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Tempest Fcas

Leonardo, che cosa succederà al programma Tempest con Brexit

Chi ha partecipato e che cosa si è detto al webinar Iai con Leonardo, Mbda Italia e Aiad sulla collaborazione tra Roma e Londra nella difesa e nella sicurezza a partire dal programma Tempest

 

Alla luce del Tempest, e non solo, il Regno Unito resta un importante attore europeo anche dopo l’uscita dall’Unione europea e, in questo contesto, un importante partner per l’Italia.

È quanto è emerso dal webinar dello Iai (Istituto Affari Internazionali) dal titolo “La collaborazione italobritannica nella difesa e sicurezza dopo la Brexit”.

L’accordo raggiunto nel 2020 sui rapporti economici tra Ue e Regno Unito ha concluso infatti il processo della Brexit. Nel nuovo quadro molto resta comunque da fare per mantenere e sviluppare le collaborazioni costruite negli anni nel campo della difesa e sicurezza internazionale.

Sono stati infatti realizzati insieme fondamentali programmi di sviluppo e acquisizione in campo aeronautico e missilistico. A questo si sono aggiunte alcune positive esperienze di integrazione industriale, favorendo lo sviluppo di grandi gruppi transnazionali in grado di meglio competere sul mercato mondiale. Anche nei velivoli di quinta generazione Roma e Londra hanno condiviso la stessa scelta di collaborazione con gli Stati Uniti e oggi hanno deciso di condividere, insieme alla Svezia, lo sviluppo del nuovo velivolo di sesta generazione Tempest.

Tutti i dettagli.

JILL MORRIS: “ENTRO LA FINE DELL’ANNO ACCORDO BILATERALE TRA ITALIA E UK”

Aprendo i lavori, l’ambasciatore del Regno Unito in Italia, Jill Morris, ha sottolineato l’importanza di cogliere l’opportunità della Brexit per intensificare i rapporti commerciali tra Londra e Roma.

“Il 14 gennaio i premier italiano Conte e britannico Johnson hanno riconfermato l’importanza dell’anno delle presidenze (italiana del G20 e inglese del G7)”, ha sottolineato Morris. “Abbiamo l’ambizione di firmare un accordo bilaterale entro la fine del 2021”.

“La Defense growth partnership (Dgp) è un partneriato tra governo e operatori privati per rafforzare l’industria della difesa britannica, guidata dal ministero della Difesa (MoD). La politica britannica della difesa è fondata sul sistema-paese e la gestione è affidata da una steering committee che racchiude i principali stakeholders, come Mbda Uk, Leonardo, Rolls-Royce ecc… Tutte le maggiori controllate delle imprese internazionali fanno parte infatti della steering committee della Dgp, ne sono parte integrante”.

LE PAROLE DI MORRIS SU LEONARDO

Morris evidenzia che “Leonardo, il maggiore investitore italiano nel mercato britannico, è supportato a pieno titolo dal Defense & Security Export (Dse), il braccio operativo del governo nell’export. Dse assolve a una funzione di connettore tra i clienti internazionali e l’intera catena di valore delle aziende britanniche”.

Da qui, si arriva alla firma dello scorso 21 dicembre del Mou da parte dei ministri della Difesa di Regno Unito, Italia e Svezia per rafforzare la collaborazione trilaterale per lo sviluppo del nuovo sistema d’arma Tempest.

Per Morris “l’intesa segna l’inizio di una partnership di lungo termine tra tutte e tre le nazioni”. La firma da parte dei tre ministri della Difesa rappresenta “l’ambizione politica e l’impegno per il caccia di sesta generazione”. Dopodiché l’Ambasciatore del Regno Unito a Roma ha annunciato che a settembre 2021 il Dsei sarà il primo appuntamento in ambito difesa organizzato dal governo britannico dopo la pandemia.

DARIO GIACOMIN: SE TEMPEST E FCAS DOVESSERO CONVERGERE, MODELLO EUROMALE UN ESEMPIO”

La cooperazione tra Italia e Regno Unito ha radici storiche nel passato. Ricorda l’ammiraglio Dario Giacomin, Vice Segretario Generale della Difesa/Vice Direttore Nazionale degli Armamenti.

“In particolare, nel settore aereo, con molta fortuna, la Raf e l’Aeronautica militare italiana sono infatti simili per equipaggiamenti e le collaborazioni sono state parallele, come le esperienze del Tornado, dell’Eurofighter e adesso con l’avvio della cooperazione del Tempest. È la testimonianza di quanto sia stato efficace nel passato e quanto si possa fare nel futuro.

Nonostante la Brexit, l’ammiraglio Giacomin ricorda che il Regno Unito resta membro dell’Occar, l’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti, buon veicolo per incrementare il livello di collaborazione tra i paesi nel settore difesa.

Riguardo il Tempest, se “dovessimo convergere con Fcas”, secondo il Vice Segretario Generale della Difesa il format EuroMale potrebbe costituire un esempio”. (Qui l’approfondimento di Start sul programma Euromale).

Inoltre, nel Tempest c’è parecchio spazio per le Pmi, sottolinea Giacomin. Il quale evidenzia che “dobbiamo fare in modo che i prime contractor del programma vedano le pmi come partner e non come fornitori, ma coinvolto anche nella fase di definizione di progetto”.

LUCIANA CARTA (LEONARDO): “SCELTA NATURALE PER L’ITALIA QUELLA DI UK COME PROJECT MANAGER NEL TEMPEST”

Il presidente di Leonardo, Luciano Carta, ha ricordato innanzitutto che il Regno Unito ha lasciato l’Ue ma non l’Europa. Per il presidente dell’ex Finmeccanica “è interesse di Uk e Italia mantenere una collaborazione stretta. Il Regno Unito rappresenta un valore aggiunto per l’Europa grazie alle sue capabilities nel comparto della sicurezza e della difesa e al tempo stesso lo Uk non deve perdere contatto con un player importante come l’Ue. L’Italia con Leonardo continua a essere un partner primario nello spazio e nella difesa. Esiste una tradizione di collaborazione storica, sappiamo che il contenuto tecnologico della nostra difesa cresce esponenzialmente di anno in anno e la cooperazione internazionale è fondamentale”.

Riguardo la Brexit, Carta evidenzia che “abbiamo scongiurato un’uscita no-deal, l’accordo raggiunto non presenta elementi di preoccupazione ma diverse aree devono essere monitorate per evitare impatti negativi. L’obiettivo è di mantenere il Regno Unito ancorato al resto d’Europa nel campo difesa e sicurezza, agevolato da un comune impegno nell’ambito della Nato”.

A testimonianza dell’importanza del Regno Unito, questo rappresenta un mercato domestico per Leonardo che ha sedimentato la propria presenza nel territorio britannico con Leonardo Uk”.

Carta ha ricordato inoltre che Leonardo Uk ha 7500 dipendenti diretti.

La scelta dunque del Regno Unito “come project partner nel programma Tempest è stata naturale per l’Italia nonostante Brexit” secondo Carta. Il presidente del gruppo di piazza Monte Grappa sottolinea inoltre che “oltre Tempest ci saranno importanti collaborazioni, come nel campo elicotteristico”.

CROSETTO (AIAD): “NEL TEMPEST CERCARE RIPARTIZIONE COME QUELLA NELL’EUROFIGHTER”

“Se vogliamo essere sinceri, abbiamo necessità di una cooperazione con il Regno Unito. Non ci sono molti altri programmi in cui cooperare. Soprattutto nel mercato aeronautico visto la chiusura di Germania e Francia”, ha precisato Guido Crosetto, presidente di Aiad, la Federazione che riunisce le aziende italiane del comparto aerospazio, difesa e sicurezza.

Secondo Crosetto infatti “la cooperazione sul Tempest è fondamentale per preservare il nostro know how”. Ma “è importante che si concretizzi la cooperazione con gli investimenti”. (Qui l’approfondimento di Start sulle risorse destinate dalla Difesa italiana al programma Tempest).

“Tempest ci sarà quando si investiranno i soldi” incalza Crosetto. Il presidente di Aiad evidenzia anche la “Svezia entra più forte” nel progetto rispetto all’Italia dal momento che ha già stanziato 50 milioni di sterline.

Per Crosetto “è fondamentale per l’Italia avere una ripartizione simile a quella avvenuta nel programma Eurofighter che ha fatto crescere Leonardo ma anche le pmi grazie a quella cooperazione virtuosa”.

Dunque “ben venga una cooperazione siglata (ovvero quella del 21 dicembre 2020) ma va portata avanti con gli investimenti, con soldi in bilancio” puntualizza il presente di Aiad.

Infine, riguardo allo scenario post-Brexit per il comparto difesa, Crosetto ricorda che “più l’industria è piccola più le barriere burocratiche sono rischiose. Quindi sarebbe necessario ricostituire il quadro antecedente alla Brexit immediatamente”.

LORENZO MARIANI (MBDA):  “RIPORTARE LA SITUAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE MERCI AL PRE-BREXIT”

Per Lorenzo Mariani, amministratore delegato di Mbda Italia, “è fondamentale implementare un modello che si poggia sull’organizzazione integrata, che prescinde dalla nazionalità”.

Pertanto, “il futuro si deve basare su programmi condivisi, come il missile Camm” secondo Mariani.

“Tutto questo richiederà un possibile ricorso ai programmi europei come il Fondo europeo per la Difesa (Edf) e la Pesco, la cooperazione strutturata permanente. Per Edf non c’è ancora un accordo, per Pesco a novembre 2020 è stato trovato un accordo che consente alle aziende extra europee di partecipare”.

Anche il numero uno di Mbda Italia concorda sull’importanza di riportare la situazione della circolazione delle merci al pre-Brexit. È fondamentale il “movimento di merci sul territorio europeo, soprattutto nei programmi integrati in cui si condividono pezzi di sistemi”.

MICHELE NONES (IAI):

Infine, la parola passa al professor Michele Nones, vice presidente Iai.

Nel luglio 2018 lo Iai ha pubblicato uno studio sulle conseguenze della Brexit. “Avevamo ipotizzato tre scenari di cui si è realizzato il secondo, un accordo di libero scambio tra Ue e Uk”, ricorda Nones.

“Nel campo della difesa avevamo sottolineato il tema della collaborazione nel campo delle attività di Ricerca e Sviluppo. Nel frattempo Edf e Pesco hanno risolto il problema definendo le modalità di collaborazione.”

“Gli unici ostacoli vengono dalla necessità di adeguare questa collaborazione (tra Italia e Regno Unito) al mutato quadro di riferimento”. Più sul quadro giuridico che su quello politico, è pure vero che il Regno Unito non farà più parte delle iniziative politiche a livello Ue, ma i rapporti eccellenti bilaterali consentiranno di sanare questa mancanza. Sul piano militare non cambia nulla visto la comune appartenenza alla Nato”.

La condizione di stato terzo assunta dal Regno Unito da gennaio 2021 impatta evidentemente  su tutta la normativa italiana, che resta allineata a quella europea. Andrà verificato concretamente come risolvere i problemi derivanti dal nuovo status”.

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