Nei giorni in cui i Brics si riuniscono per rivendicare la loro rinnovata centralità di un mondo finora a guida Occidentale, dalla Cina approfondiscono il solco anche sul piano virtuale, con il lancio di HarmonyOS Next 5, un sistema operativo per i device Huawei, sviluppato internamente e in tutta fretta in quel di Shenzhen, che si candida a diventare l’anti Windows e anti Android per tutti quei Paesi stufi del monopolio occidentale anche su quel fronte.
SU QUALI DEVICE ARRIVA HARMONYOS NEXT 5
I primi dispositivi a potere contare nativamente sul nuovo sistema operativo che recide ogni legaccio con i software occidentale dovrebbero essere i flagship della serie Huawei Mate 70. Anche se per molti osservatori il player asiatico potrebbe prevedere un sistema dual boot per permettere agli utenti europei e statunitensi di continuare a usufruire delle app dell’ecosistema Google attraverso gli attuali escamotage.
Intanto, nuovi dispositivi oltre ai Mate 60 e Mate X5 e ai tablet della serie MatePad Pro 13.2 sono stati ammessi all’interno del programma beta: Pura70, Pura70 Pro, Pura70 Pro+ e Pura70 Ultra e Pocket 2 e Pocket 2 Art Custom Edition, il MatePad Pro 11 del 2024 e il pieghevole triplo Mate XT, quello a conchiglia Nova Flip, gli smartphone Nova 13 e Nova 12, oltre ai tablet della serie MatePad 11.5, MatePad Pro 12.2 e MatePad Air 12.
UNA RIVOLUZIONE IN APPENA CINQUE ANNI
Sono passati appena cinque anni da quando l’allora presidente americano Donald Trump decise di bandire Huawei dagli Stati Uniti, impedendo al colosso cinese che da sempre se la gioca ad armi pari con la statunitense Apple di avere accesso agli store virtuali e alle app occidentali.
Se fossimo nella boxe, quello assestato da Trump a Huawei sarebbe stato un colpo sotto la cintola, proprio là dove fa più male ed è vietato mirare. Infatti il produttore asiatico è rimasto senza ossigeno per un po’, ma si è ripreso alla velocità della luce se si considera che, solo cinque anni dopo, è stato in grado di presentare HarmonyOS Next 5, ovvero il suo sistema operativo interamente slegato da Android. Con tanto di Intelligenza artificiale di bordo: il compito di sfidare le controparti virtuali occidentali è stato dato al nuovo assistente digitale Xiaoyi.
BYE, BYE GOOGLE
Rispetto alla soluzione posticcia e – ammettiamolo – un po’ pasticciata sfruttata finora, nel periodo emergenziale causato dalla decisione di Trump di costringere Huawei a recidere ogni rapporto con gli store americani, HarmonyOS Next 5 non avrà più alcuna libreria Android, aspetto che farà cessare la compatibilità con le utilizzatissime app dell’ecosistema Google (Gmail, Google Maps, Google Drive, Google Meet, Google Home e ovviamente anche YouTube, che appartiene a Mountain View).
Non è semplice recidere il cordone ombelicale con Google, e infatti molti utenti, per lo più europei, che oggi hanno in casa device Huawei continuavano a sfruttare le app statunitensi mettendo in conto di dover fare più operazioni del dovuto per riuscire a installarle, essendo esclusi tali hardware dagli store statunitensi.
LE COPIE CINESI DELLE APP GOOGLE
Del resto, i software dell’azienda Usa si declinano oggigiorno in decine di servizi sfruttati quotidianamente da milioni di persone. Servizi che Huawei dall’inizio della nuova decade ha faticosamente iniziato a sostituire con varianti ad hoc: Google per esempio è sostituito da Petal Search, al posto di Google Play Services si trova il Huawei Mobile Services (Hms), Petal Maps fa le veci di Google Maps, Huawei Cloud dei servizi di storage su nuvola di Mountain View, Meetime di Google Meet, Petal Mail di Gmail e via discorrendo.
Anche sul fronte dell’Intelligenza artificiale alcune funzioni sono state prese di peso da quelle sfoderate da Mountain View, tipo quella che permette di cercare su Internet partendo da un particolare di una foto semplicemente cerchiandolo (“Cerchia e cerca”).
SEI MILIARDI L’ANNO PER LO SVILUPPO DI APP APPOSITE
Il negozio digitale PlayStore è irraggiungibile, ma c’è l’AppGallery con 15mila app native pronte per gli utenti: svilupparle ha chiesto qualcosa come sei miliardi di yuan l’anno, ma adesso che ogni app occidentale ha la sua variante cinese, tutto è pronto per edificare la versione 4.0 della muraglia cinese, chiudendo al di fuori di essa l’intero ecosistema a stelle e strisce. Nel mentre, le varie versioni HarmonyOS sarebbero già presenti su oltre un miliardo di device, dicono da Huawei (smartphone, tablet, smart tv, smartwatch…).
L’IMPORTANZA DI HARMONYOS NEXT NELLA STRATEGIA CINESE
Il nuovo sistema operativo si candida a diventare lo standard in Cina. Anche perché, come già anticipato, HarmonyOs Next non è destinato solo a smartphone, tablet e smartwatch, ma anche a laptop e PC.
Una divisione del mondo che, sebbene non faciliterà le cose agli utenti meno esperti di tecnologia al momento dell’acquisto di un device (chi è sempre stato abituato a Microsoft o ad Android impiegherà un pochino a prendere dimestichezza con i nuovi software) non deve essere necessariamente visto in ottica negativa.
Infatti, dopo i recenti accadimenti che hanno paralizzato il traffico aereo, come pure gli ospedali e le banche, sono parecchi gli esperti ad aver iniziato a sostenere che sarebbe consigliabile predisporre computer con sistemi operativi differenti da far entrare in gioco in casi emergenziali in cui si scatena un effetto domino mondiale.
ADDIO AL WINDOWS-CENTRISMO?
Si tratterebbe di mettere in pratica un sistema a doppio binario, che richiede naturalmente risorse enormi, dato il raddoppio della spesa e anche competenze ad hoc, ma è una alternativa che potrebbe essere presa in seria considerazione, perché l’incidente degli ultimi giorni ha rivelato al mondo – e soprattutto a eventuali malintenzionati – la fragilità dell’intelaiatura telematica occidentale “Windows-centrica”.
IL SISTEMA OPERATIVO PREFERITO DAI BRICS?
Resta da capire se i Paesi che militano nei Brics approfitteranno della concomitanza dei due eventi e nell’arco dei prossimi mesi decideranno di seguire Pechino adottando in massa i sistemi operativi made in China, specie nei dispositivi in uso nella Pubblica amministrazione e nei palazzi del potere.
La Russia quasi certamente sì. Non avendo alcun know-how in materia, ha già compiuto un balzo simile nel settore automotive che quasi certamente replicherà in campo tecnologico, anche perché ha da tempo il timore che i device statunitensi spiino i funzionari russi (da qui la richiesta ai propri boiardi di Stato a non usare prodotti Apple).
Ma cosa faranno le altre nazioni riunite in consesso? Sicuramente seguiranno con attenzione cosa avverrà nei prossimi mesi. E dato che i Brics riuniscono il 41 per cento della popolazione mondiale, per Huawei – e conseguentemente per la Cina – si prospettano affari d’oro.