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Huawei

Ecco Stati e regioni che si affidano a Huawei cloud (nonostante i veti Usa)

Huawei sta trovando molti acquirenti statali e regionali (anche in Italia) per i suoi servizi cloud nonostante i veti statunitensi. Cosa emerge dal report del think tank Csis di Washington

 

Huawei sta trovando molti acquirenti governativi per i suoi servizi cloud nonostante i crescenti sospetti nei confronti dell’azienda, afferma il report Reconnecting Asia Project del Center for Strategic and International Studies, un think tank con sede a Washington.

I ricercatori del Csis hanno trovato 70 accordi in 41 paesi tra governi (o imprese di proprietà statale) e il colosso delle tlc cinese.

Ricordiamo che il mercato cloud al momento è dominato dai colossi statunitensi: Amazon Web Services con una quota di mercato del 32%, seguito da Microsoft Azure con una fetta del 19%. Cerca di accorciare il divario anche Google Cloud, raggiungendo una quota del 7%.

I paesi in via di sviluppo firmano accordi con Huawei nonostante gli avvertimenti americani. Gli Stati Uniti infatti hanno ripetutamente accusato Huawei di spiare per conto del governo cinese, a volte sfruttando le “porte di servizio” delle telecomunicazioni nelle sue apparecchiature. Washington ha anche inserito Huawei e molte delle sue affiliate nella “entity list”, limitando la vendita di tecnologie critiche come i semiconduttori al colosso di Shenzhen.

Dal report emerge che la maggior parte dei paesi coinvolti in tali accordi con Huawei si trovavano nell’Africa sub-sahariana, in Asia e in America Latina. Ma anche il nostro paese figura nell’elenco con un acquirente statale del servizio cloud del colosso cinese.

Tutti i dettagli.

IL RILIEVO DEL THINK TANK DI WASHINGTON

“L’infrastruttura cloud e i servizi di e-government di Huawei gestiscono dati sensibili su salute, tasse e documenti legali dei cittadini”, afferma lo studio del Csis.

“Mentre Huawei si ritaglia una nicchia come fornitore per i governi e le imprese statali, sta costruendo una posizione strategica che potrebbe fornire alle autorità cinesi preziose informazioni e persino una leva coercitiva” mettono in guardia i ricercatori del think tank americano.

“Nonostante affrontino sfide legali e reputazionali, le offerte di Huawei stanno ancora guadagnando terreno, con quasi la metà degli accordi con date di inizio note annunciate dal 2018”, sostiene il Csis.

CHI ACQUISTA I SERVIZI CLOUD DI HUAWEI

I paesi a reddito medio sono i clienti più comuni per i servizi cloud ed e-government di Huawei.

Il 77% di questi accordi si è verificato in paesi che Freedom House, un gruppo di sorveglianza per la democrazia finanziato dal governo degli Stati Uniti, ha classificato come “non liberi” o “parzialmente liberi”, come l’Arabia Saudita e lo Zambia.

Il 72% degli accordi è stretto in paesi a reddito medio, tra cui Messico e Malesia.

IL MONITO DEL CSIS

“In questo contesto, le economie in via di sviluppo sono un prezioso banco di prova, offrendo una forte domanda, meno barriere all’ingresso e meno controllo rispetto alle economie sviluppate”, ha affermato il Csis. “Guadagnare un punto d’appoggio nei governi potrebbe dare all’azienda e alle autorità cinesi intelligence e persino una leva coercitiva”, mette in guardia il rapporto.

LA POSIZIONE DEL COLOSSO DI SHENZHEN

In qualità di infrastruttura cloud e fornitore di servizi, Huawei non possiede né controlla i dati dei clienti”, ha affermato Huawei in una nota. “Tutti i dati dei clienti sono di proprietà e completamente controllati dai nostri clienti. La sicurezza informatica e la protezione della privacy degli utenti rimangono le massime priorità di Huawei”, ha aggiunto la società.

CHI HA ACQUISTATO I SERVIZI CLOUD DI HUAWEI IN ITALIA

Dai dati del Csis, emerge che in Italia l’unico acquirente pubblico di Huawei è la Regione Umbria, nello specifico per il servizio Umbria Telepresence system.

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