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Facebook

Che cosa Facebook ha spifferato a Netflix, Amazon, Spotify e Microsoft

La denuncia del New York Times sulla condivisione dei dati degli utenti con alcuni big tecnologici come Netflix, Amazon, Spotify e Microsoft

Ancora guai in casa Facebook: una nuova inchiesta del New York Times denuncia altri dettagli sul modo in cui il social più utilizzato e amato del mondo ha trattato i dati degli utenti.

Per anni, si legge sul quotidiano americano, Facebook avrebbe dato ad alcune delle più grandi aziende tecnologiche del mondo un accesso più ampio ed intrusivo ai dati personali degli utenti di quanto non abbia divulgato.

In pratica, il social avrebbe esentato alcuni big tecnologici dalle solite regole sulla privacy, come dimostrato da centinaia di pagine di documenti. Tutto questo dimostra che i big data siano diventati il ​​bene più prezioso dell’era digitale.

COINVOLTI MICROSOFT, NETFLIX, SPOTIFY, AMAZON

Scendendo nei particolari, Facebook ha concesso al motore di ricerca Bing di Microsoft di vedere i nomi di praticamente tutti gli amici degli utenti di Facebook senza il consenso, mentre Netflix, Royal Bank of Canada e Spotify hanno potuto leggere i messaggi privati ​​degli utenti di Facebook.

Amazon ha ottenuto i nomi degli utenti e le informazioni di contatto attraverso i loro amici, mentre Yahoo ha visto i post dei post degli amici, quest’estate.

A partire dal 2017 Sony, Microsoft, Amazon e altri hanno potuto ottenere gli indirizzi email degli utenti attraverso i loro amici.

Secondo i registri interni di Facebook hanno rivelato che ci sarebbero stati accordi di condivisione con oltre 60 produttori di smartphone, tablet e altri dispositivi.

BENEFICI RECIPROCI

Lo scambio dei dati ha portato beneficio a tutti. Facebook ha avuto più utenti, aumentando le entrate pubblicitarie. Le aziende partner hanno acquisito funzionalità per rendere i loro prodotti più attraenti.

LE PROVE

A testimoniare quanto avvenuto in casa Facebook sono i documenti e le interviste con circa 50 ex dipendenti di Facebook e partner aziendali, che dimostrano anche come Facebook abbia interferito con un accordo di consenso del 2011 con la Federal Trade Commission, che ha impedito al social network di condividere i dati degli utenti senza autorizzazione esplicita.

LA DIFESA DI FACEBOOK

Steve Satterfield, direttore della privacy e politica pubblica di Facebook, ha detto al New York Times che nessuna delle partnership ha violato la privacy degli utenti o l’accordo FTC. I contratti richiedevano che le aziende rispettassero le politiche di Facebook.

“Sappiamo che abbiamo del lavoro da fare per riguadagnare la fiducia delle persone”, ha dichiarato Satterfield. “Proteggere le informazioni delle persone richiede team più forti, una tecnologia migliore e politiche più chiare, ed è su questo che ci siamo concentrati per la maggior parte del 2018.”

LA DIFESA DEI PARTNER

Amazon, Microsoft, Yahoo ed altri partner hanno dichiarato di aver utilizzato i dati in modo appropriato, ma hanno rifiutato di discutere le operazioni di condivisione in dettaglio.

CHE FINE FANNO I DATI POST CONDIVISONE

Pam Dixon, direttore esecutivo del World Privacy Forum, un gruppo di ricerca sulla privacy senza scopo di lucro, ha affermato che Facebook avrebbe scarso potere su ciò che accade alle informazioni degli utenti dopo averle condivise ampiamente.

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