Per l’economia mondiale, l’intelligenza artificiale porterà una crescita dei profitti pari a 4,8 trilioni di dollari
Intelligenza artificiale (IA) leva per la crescita. Dell’Italia e non solo. Questa tecnologia, se così vogliamo chiamarla, potrà incrementare i ricavi delle imprese del 38% e far crescere l’occupazione del 10%. Percentuali che si tradurrebbero, per l’economia mondiale, in una crescita dei profitti pari a 4,8 trilioni di dollari. Questo, almeno, è quanto sostiene Accenture, che in uno studio presentato a Davos in occasione del World Economic Forum, ha analizzato l’impatto dell’Intelligenza Artificiale (IA) sul business aziendale e sull’occupazione. Tutto si basa su interviste a top manager e lavoratori di aziende di 11 paesi nel mondo, tra cui l’Italia.
La crescita dei ricavi e delle opportunità di lavoro delle imprese è dunque subordinata ad un aggiornamento (serio e veloce) dei modelli di business e, ovviamente, alla formazione dei dipendenti all’uso delle tecnologie intelligenti.

Importanti saranno competenze e formazione, così come suggerito dal 69% dei 14mila lavoratori intervistati. L’apertura verso questa tecnologia, però, è solo nei fatti, bisogna ammetterlo. C’è un grande divario, ancora, tra le risposte e le iniziative concrete avviate dai manager per favorire la loro riqualificazione. E questo, ovviamente, non è un buon segnale. Traducendo in percentuali quando detto: mentre il 54% dei dirigenti aziendali considera la collaborazione uomo-macchina cruciale per il business, solo il 3% ha intenzione di investire sulla formazione dei propri collaboratori, entro i prossimi tre anni.
“Per crescere nell’era dell’Intelligenza Artificile, le aziende devono investire di più in formazione, devono preparare i dipendenti a un nuovo modo di lavorare in cooperazione con le macchine”, ha commentato Marco Morchio, Accenture Strategy Lead per Italia, Europa Centrale e Grecia.
Quale la ricetta per essere vincenti? Accenture suggerisce alle aziende di rimodulare il lavoro partendo dai lavoratori, partendo dai compiti, anziché dai ruoli, e assegnare i task di volta in volta a macchine e persone. Bisognerà anche bilanciare la necessità di automatizzare il lavoro con quella di valorizzare le capacità delle persone.
Che l’avvento dell’intelligenza artificiale e dell’automazione porti nuove opportunità di lavoro non è cosa del tutto nuova.
Come prevede la società di ricerca Gartner, se è vero infatti che al 2020, l’innovazione che avanza farà perdere 1,8 milioni di posti di lavoro a livello globale, è anche vero che proprio l’intelligenza artificiale ne creerà 2,3 milioni.Ci sarà un saldo positivo di 500 mila impieghi.

A partire dal 2020, evidenziano gli analisti, la creazione di occupazione legata all’intelligenza artificiale entrerà in territorio positivo, e nel 2025 si conteranno 2 milioni di posti in più.
“Ricordiamo che in passato già diverse innovazioni significative sono state associate con un periodo di transizione in cui si è verificata una perdita di lavoro, seguito da una ripresa e dalla trasformazione del business. L’intelligenza artificiale seguirà lo stesso percorso”, spiega la ricercatrice Svetlana Sicular.






