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Adrian

Ecco il sistema anti drone di Elettronica che l’Italia invierà (forse) all’Ucraina

Il consiglio dei ministri ha approvato il decreto Nato per prorogare anche nel 2023 gli aiuti militari all’Ucraina. Nel nuovo pacchetto (il sesto) potrebbero esserci anche sistemi anti drone italiani derivati dal modello Adrian in dotazione alle nostre forze armate. Fatti, rumor e approfondimenti

 

L’Italia potrebbe inviare i sistemi anti drone derivati dal modello Adrian all’Ucraina.

Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per prorogare l’invio di armi dall’Italia all’Ucraina fino al 31 dicembre 2023. È prevista “fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governativa dell’Ucraina”, si legge nel comunicato della presidenza del Consiglio.

Tra le novità del nuovo pacchetto di aiuti militati destinati a Kiev, secondo il Corriere della Sera, potrebbero esserci “sistemi anti drone italiani derivati dal modello Adrian in dotazione alle nostre forze armate, che non hanno mai divulgato numeri e tipologie di cui dispongono. Gli ucraini ne hanno grande necessità e l’Italia potrebbe dare il suo contributo di aiuti militari anche in questo settore, insieme agli alleati e in coordinamento con la Nato”.

Tra le forniture ci saranno anche sistemi missilistici di difesa aerea. L’ipotesi più accreditata è quella degli Aspide, che in queste ore prevale sulla possibilità di fornire il sistema “Samp/T”, molto più avanzato ma anche più difficile da reperire. Anche se “secondo fonti della Difesa da noi sentite, in questo momento non comprenderebbe le batterie SPADA basate sui missili ASPIDE”, rivela Rid (Rivista italiana di difesa).

“È in discussione anche la possibilità che l’Italia mandi per la prima volta sistemi anticarro Spike, di produzione israeliana e in dotazione alla nostre Forze armate. Per il resto i contenuti del sesto decreto, in arrivo entro dicembre o nella prima parte di gennaio, dovrebbero ricalcare quelli dei precedenti”, aggiunge il Corriere.

Tutti i dettagli sui sistemi anti drone Adrian, sviluppati dal gruppo Elettronica e in dotazione dell’Esercito, che Roma potrebbe inviare a Kiev.

LE ARMI INVIATE DALL’ITALIA ALL’UCRAINA

Finora i governi italiani non hanno mai rivelato i dettagli delle armi che ha inviato a Kiev. Tuttavia, secondo i media italiani e ucraini, le spedizioni precedenti includevano missili terra- aria Stinger, razzi controcarro Panzerfaust fino a sistemi bellici più potenti e più moderni come i semoventi Mlrs e Pzh2000.

COS’È IL SISTEMA ANTI-DRONE ADRIAN DI ELETTRONICA

Ora, secondo il Corriere della Sera, l’Italia potrebbe inviare all’Ucraina sistemi anti drone basati sul modello Adrian (Anti-Drone Interception Acquisition Neutralization) di Elettronica Group (partecipata anche da Leonardo e Thales). Secondo la società si tratta di “uno dei sistemi anti-drone più avanzati ed economici disponibili. Si occupa del rilevamento e dell’intercettazione dei droni utilizzando un unico sistema che può essere schierato in un sito fisso o montato su un veicolo”.

LE CARATTERISTICHE

Il sistema utilizza una combinazione di radar, optronica, sensori acustici e una misura di supporto elettronico (ESM) per rilevare visivamente il drone, tramite la sua firma radar e il rumore dei suoi motori e utilizzando le trasmissioni radio del drone. Adrian fonde queste informazioni, determina il tipo di drone e la sua posizione e presenta queste informazioni all’operatore. L’utilizzo di quattro diversi sensori per trovare il drone significa che il velivolo può essere rilevato anche se uno o più sensori hanno difficoltà.

Ad esempio, se gli edifici alti bloccano la linea di vista del radar o dell’optronica o se un ambiente rumoroso rende difficile sentire i motori del drone. Questa combinazione di sensori garantisce inoltre un basso tasso di falsi allarmi.

Come spiega Analisi Difesa, “Rilevato il drone, Adrian intercetta i segnali radio che il drone utilizza per comunicare con il suo pilota e i segnali satellitari di cui ha bisogno per la navigazione. Utilizza una contromisura elettronica per bloccare questi collegamenti costringendo il drone ad atterrare in sicurezza o tornare al punto di partenza. Un ulteriore vantaggio è che Adrian può localizzare la posizione del pilota del drone, consentendo alle forze di Sicurezza di intervenire in modo mirato. Adrian ha un costo competitivo e può registrare le missioni per successive analisi e debriefing”.

LE SPERIMENTAZIONI CONDOTTE DALL’ESERCITO ITALIANO NEL 2020

Nel giugno 2020 si è svolta “presso il poligono dell’Esercito Italiano di Foce Verde, l’attività di sperimentazione, con la quale il Centro di Eccellenza interforze contro le minacce da mini e micro Aeromobili a Pilotaggio Remoto (C-M/M APR) ha condotto una sessione di verifica delle prestazioni del sistema “ADRIAN” (Anti-Drone Interception Acquisition Neutralization) della Società Elettronica”.

La dimostrazione ha consentito di poter svolgere un’attività di simulazione di protezione da minacce condotte da aeromobili a pilotaggio remoto, di obiettivi tattici e strategici in uno scenario operativo, ha spiegato l’Esercito.

Ma da quel momento la Difesa non ha mai divulgato numeri e tipologie di cui dispongono le nostre forze armate.

LA SOLUZIONE ANTI-DRONE DI ELETTRONICA NELL’ESERCITAZIONE NATO SULLE ALPI

Infine, in occasione dell’esercitazione Nato svoltasi a Sestriere, sulle Alpi, lo scorso marzo, Elettronica ha presentato una evoluzione del suo sistema Antidrone implementata nelle capabilities per essere in grado di operare anche in movimento e in condizioni di impiego estreme e realizzata attraverso l’utilizzo di tecniche di Intelligenza Artificiale associate all’analisi dei segnali e all’elaborazione di immagini.

Per questa specifica dimostrazione il sistema “Adrian” in versione Snow leopard, è stato installato su un veicolo BV S7 restando ugualmente abilitato per essere installato su qualsiasi altro veicolo, per garantire la protezione di convogli dismounted, per la protezione di obiettivi fissi, spiegava la società.

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