skip to Main Content

Microsoft Ricerca Online

Perché Microsoft non sfonda nella ricerca online nemmeno con l’IA?

Nonostante il suo investimento di circa 10 miliardi di dollari in OpenAI per assicurarsi ChatGpt, il miglior chatbot di IA in circolazione, da integrare nel suo motore di ricerca Bing, Microsoft non ha minimamente scalfito il primato di Google nella ricerca online. Fatti, numeri e commenti

 

Sebbene Google stia licenziando per concentrare le risorse su quello che è il suo core business, ovvero la ricerca online, in risposta alle mosse di Microsoft, intenzionata a competere con l’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nel suo Bing, al momento non ha in realtà di che temere.

Il colosso di Bill Gates, infatti, nonostante abbia investito circa 10 miliardi di dollari in OpenAI, la software house guidata da Sam Altman (che ha anche fatto una brevissima incursione in Microsoft quando l’hanno cacciato da casa sua) e produttrice di ChatGpt, sembra essere fermo al palo per quanto riguarda appunto la ricerca online.

Bing, che non è mai veramente stato un competitor di Google Search, nemmeno con l’integrazione di ChatGpt, sta dando i risultati sperati.

GOOGLE MANTIENE IL PRIMO POSTO

Finora il motore di ricerca di Google ha dominato in modo incontrastato poiché è col suo strumento che avviene il 90% delle ricerche online e il nuovo volto che Microsoft ha dato a Bing non ha scalfito questo dato.

“Secondo i dati del settore, la quota di Microsoft nel mercato globale della ricerca online non è praticamente cambiata dopo l’arrivo di Bing AI, alias Bing Chat, alias Copilot. Ci risulta che la quota di Bing sia aumentata di soli 0,56 punti percentuali da quando, quasi un anno fa, ha inserito il GPT-4 di OpenAI nella sua ricerca web”, scrive il sito di notizie di tecnologia The Register.

COSA DICONO IN NUMERI

La testata riferisce poi che i numeri di StatCounter, che analizza il traffico web, mostrano che, “sebbene Microsoft abbia attirato alcuni nuovi utenti su Bing dopo aver lanciato il suo assistente conversazionale, non sono poi così tanti”.

Dai dati risulta infatti che quando Microsoft ha lanciato il chatbot alimentato da OpenAI nel febbraio 2023, la sua quota globale nel mercato della ricerca era pari al 2,81% e a dicembre era salita appena al 3,37%. La fetta di Google, invece, era passata dal 93,37% di inizio 2023 al 91,62% alla fine dell’anno.

Fonte: Bloomberg

Solo su desktop, si legge su The Register, Bing è salito leggermente dall’8,18% al 10,53% e Google è sceso dall’85,64% all’81,71%. Mentre sui dispositivi mobili, Bing è ancora al di sotto dell’1% nell’intero anno, con Google che detiene oltre il 95% del mercato globale.

Fonte: StatCounter

ANCHE GOOGLE HA I SUOI PROBLEMI

Ma nonostante l’indiscutibile successo, sostenuto anche grazie a ingenti pagamenti ad aziende come Apple e Samsung per garantirsi il monopolio nella ricerca online, pure Google, con l’arrivo dell’intelligenza artificiale, mostra delle crepe.

Gli utenti infatti lamentano una diminuzione nella qualità dei risultati proposti dal motore di ricerca che, secondo un recente studio che ha preso in considerazione solo i contenuti delle recensioni dei prodotti, sembra essere in declino a causa dell’aumento delle SEO farm e dei siti di link affiliati. Le SEO farm, dette anche link farm o fabbriche di link, sono pagine stracolme di link create con l’unico scopo di aumentare, in maniera scorretta, la popolarità dei siti che ne fanno uso. E Google, premiando i testi ottimizzati, li posiziona tra i primi risultati.

Adesso il timore è che con il diffondersi dell’intelligenza artificiale la situazione potrà solo peggiorare perché il web si riempirà ancora di più di SEO spam, ovvero “spazzatura SEO”.  “È la peggiore qualità di risultati su Google che abbia mai visto in 14 anni di carriera”, ha detto un dirigente della ricerca web che vede nello spam abilitato dall’IA la distruzione di Internet.

Back To Top