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Il digitale non decolla: Italia bocciata dall’Ue

L’Italia bocciata dalla pagella del Desi, l’indice sviluppato dalla Commissione Europea che misura il grado di diffusione del digitale nei paesi Ue Il Digitale in Italia non decolla. Il Bel Paese è stato bocciato dal DESI (Digital Economy and Society Index 2016), l’indice sviluppato dalla Commissione Europea che misura il grado di diffusione del digitale…

L’Italia bocciata dalla pagella del Desi, l’indice sviluppato dalla Commissione Europea che misura il grado di diffusione del digitale nei paesi Ue

Il Digitale in Italia non decolla. Il Bel Paese è stato bocciato dal DESI (Digital Economy and Society Index 2016), l’indice sviluppato dalla Commissione Europea che misura il grado di diffusione del digitale nei paesi Ue, basato su cinque indicatori: connettività, capitale umano, uso di Internet, integrazione di tecnologie digitali e servizi pubblici digitali. Nella classifica, il nostro Paese si piazza solo al 25esimo posto (su 28), perdendo una posizione rispetto al 2014, con uno score di 0,42, rispetto alla media Ue a 28 di 0,52. Tra i migliori a livello europeo, invece, la Danimarca, i Paesi Bassi, la Svezia e la Finlandia.

Ma perchè l’Italia è stata bocciata? Cosa ancora non va nel nostro Paese? Nell’ultimo anno l’Italia ha fatto pochi progressi in relazione alla maggior parte degli indicatori.

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Connettività: l’Italia e la mancanza di copertura a banda larga veloce

L’analisi non lascia dubbi: l’Italia deve lavorare tanto, soprattutto per sviluppare la copertura delle reti fisse a banda larga veloce (NGA almeno 30 Mbps). In questo settore, l’Italia si posiziona al 27esimo posto (su 28), con appena il 5,4% delle famiglie che ha un abbonamento Nga sul 53% di quelle abbonate. Per capire quanto siamo indietro rispetto agli altri Paesi basta guardare i numeri: in Europa, il 71% delle famiglie ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/sec), rispetto al 62% dell’anno scorso. Se è vero che la copertura delle reti a banda larga (Nga) nel 2015 è passata dal 36% delle abitazioni al 44%, dobbiamo anche ammettere che i progressi sono ancora troppo lenti.

Insomma, in tema di banda larga l’Italia perde tempo, con il risultato che siamo sempre più lontani dagli obiettivi dell’Agenda Digitale europea (copertura a 30 mbps del 100% della popolazione e del 50% della popolazione a 100 mbps entro il 2020).

Meglio, fortunatamente, lo sviluppo della banda larga mobile, con il 75% di abbonamenti per 100 abitanti (ci classifichiamo al 10° posto). Insomma, si compensa con gli smartphone.

Capitale Umano: chi naviga non ha conoscenza del digitale

Il vero tallone d’achille dell’Italia è la mancanza di skill digitali (persone che abbiano conoscenza dell’evoluzione digitale) nella popolazione. Risultato? Il 31% degli utenti online manca di competenze digitali di base (e questo è anche uno dei motivi per cui non si diffonde la banda larga veloce). La percentuale di specialisti Ict è pari ad appena il 2,5% della popolazione. Dobbiamo ammetterlo, sul nostro Paese pesa (e non poco) la scarsa scolarizzazione, soltanto il 42% della popolazione ha un titolo di studi superiore a quello della scuola di secondo grado, e il gran numero di anziani.

Uso di Internet: italiani ancora indietro rispetto a media Ue

Gli italiani sembrano rifiutare ancora l’uso della Rete per effettuare transazioni, interagire con gli altri e leggere le news. Uguagliamo la media Ue solo sul fronte della fruizione di contenuti video e dei giochi. Solo il 34% degli utenti di Internet effettua chiamate video in rete e solo il 58% utilizza regolarmente i social network.

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Integrazione della tecnologia digitale: meglio l’eCommerce

Anche per quanto riguarda l’indice di integrazione del digitale nel mondo business l’Italia ha grandi margini di miglioramento: siamo al 20esimo posto. Le aziende del Bel Paese non si impegnano nell’adozione di soluzioni di eBusiness. Una vera economia digitale è quella in cui le imprese provano a sfruttare al meglio le possibilità e i vantaggi offerti dalle tecnologie digitali, sia per migliorare la loro efficienza e produttività, sia per raggiungere i clienti. Le PMI italiane, però, poco ancora si rendono conto delle potenzialità che ha l’ecommerce per l’espansione del mercato.

È in questo settore, tuttavia, che l’Italia fa segnare un miglioramento più marcato, con il giro d’affari che passa dal 4,9% del 2014 all’8,2% di quest’anno.

Servizi pubblici digitali: il mancato sviluppo dipende dagli utenti

Nel settore della PA il mancato sviluppo della digitalizzazione è colpa anche degli utenti. Sì, l’Italia registra una buona performance nella disponibilità di servizi digitali della PA (ci classifichiamo al 17esimo posto, con una media superiore a quella Europea), ma sono ancora troppo pochi (18%) gli utenti che restituiscono online i moduli compilati. ‘Soltanto nel 37% dei casi le informazioni già in possesso della Pubblica Amministrazione vengono riutilizzate per riempire i moduli precompilati degli utenti’ si legge nel rapporto DESI. Le istituzioni potrebbero fare di più per migliorare la “usability”dei servizi online.

Uno sguardo all’Europa

In generale, i progressi ci sono, ma lenti. Il Vecchio Continente ottiene un punteggio di 0,52 su 1 per digitalizzazione. Un miglioramento rispetto allo 0,5 dell’anno scorso, ma marginale.

Anche l’Europa paga una mancanza di conoscenza del mondo digitale: quasi la metà degli europei (il 45%) non possiede competenze digitali di base (uso della posta elettronica, strumenti di editing o installazione di nuovi dispositivi).

Rispetto allo scorso, gli indicatori mostrano che le amministrazioni pubbliche forniscono una gamma più ampia di servizi online, ma stenta a crescere (32%) il numero di utenti che interagiscono online con le amministrazioni pubbliche.

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