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Huawei fabbricherà chip a dispetto delle sanzioni Usa?

Huawei starebbe pensando a una fabbrica di chip a Shanghai per aggirare le sanzioni Usa sulle esportazioni

 

Chip made in Shanghai per Huawei in barba alla tecnologia statunitense?

Per ovviare alle sanzioni Usa che hanno reso difficile reperire processori per i suoi prodotti, Huawei starebbe vagliando l’ipotesi di una fabbrica di chip a Shanghai. Farebbe così a meno della tecnologia americana. Lo riporta il Financial Times citando fonti a conoscenza dei fatti.

L’impianto a Shanghai produrrebbe parti per la sua attività principale di infrastrutture di telecomunicazioni.

Secondo quanto riferito, in questo modo Huawei aggirarerebbe i controlli sulle esportazioni statunitensi imposti a maggio e rafforzati ad agosto. Quest’ultimi sfruttano il dominio delle società americane su alcune apparecchiature per la produzione di chip e software di progettazione di chip per bloccare le forniture di semiconduttori a Huawei.

L’IMPIANTO A SHANGHAI

L’impianto sarebbe gestito da un partner, lo Shanghai IC R&D Center. Uno dei principali azionisti dell’IC R&D è il gruppo statale Huahong, che controlla anche i produttori di chip a contratto Huahong Grace e HLMC.

Si tratta una società di ricerca sui chip sostenuta dal municipio di Shanghai, che aiuterebbe Huawei ad avere i prodotti necessari per portare avanti le sue attività nel settore delle telecomunicazioni.

Come sottolinea il Ft infatti, il colosso delle tlc cinese non ha esperienza nella fabbricazione di chip.

PER FABBRICARE CHIP PER DISPOSITIVI DIGITALI E APPERACCHIATURE PER IL 5G

Secondo il rapporto, Huawei vorrebbe ottenere chip a 28 nanomwetri entro la fine del prossimo anno, da utilizzare su smart tv e altri oggetti connessi. E processori a 20 nanometri nel 2022, per le apparecchiature 5G.

La fabbrica non servirebbe però agli smartphone dell’azienda cinese, che necessitano di una produzione più avanzata.

E PER GLI SMARTPHONE?

I dispositivi mobili richiedono infatti processori di chip altamente avanzati per rimanere competitivi nella fascia alta (il Kirin 9000 nel Mate 40 Pro è un chip da 5 nm). E i piani di Shanghai non sarebbero d’aiuto. Secondo il sito Egadget, Huawei potrebbe rivolgersi ad alleati di fabbricazione come SMIC per chip telefonici più modesti, ma è ancora probabile che ridimensionerà le sue offerte di telefoni una volta che le scorte esistenti si esauriranno.

L’INDUSTRIA CINESE DI SEMICONDUTTORI

Il progetto, non confermato dalle aziende citate, si inserisce comunque nel percorso che la Cina ha tracciato  verso una maggiore autosufficienza economica nei suoi nuovi piani quinquennali auspicando di costruire la propria tecnologia di base.

Secondo il rapporto della Semiconductor Industry Associationin (Sia) americana pubblicato un mese fa, “solo il 6% della nuova capacità globale di sviluppo sarà situata negli Stati Uniti. Al contrario, la Cina aggiungerà circa il 40% della nuova capacità nel prossimo decennio e diventerà il più grande sito di produzione di semiconduttori al mondo”.

Pertanto mentre la produzione statunitense diminuisce, Pechino sta riversando circa 100 miliardi di dollari in programmi di incentivi. La Cina diventerà dunque il posto più conveniente al mondo per fabbricare componenti elettronici. E Huawei potrebbe aapprofittarne.

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