere dotati di misure di sicurezza per gli occhi e le orecchie”.

I più critici invece ritengono che i costi siano proibitivi per un suo uso su larga scala e che comunque non incontri realmente l’interesse di tutti.

“L’entusiasmo per il metaverso è finito”, ha detto Egline Samoei, esperto di tecnologia emergente con sede a Nairobi. “Ma la vera sfida è stata il costo del metaverso. Non è inclusivo, il software e i gadget sono troppo costosi”.

“Le persone stanno ancora cercando su Google il significato del metaverso. Ancora una volta, si rivolge solo ai giochi, all’arte e alla moda” ha commentato Barbara Moran-Goodrich, fondatore di Brand Moran, affermando che “non soddisfa le esigenze di molte persone”.

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