È un caso che Microsoft, primo investitore in OpenAi di Sam Altman, veda il proprio motore di ricerca Bing – finora sconosciuto ai più – salire nelle classifiche di utilizzo? Ed è un caso che parallelamente Google perda terreno? Con ogni probabilità si è davanti a un rapporto di causa effetto perché l’Intelligenza artificiale, tra i suoi mille e più utilizzi, verrà usata sempre più per impostare un nuovo modo di ricercare nozioni sul Web.
Una conseguenza da un lato strettamente connessa alla natura “da Wikipedia” di ogni algoritmo apparentemente senziente interrogato dagli internauti che non intendono verificare le fonti personalmente come si è sempre fatto finora interpellando i motori di ricerca tradizionali, ma dall’altro voluta fortemente dalle software house che intendono sottrarre a Google il ruolo di centro della Rete.
CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE GOOGLE NON È PIU’ IMPRENDIBILE?
“L’intelligenza artificiale cambierà ogni categoria di software, a partire dalla maggiore: la ricerca. Oggi lanciamo Bing e Edge potenziati” dall’Ai per aiutare con ricerche migliori online, aveva affermato l’amministratore delegato di Microsoft Satya Nadella a inizio 2023, poche settimane dopo che Redmond aveva messo 10 miliardi nella no profit OpenAI.
All’epoca, secondo Statcounter, Bing veniva contemplato solo nel 3% delle ricerche globali. Poi è arrivata l’Intelligenza artificiale, settore che ha visto Google inseguire rispetto a Microsoft e Bing ha progressivamente quadruplicato la sua presenza nel mercato della ricerca desktop fino a raggiungere il 12,21% registrato a marzo 2025: una ricerca su otto.
OLTRE 13 MILIARDI PER IL 12,21% DEL MERCATO?
Provando a tener traccia di tutti gli aumenti di capitale che si sono susseguiti finora, Microsoft ha investito 13,75 miliardi in OpenAI dal 2019, compresa la sua quota nell’ultima raccolta di fondi da 6,6 miliardi di dollari. Resta da chiedersi se avesse senso spendere una simile somma per sfiorare il 13 per cento nelle ricerche da computer, quando ormai il grosso dell’utenza naviga via smartphone.
La risposta è senz’altro positiva, visto che l’Ai potrà essere declinata in molti altri modi. Ma soprattutto sovvertire gli equilibri fa rientrare nuovamente in gioco il browser made in Redmond: Internet Explorer. Il programma negli anni è passato da essere protagonista assoluto della navigazione desktop a sfortunato inseguitore, superato prima da FireFox poi da Chrome di Google. Spingere sempre più utenti su Bing significa spingerli anche sull’erede di Internet Explorer, Edge, su cui Microsoft è tornata a puntare moltissimo. Inoltre gli ultimi dati dimostrano che il monopolio di Google non è poi così granitico.
CON LA GALOPPATA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE GOOGLE HA RALLENTATO
Mentre l’Intelligenza artificiale si affacciava sul mondo, Google ha visto la sua quota di mercato desktop scendere dall’87% di gennaio 2020 al 79,10% di marzo 2025, con una perdita complessiva di 8 punti percentuali in cinque anni. Una frenata che in Mountain View ha fatto suonare più di un campanello d’allarme, considerati gli sforzi compiuti da Google sul versante dell’Intelligenza artificiale. Il rischio, del resto, per il colosso del Web è che nel prossimo futuro le ricerche verranno fatte interpellando direttamente gli assistenti virtuali.
LE INCOGNITE PER MOUNTAIN VIEW
Non sembrano esserci possibilità di rimonta invece nel mondo degli smartphone e dei tablet, in cui vige il duopolio Google e Apple, con Bing che detiene appena il 3,88% del mercato complessivo, mentre Mountain View grazie alla diffusione del sistema operativo Android e agli accordi con Apple sfiora il 90 per cento l’89,66%. Sussiste comunque più di un interrogativo importante: gli accordi stretti con Cupertino scricchiolano (la notizia ha fatto crollare le azioni di Alphabet, società madre di Google, dell’8%) e incombe il rischio spezzatino da parte dell’Antitrust Usa. Il mondo del Web potrebbe insomma essere presto rivoluzionato.