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Perché le sportellate fra Lyft e Uber sfiorano anche Morgan Stanley

Dopo la super quotazione, la vendita allo scoperto contro Lyft è aumentata man mano che le sue azioni crollavano. Gli investitori citano in giudizio la compagnia di ride-sharing che accusa Morgan Stanley di short selling. 

Partenza con il botto… verso lo schianto. Da quando ha debuttato in Borsa lo scorso 28 marzo, il titolo Lyft è diminuito del 17% a 59,51 dollari rispetto i 72 dollari del prezzo d’offerta. Ieri Bloomberg ha rivelato che gli investitori avrebbero citato in giudizio la compagnia di ride-sharing. L’accusa è che Lyft abbia sopravvalutato la sua posizione sul mercato, causando un drammatico crollo del prezzo delle sue azioni. Ma la società di San Francisco attribuisce la colpa di questo crollo a Morgan Stanley, che conduce la prossima quotazione della rivale Uber. Ecco i dettagli.

SUPER QUOTAZIONE…

Debutto sopra le aspettative per Lyft. Nel primo giorno di trading la performance è stata rilevante, con il prezzo delle azioni chiuso a 78,29 dollari. Circa 6,29 dollari più alto del suo prezzo di quota di preopen di 72 dollari..

UNA BRUTTA PIEGA

Poi le cose hanno preso una svolta inaspettata. Già il secondo giorno, il prezzo delle azioni della società di San Francisco è sceso a 69,01 dollari. Da allora è stato su una discesa libera.

… PER UN UNICORNO DELLA SILICON VALLEY

La compagnia di ride-hailing è stato il primo unicorno tecnologico a debuttare a Wall Street quest’anno, per un 2019 che si preannuncia pieno di offerte pubbliche iniziali della Silicon Valley. Uber, principale rivale rivale di Lyft, sta scaldando i motori: ha depositato la documentazione presso la Sec (la Consob americana) per quella che potrebbe essere la più grande Ipo nella storia degli Stati Uniti. La compagnia di Dara Khosrowshahi punta a raccogliere circa 10 miliardi di dollari per una valutazione di 100 miliardi di dollari. Nei giorni successivi al deposito dell’app numero uno di passaggi in auto, le azioni di Lyft sono precipitate toccando il minimo storico di  56,11 dollari lunedì.

INVESTITORI PRESENTANO CLASS ACTION

Ma gli investitori non sono rimasti a guardare. Secondo Bloomberg, mercoledì hanno presentato due distinte class action contro Lyft presso il tribunale di stato di San Francisco. Gli investitori accusano la compagnia guidata da Logan Green di aver travisato la sua posizione sul mercato quando è diventata pubblica. Nello specifico, Lyft si è presentata come la seconda società di ride-sharing degli Stati Uniti, con una quota del 39% del mercato a stelle e strisce. Ma ora gli investitori non ne sono così convinti, accusando l’azienda di aver sovrastimato questa quota e quindi il suo giro d’affari.

TUTTA COLPA DI MORGAN STANLEY

Tuttavia, nelle settimane precedenti la vendita allo scoperto contro Lyft è aumentata e le azioni hanno raggiunto un nuovo minimo. A questo punto occorre fare un passo indietro. A inizio aprile Cnbc, ha rivelato che Lyft ha accusato Morgan Stanley di aver sostenuto un’azione di short-selling, cioè di vendite allo scoperto per gli investitori soggetti a accordi di lock-up. Lyft ha inviato una lettera alla banca d’affari chiedendo delucidazioni e minacciando un contenzioso legale dal momento che Morgan Stanley ha vinto l’ambito ruolo di sottoscrittore dell’Ipo di Uber e potrebbe aver agito per favorirla.

LA REPLICA DELL’ISTITUTO DI CREDITO

Un portavoce di Morgan Stanley ha negato alla Cnbc queste eventualità, affermando che la società “non ha commercializzato né eseguito, direttamente o indirettamente, una vendita, vendita allo scoperto, copertura, swap o trasferimento di rischio o valore associato con azioni Lyft per qualsiasi azionista Lyft identificato dalla società o altrimenti noto per essere oggetto di un accordo di lock-up”. Pare che anche la Financial Industry Regulatory Authority, l’Autorità che monitora il sistema bancario, sia già impegnata sulla questione. La vicenda potrebbe rivelarsi una grande battaglia attorno a due delle principali Ipo tecnologiche dell’anno.

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