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Intelligenza Artificiale

Intelligenza artificiale? E’ anche un campo di battaglia geopolitico. Ecco perché

Che cosa manca all'Europa, dopo l'AI Act, per competere davvero con Stati Uniti e Cina. Il punto di Gagliano

 

La corsa globale verso il dominio dell’intelligenza artificiale (IA) sta mettendo in evidenza le dinamiche di potere tra le principali potenze mondiali. In questo contesto, l’IA si è rivelata non solo una frontiera tecnologica ma anche un campo di battaglia geopolitico e politico di rilievo. La sua importanza si riflette nel valore crescente del mercato globale dell’IA, che testimonia l’enorme potenziale economico e innovativo di questa tecnologia.

Nella competizione per l’IA, gli Stati Uniti e la Cina stanno chiaramente primeggiando. La posizione dominante degli Stati Uniti è sostenuta dall’imponente potere economico dei giganti tecnologici e da un ecosistema fiorente di startup. Questa supremazia americana nell’IA è il risultato di un ambiente che favorisce l’innovazione e l’investimento in nuove tecnologie. Parallelamente, la Cina, sotto una guida politica focalizzata, sta impiegando l’IA come leva per il controllo statale e la crescita economica, proponendosi come un serio contendente nella corsa all’IA.

Contrastando con questo scenario, l’Europa sta cercando di trovare il proprio spazio e la propria voce in questa competizione. La sua strategia si concretizza nel tentativo di imporsi attraverso la normalizzazione e la regolamentazione, come evidenziato dalla proposta dell’AI Act. Questa mossa strategica mira a un equilibrio tra promozione dell’innovazione e salvaguardia dei diritti fondamentali, nel tentativo di ritagliarsi una nicchia significativa nel mercato dell’IA.

Tuttavia, l’approccio europeo porta con sé il rischio di un’eccessiva regolamentazione che potrebbe rallentare il progresso e limitare la capacità dell’Europa di competere con gli Stati Uniti e la Cina. Inoltre, l’ordine esecutivo americano recentemente introdotto rappresenta un tentativo di regolamentare l’IA, ma il suo impatto effettivo rimane incerto, vista la mancanza di specificità e dettagli.

Di fronte a queste sfide, l’Europa deve ripensare la sua strategia per competere efficacemente nel settore dell’IA. Un maggiore impegno nei finanziamenti congiunti pubblico-privato, la sensibilizzazione sull’IA e l’adozione di strategie open source sono alcuni degli approcci che potrebbero aiutare l’Europa a consolidare la sua posizione in questo ambito.

In conclusione, la corsa globale all’IA è un terreno di competizione che richiede strategie ben ponderate e azioni mirate. Per l’Europa, questo significa equilibrare le esigenze di regolamentazione con quelle di innovazione e crescita, evitando il rischio di diventare una “colonia tecnologica” e cercando invece di affermarsi come un attore significativo nel panorama globale dell’IA.

Nel contesto della crescente competizione globale nell’intelligenza artificiale (IA), l’Europa sta lentamente emergendo come un attore chiave, sebbene con un avvio più lento rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. L’IA, riconosciuta come motore fondamentale per il progresso sociale, economico e tecnologico, è ora al centro delle strategie europee. L’Unione Europea, puntando sulla normalizzazione come strategia, mira a colmare il divario con i suoi concorrenti, sottolineando l’importanza delle norme per la competitività delle imprese e la sovranità degli stati.

Con l’AI Act, l’Europa si propone di definire un nuovo paradigma nella regolamentazione dell’IA. Questo regolamento si prefigge di stabilire un quadro giuridico uniforme per tutti gli stati membri, con l’obiettivo di mitigare i rischi associati all’IA e di posizionare l’Europa come leader nell’impostazione di standard per questa tecnologia emergente. Tuttavia, l’approccio europeo è in bilico tra l’ambizione di promuovere l’innovazione e il rischio di soffocarla con una regolamentazione eccessiva.

Recentemente, il Presidente francese Emmanuel Macron ha sollevato preoccupazioni riguardo a un potenziale squilibrio nella strategia europea. Ha messo in luce il rischio che l’Europa possa rimanere indietro in termini di investimenti rispetto a Stati Uniti e Cina, concentrandosi eccessivamente sulla regolamentazione prima di investire in modo significativo nell’innovazione. Questa preoccupazione è condivisa da molti esperti del settore, che vedono nell’attuale impostazione europea un potenziale ostacolo alla crescita e allo sviluppo dell’IA.

Nel tentativo di bilanciare le risorse e coordinare gli investimenti, l’Unione Europea, attraverso programmi come Horizon Europe e Europe Digitale, ha programmato di investire circa 1 miliardo di euro all’anno in IA, un impegno che mira a posizionare l’Europa come leader nello sviluppo di un’IA all’avanguardia e affidabile. Questi sforzi, tuttavia, appaiono modesti se confrontati con gli imponenti investimenti americani, che hanno superato i 12 miliardi di dollari solo nei primi mesi del 2023.

L’Europa, pur essendo in una posizione di leadership per quanto riguarda la regolamentazione dell’IA, deve ancora affermarsi come pioniera nella creazione e nello sviluppo di questa tecnologia. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario un equilibrio tra la creazione di un ambiente normativo favorevole e l’incoraggiamento all’innovazione e agli investimenti nel settore. Solo attraverso un approccio equilibrato e strategico, l’Europa potrà competere efficacemente con le altre superpotenze globali nell’ambito dell’intelligenza artificiale.

Nell’arena globale dell’intelligenza artificiale (IA), l’Europa si trova a un bivio strategico. Nonostante la chiara comprensione del potenziale dell’IA nel guidare benefici sociali ed economici, la strategia europea è stata finora maggiormente incentrata sulla regolamentazione piuttosto che sull’innovazione. Questo approccio, sebbene prudente, ha portato a una lentezza procedurale e alla necessità di armonizzare le posizioni di tutti i 27 stati membri, oltre ai parlamentari europei, il che ha allungato i tempi di negoziazione e implementazione delle politiche.

Prendendo come esempio l’AI Act, introdotto per la prima volta nel 2021, questo regolamento si prefigge di stabilire un quadro giuridico uniforme per la gestione dell’IA in tutta l’Unione Europea. Tuttavia, considerando i rapidi progressi nel campo delle IA generative, esiste il rischio che il regolamento, una volta adottato, possa risultare obsoleto o inadeguato a gestire le nuove sfide tecnologiche. Inoltre, la proposta è stata criticata per il rischio di una “iper-regolamentazione”, che potrebbe soffocare l’innovazione anziché promuoverla.

Il Parlamento europeo, nel giugno 2022, ha adottato una posizione negoziale che si concentra sull’interdizione generale dell’uso di sistemi di dati biometrici per il riconoscimento facciale o la valutazione sociale, pratiche utilizzate ampiamente in Cina per la sorveglianza di massa. Questa decisione riflette la preoccupazione dell’UE per la protezione dei diritti fondamentali, in particolare in relazione alla privacy, alla non discriminazione e alla protezione dei dati personali.

Nel frattempo, il recente ordine esecutivo degli Stati Uniti, firmato dal Presidente Biden nel 2023, sembra adottare un approccio più flessibile. Evitando di essere eccessivamente prescrittivo, l’ordine esecutivo dimostra una volontà di collaborazione con l’Europa su temi come la promozione dei diritti umani, pur consentendo agli USA di mantenere un ampio margine di manovra sull’IA.

Nonostante l’Europa sia all’avanguardia nella regolamentazione dell’IA, la predominanza dei giganti tecnologici americani, come Google, OpenAI e Microsoft, nel panorama tecnologico globale, rappresenta una significativa sfida. Le 502 startup francesi specializzate in IA censite nel 2021 testimoniano l’interesse europeo per l’IA, ma evidenziano anche una dipendenza dai progressi tecnologici americani.

In conclusione, l’Europa, pur essendo un attore chiave nella regolamentazione dell’IA, deve riconsiderare la sua strategia per diventare un leader nella corsa mondiale all’IA. Per competere efficacemente con gli Stati Uniti e la Cina, l’Europa deve adottare un approccio normativo che sia flessibile e adattabile ai rapidi cambiamenti tecnologici e che promuova un pensiero collettivo e cooperativo tra gli stati membri, consolidando le loro strategie nazionali per aumentare il potere e l’influenza dell’UE nel settore dell’IA.

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