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Green Pass Immuni

Immuni, ecco come e perché le Regioni si dividono sull’app

Si allunga la lista delle regioni che non appoggiano Immuni, l'app del governo per il tracciamento dei contatti. Tutti i dettagli e le polemiche

 

Da lunedì Immuni sarà a pieno regime nelle regioni pilota. Ad annunciarlo è stato il commissario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri giovedì in conferenza stampa.

La sperimentazione dell’app di contact tracing è partita infatti nelle regioni Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia, dopodiché sarà attiva in tutta Italia.

Ma è proprio a livello regionale che polemiche e scetticismo stanno prevalendo. Il primo a mettere le mani avanti è stato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: “Noi stiamo lavorando con il nostro progetto di bio sorveglianza, non stiamo lavorando sulla tracciabilità”.

Dopo di lui, le incertezze della Liguria, le critiche del Friuli Venezia Giulia e per ultimo il Piemonte che intende sconsigliare l’uso dell’app selezionata dal governo.

Ecco come si dividono le Regioni sull’utilizzo di Immuni.

IL MONITO DEL PIEMONTE

“Non riteniamo opportuno incentivare in Piemonte l’uso della app Immuni”, ha dichiarato il responsabile della Task force per la Fase 2 della regione Piemonte, Ferruccio Fazio, in un’intervista al Corriere della Sera. “Io ritengo che, da noi in Piemonte, non sia troppo utile visto che abbiamo messo in piedi un sistema di tracciamento dei contatti avanzato. È solo un alert”, ha detto Fazio.

RISCHIO DI RICHIESTA TAMPONI NON GIUSTIFICATA

Un concetto ribadito sempre al Corriere da un altro membro della task force regionale, il presidente dell’Ordine dei medici di Torino, Guido Giustetto: “Immuni rischia di creare falsi timori e una richiesta di tamponi non giustificata come i test sierologici”, ha detto. L’app lanciata dal ministero per l’Innovazione “è utile come alert, non come sistema di tracciamento dei contatti che, oggi, in Piemonte, è veloce. Dalla segnalazione del sospetto al referto del tampone passano 48-72 ore”.

COSA HA DETTO IL MINISTRO PISANO

Con Immuni potrebbero dunque aumentare le richieste di tamponi? “Il ministero della Salute se ne sta occupando, deve esserci piena sinergia tra parte tecnologica e sanitaria”. Lo ha detto il ministro per l’Innovazione Paola Pisano(M5S) durante un’audizione alla commissione Trasporti della Camera il 3 giugno.

IL FRIULI VENEZIA GIULIA

‘La giunta regionale non si fida dei cittadini del Friuli Venezia Giulia. Fedriga e Riccardi criticano ‘Immuni’ e vorrebbero un’applicazione obbligatoria che tracci per filo e per segno ogni spostamento e qualsiasi contatto”, hanno dichiarato giovedì i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle della regione.

Lo scorso 28 maggio infatti, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga (Lega) aveva ritirato la propria disponibilità alla sperimentazione dell’app Immuni.

FEDRIGA: “IMMUNI NON SI INTEGRA CON IL TRACCIAMENTO MANUALE”

“A quanto si apprende Immuni prevedrà non la ricostruzione della catena di contatti dei soggetti risultati positivi, come peraltro richiesto dalla Regione al fine di integrare in modo omogeneo il lavoro oggi svolto manualmente, bensì l’invio di un sms ai cittadini entrati a contatto con un contagiato”, così aveva motivato la sua decisione Fedriga.

“Ciò significa che si passerà da una gestione affidata ai Servizi sanitari a un’azione diretta (e priva del supporto di professionisti) dei cittadini, a cui competerà l’onere di chiamare il medico di base. Una soluzione poco avveduta — secondo il governatore — che rischia di ingenerare panico o, nel caso in cui il cittadino decidesse di non rivolgersi al medico curante, di vanificare l’efficacia dell’app.”

IL VENETO

Prima ancora del ritiro del Friuli Venezia Giulia, tra i primi scettici dell’app di tracciamento dei contatti, troviamo il presidente del Veneto, Luca Zaia (Lega). Il governatore del Veneto ha raccolto sempre più consensi sia in regione sia nel paese grazie alla gestione dell’emergenza coronavirus.

“L’app nazionale è stata oggetto di incontro anche oggi per capire se ci sono aspetti sperimentali da portare avanti. È partita male dal punto di vista del consenso pubblico. L’app funziona se c’è il consenso pubblico, se no non funziona”, ha dichiarato il 21 maggio Zaia nel corso della conferenza sull’andamento dell’emergenza coronavirus. “Si è atteso troppo e si è lasciato andare avanti le preoccupazioni giuste sulla privacy e gestione dei dati, per cui i cittadini adesso hanno ritrosia. Bisogna recuperare la fiducia dei cittadini”. Tanto che il governatore veneto aveva annunciato: “Noi stiamo lavorando con il nostro progetto di bio sorveglianza, non stiamo lavorando sulla tracciabilità”.

I DUBBI DELLA REGIONE LIGURIA

Bensì una delle quattro regioni in cui è partita la sperimentazione di Immuni, anche la Liguria non ha mancato di esprimere i propri dubbi.

“Ogni giorno si aggiunge un tassello ma i protocolli sono ancora a livello di ministeri, al momento siamo alla fase di preparazione e dell’allineamento dei protagonisti. Aspettiamo di avere istruzioni sempre più dettagliate”, ha spiegato all’Adnkronos la vicepresidente e l’assessore alla Sanità della Regione Liguria Sonia Viale il 2 giugno, già critica nelle settimane precedenti sul sistema di contact tracing per mappare i contatti.

UN MECCANISMO DI TRACCIAMENTO PARALLELO A QUELLO ORDINARIO

Anche il governatore ligure Giovanni Toti aveva chiarito che la app “va un po’ affinata, ma la sperimenteremo anche in Liguria perché tutto quello che può essere un aiuto è giusto metterlo alla prova e può aiutare i nostri medici”.

Viale lamenta infatti la creazione di “un meccanismo parallelo rispetto all’azione ordinaria degli uffici di igiene e dei dipartimenti sanitari perché è uno screening parallelo, con una funzione tecnologica. Anche nella circolare del 29 maggio si sottolineava che il meccanismo ordinario per fare prevenzione e tracciamento rimane comunque affidato agli uffici di igiene e della sanità”.

L’APP DELLA SARDEGNA

Se le Regioni di dividono tra quelle a favore e quelle contro la soluzione di contact tracing del governo, c’è anche chi duplica gli sforzi.

Come la Sardegna che lancerà a breve app ‘Sardegna sicura’ di tracciamento dei contatti. Chi arriva nell’isola è invitato a scaricarla, in base all’ultima ordinanza anti-Covid firmata il 2 giugno scorso dal presidente della Regione Christian Solinas.

“Con l’App si potrà aderire all’indagine epidemiologica e al sistema di tracciamento che, nelle intenzioni della Regione, dovrebbe servire a isolare eventuali casi positivi evitando la chiusura di interi territori.” Un’app di tracciamento contatti sarda quindi, doppione della nazionale Immuni.

LA PRECISAZIONE DI MUSUMECI PER LA REGIONE SICILIA

“La App ‘Immuni’ non è alternativa alla App ‘SiciliaSicura’”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, nel corso del programma ‘Agora”, su Rai3 il 4 giugno.

Anche la Sicilia, come la Sardegna, si doterà dunque di una propria app, in aggiunta a Immuni.

“Invitiamo il turista che viene in Sicilia a scaricarla perché gli consentirà di essere accompagnato per tutta la sua permanenza sull’Isola da un sistema sanitario discreto e invisibile” ha spiegato Musumeci. “In caso di allarme o sintomi il turista può chiamare il sistema sanitario e nel caso di eventuale positività sarà ospitato in strutture diverse dall’albergo in cui si trova e dagli ospedali”.

PARTITA (QUASI) IMMUNI

“Sono già un milione e 150 mila gli italiani che hanno scaricato l’App, tra due settimane sarà attiva in tutta Italia”. Lo ha annunciato il commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri in conferenza stampa il 4 giugno.

RISULTATI CONFORTANTI PER ARCURI

“L’obiettivo è raggiungere il massimo di utilizzo da parte degli italiani. I risultati sono confortanti” ha aggiunto Arcuri.

I DUBBI DI CRISANTI

Ma ciò che è confortante per uno è sconcertante per un altro.

“L’App ‘Immuni’ potenzialmente è una buona idea. Così com’è concepita e con i livelli di identificazione dei casi penso che abbia un impatto molto, molto basso. Penso che per avere un impatto dovrebbe essere scaricato almeno dal 90% degli italiani”, ha ribadito ad Agorà Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia all’università di Padova.

AL VIA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE

Proprio perché all’efficacia dell’app è correlato anche il numero dei cittadini che la attiverà, il ministero dell’Innovazione punterà sulla comunicazione. Per sensibilizzare gli italiani ad adottare e comprendere l’app e le sue finalità, il ministero dell’Innovazione metterà in campo una campagna di comunicazione che avverrà “sia sui media tradizionali come radio e tv che sui social”. La campagna di comunicazione durerà 4 mesi ed è organizzata in tre fasi. “Il lancio nel mese di giugno, una fase di mantenimento a luglio, agosto e inizio settembre e una fase di recall all’avvio dell’autunno”, ha precisato Pisano in audizione alla Camera.

INTANTO SINGAPORE MOLLA L’APP TRACETOGETHER

In attesa che Immuni sia operativa e che le Regioni raggiungano una quadra sull’utilizzo, dall’altra parte del mondo si passa già oltre l’app di contact tracing. Come ha riportato Reuters venerdì, Singapore,  prevede di lanciare un dispositivo indossabile per il contact tracing dei nuovi contagi da coronavirus. Da quanto si apprende, in caso di approvazione il governo distribuirà a tutti i suoi 5,7 milioni il dispositivo.

La città-stato è stata uno dei primi Paesi a sviluppare la prima applicazione per smartphone del genere (TraceTogether) per identificare e allertare le persone che hanno interagito con nuovi vettori di coronavirus, ma la tecnologia bluetooth ha creato diversi problemi di e l’applicazione non è molto utilizzata. I dati dicono che l’app è stata scaricata da circa il 18% della popolazione, che meno della metà l’abbia attivata, e che l’uso del bluetooth non ha reso possibile il contact tracing tra dispositivi Apple e quelli con sistema operativo Android. Il sostanziale fallimento dell’app avrebbe quindi indotto il governo a scegliere un sistema di tracciamento indossabile, come ad esempio un braccialetto.

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