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Google Copyright

Google non si arrende, nuovo ricorso contro l’Antitrust Ue

Google ha fatto un ultimo tentativo presso la massima corte europea per annullare la multa di 2,42 miliardi di euro ricevuta dall'Antitrust Ue nel 2017 per abuso di posizione dominante relativo al suo servizio di shopping

Google à la guerre in Europa.

Il colosso tecnologico di Mountain View si è rivolto alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) dopo che nel 2021 il Tribunale Ue ha respinto il suo ricorso alla multa imposta dall’antitrust europeo per abuso di posizione dominante con il suo servizio shopping (Google Shopping).

Nel 2017 Bruxelles aveva comminato una multa record da 2,42 miliardi di euro a Big G per aver “abusato della sua posizione dominante sul mercato della ricerca per promuovere il suo servizio di comparazione dello shopping nei suoi risultati, declassando quelli dei suoi concorrenti. Quello che ha fatto è illegale per le regole Antitrust”, aveva spiegato all’epoca la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. Si è trattato della prima di tre sanzioni per pratiche anticoncorrenziali che sono costate complessivamente a Google 8,25 miliardi di euro nell’ultimo decennio, ricorda Reuters.

Nel novembre del 2021 la Corte generale dell’Unione europea ha rigettato il ricorso di Google contro la multa imposta dall’Antitrust Ue per abuso di posizione dominante.

Ma il gigante tecnologico non intende mollare la presa e ora sta facendo appello contro la sentenza del 2021 che ha appoggiato la decisione della commissione.

Questo caso e altri due che coinvolgono il sistema operativo mobile Android e il servizio pubblicitario AdSense, sono procedimenti contro cui la società sta facendo appello, segnala Bloomberg.

Tuttavia impallidiscono in confronto al caso antitrust dell’Ue in corso nel lucroso business della pubblicità digitale di Google, dove le autorità di regolamentazione a giugno minacciano di smembrare la società, precisa Reuters.

Senza dimenticare che, dall’altro lato dell’Atlantico, il 12 settembre è iniziato il processo per la causa intentata dal Dipartimento di Giustizia statunitense contro il monopolio dei motori di ricerca di Google.

Tutti i dettagli.

IL RICORSO DI GOOGLE CONTRO LA MULTA UE

Ora Google accusa l’Ue di aver esagerato imponendo una multa di 2,4 miliardi di euro per come ha favorito i propri servizi di shopping a scapito dei rivali.

L’avvocato di Google Thomas Graf ha affermato che la Commissione europea non è riuscita a dimostrare che il diverso trattamento riservato dalla società ai rivali fosse abusivo e che il diverso trattamento da solo non fosse anticoncorrenziale.

“Le aziende non competono trattando i concorrenti allo stesso modo con se stesse. Competono trattandoli in modo diverso. Lo scopo principale della competizione è che un’azienda si differenzi dai rivali. Non si allinei con i rivali in modo che siano tutti uguali”, ha dichiarato il legale dell’azienda alla Corte.

“Qualificare ogni diverso trattamento, e in particolare il diverso trattamento delle imprese di prima parte e di terze parti, come abusivo minerebbe la concorrenza. Comprometterebbe la capacità e gli incentivi delle aziende a competere e innovare”, ha affermato Graf.

LA POSIZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Martedì la commissione ha respinto le argomentazioni di Google in quanto “travisano e distorcono” la decisione dell’Ue e la sentenza del tribunale di grado inferiore.

L’avvocato della Commissione Fernando Castillo de la Torre ha affermato che la società aveva utilizzato i suoi algoritmi per favorire ingiustamente il suo servizio di shopping comparativo dei prezzi, in violazione delle leggi antitrust dell’Ue.

“Google aveva il diritto di applicare algoritmi che riducono la visibilità di determinati risultati che erano meno rilevanti per la query di un utente”, ha affermato il legale della Commissione. “Ciò che Google non aveva il diritto di fare era sfruttare la propria posizione dominante nella ricerca generale per estendere la propria posizione rispetto allo shopping comparativo, promuovendo i risultati dei propri servizi, abbellendoli con caratteristiche attraenti e applicando algoritmi che tendono a spingere verso il basso i risultati dei rivali e mostrare quei risultati senza caratteristiche attraenti,” ha precisato.

La CGUE si pronuncerà nei prossimi mesi.

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