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Cosa farà l’Fbi con il riconoscimento facciale e la sorveglianza

Che cosa farà l'FBI per espandere le capacità dell'Integrated Automated Fingerprint Identification System (IAFIS). L'intervento di Giuseppe Gagliano

 

Il sistema di identificazione di nuova generazione (NGI) è un’opzione di identificazione biometrica veloce, accurata e senza contatto sia per l’intelligence che per le forze dell’ordine statunitensi.

È stato creato dall’FBI al fine di espandere le capacità dell’Integrated Automated Fingerprint Identification System (IAFIS), che identifica i soggetti dalle loro impronte digitali e cerca la loro storia criminale.

I dati di identificazione di NGI sono sorprendenti, poiché hanno unito tutti i dati originali delle impronte digitali dal database IAFIS, che ospita oltre 100 milioni di record individuali, con nuovi dati biometrici, tra cui impronte palmari, scansioni a iride e record di riconoscimento facciale.

Il video “Uh-Oh, The FBI Just Got Facial Recognition Technology” spiega questo strumento di sorveglianza dell’FBI, il sistema di identificazione di nuova generazione o NGI.

Spiega come il software di riconoscimento facciale sia una parte importante di NGI e perché l’FBI prevede di raccogliere fino a 52 milioni di foto dei volti delle persone.

Evidenzia anche i problemi di privacy, perché la possibilità di anonimato potrebbe essere finita.

Alla luce di queste nuove informative è legittimo domandarsi quali reali differenze sussistono fra sistemi di monitoraggio di questa natura e quelli posti in essere dalla Cina che, proprio attraverso l’intelligenza artificiale, controlla il dissenso interno per prevenirlo con rapidità ed efficienza.

D’altronde – come aveva sottolineato Edward Snowden – le differenze tra sistemi democratici e sistemi autoritari in relazione all’intelligenza artificiale e alla sorveglianza di massa sono meno nette di quanto si possa pensare.

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