Dario Amodei, imprenditore di chiare origini italiane nato nel 1983 subito dopo l’arrivo dei genitori negli Usa, è fondatore e ceo di Anthropic, una startup dal valore stimato di 40 miliardi di dollari, sostenuta da Amazon e Google e focalizzata sulla ricerca e lo sviluppo di un’intelligenza artificiale (AI) sicura e allineata agli interessi umani. Amodei però è anche un ricercatore di primo piano nel campo dell’intelligenza artificiale (IA). Prima di fondare Anthropic, ha ricoperto ruoli di leadership in OpenAI, dove ha lavorato su alcuni dei più avanzati modelli di linguaggio e sistemi IA generativi, per poi lasciarla a seguito della sua rottura con Sam Altman. Amodei è conosciuto per il suo impegno nella sicurezza dell’IA, conducendo studi su come ridurre i rischi associati a questa tecnologia, e su come garantire che il suo sviluppo sia sicuro e vantaggioso per l’intera umanità.
Negli scorsi giorni Amodei ha pubblicato un lungo e dettagliato articolo intitolato “Machines of Loving Grace: How AI Could Transform the World for the Better“, in cui esplora i potenziali benefici dell’intelligenza artificiale (IA) nel migliorare la vita umana. Amodei affronta cinque aree principali dove l’IA potrebbe avere un impatto rivoluzionario: biologia e salute, neuroscienze e mente, sviluppo economico e povertà, governance e pace, lavoro e significato.
L’importanza di discutere i vantaggi dell’IA
In una prima fase, Amodei riflette sul motivo per cui lui e la sua azienda, Anthropic, hanno posto l’accento sui rischi associati all’IA piuttosto che sui suoi vantaggi. Uno dei motivi principali è la percezione del rischio come un ostacolo potenziale a un futuro positivo. La sua preoccupazione è che da un lato la diffusione dei rischi venga sottovalutata, mentre dall’altra le opportunità offerte dall’IA non sono ancora comprese a fondo. Tuttavia, ritiene che sia cruciale immaginare una visione ottimistica del futuro, per comprendere al meglio il potenziale dell’IA nel migliorare l’umanità.
Un’intelligenza artificiale “potente”
Per stabilire un quadro concettuale, Amodei definisce cosa intende per “IA potente”. Questo concetto si riferisce a modelli di IA molto più intelligenti dei migliori scienziati in vari campi, come biologia, programmazione, matematica e ingegneria, capaci di agire autonomamente e risolvere problemi complessi. Tali IA, secondo Amodei, potrebbero avere accesso a interfacce umane come testo, audio, video e tastiere, oltre a interagire con strumenti fisici. Essenzialmente, Amodei descrive l’IA come una sorta di “nazione di geni in un datacenter”, in grado di affrontare sfide enormi con velocità e precisione superiori a quelle umane.
Salute e biologia
Amodei dedica una parte significativa del suo articolo a descrivere come l’IA potrebbe trasformare il settore della biologia e della salute. La sua ipotesi centrale è che la ricerca biomedica, accelerata dall’IA, potrebbe accelerare i progressi che ci aspettiamo nei prossimi 50-100 anni in soli 5-10 anni. Gli esperimenti biologici, spesso limitati dalla complessità intrinseca dei sistemi biologici e dai tempi lunghi necessari per i test, potrebbero essere drasticamente velocizzati grazie all’automazione e all’analisi rapida dei dati tramite IA.
Un esempio concreto è la rivoluzione nella scoperta di tecniche biotecnologiche fondamentali, come CRISPR, una tecnologia di editing genetico che consente modifiche precise del DNA. Secondo Amodei, scoperte come queste potrebbero essere accelerate esponenzialmente da un’IA capace di progettare esperimenti, analizzare risultati e scoprire nuovi metodi in parallelo. AlphaFold, il sistema IA di DeepMind che ha risolto uno dei più grandi problemi della biologia, ovvero la predizione della struttura delle proteine, rappresenta un esempio tangibile del potenziale dell’IA. I creatori di AlphaFold, Demis Hassabis e il ricercatore John Jumper, hanno appena vinto il premio Nobel per la chimica – insieme a David Baker.
Un mondo in cui la biologia è guidata dall’IA potrebbe vedere, secondo Amodei, l’eradicazione delle malattie infettive naturali, la scomparsa di gran parte dei tumori, la prevenzione delle malattie genetiche e la possibilità di estendere notevolmente la durata della vita umana. L’idea di poter raddoppiare la vita media delle persone, portandola fino a 150 anni, non è considerata utopica, ma una naturale evoluzione dei progressi scientifici.
Neuroscienze e salute mentale
Il secondo campo in cui Amodei prevede che l’IA avrà un impatto trasformativo è quello delle neuroscienze e della salute mentale. Nonostante la biologia del cervello umano sia estremamente complessa, tecnologie come l’optogenetica, che permette di attivare neuroni con la luce, e tecniche avanzate di imaging cerebrale stanno già rivoluzionando la nostra comprensione del cervello. Con l’ausilio dell’IA, questa comprensione potrebbe essere notevolmente accelerata.
Amodei immagina che l’IA possa contribuire a scoprire trattamenti efficaci per malattie mentali come depressione, schizofrenia e il disturbo post traumatico da stress (Ptsd). Inoltre, le neuroscienze potrebbero superare gli ostacoli attuali nell’affrontare malattie che coinvolgono cambiamenti strutturali del cervello, come il disturbo da deficit di attenzione o addirittura la psicopatia. Oltre a curare le malattie mentali, l’IA potrebbe essere utilizzata per migliorare le capacità cognitive ed emotive delle persone, e in futuro potremmo trovarci a gestire una maggiore capacità di ottimizzare il funzionamento del cervello, permettendo quindi agli individui di vivere esperienze più significative e realizzare il proprio potenziale in modo più efficace.
Sviluppo economico e povertà
Amodei riconosce l’importanza di garantire che i benefici dell’IA non siano limitati ai paesi sviluppati. Lo sviluppo economico e la lotta contro la povertà dovrebbero quindi essere priorità per l’IA. Il ceo di Anthropic suggerisce che l’IA potrebbe contribuire alla distribuzione di cure sanitarie in tutto il mondo, aiutando a eradicare malattie come la malaria e la tubercolosi, che sono prevalenti nei paesi in via di sviluppo. Questo avverrebbe attraverso l’automazione e il miglioramento logistico, che consentirebbero all’IA di rivoluzionare la distribuzione di farmaci e trattamenti, contribuendo così a colmare il divario sanitario globale.
Oltre alla salute, Amodei si interroga poi sul potenziale dell’IA di stimolare la crescita economica nei paesi in via di sviluppo. Anche se l’IA non risolverà magicamente problemi come la corruzione o l’inefficienza burocratica, potrà certamente aiutare a creare opportunità economiche attraverso nuovi strumenti finanziari e strategie politiche ottimizzate. Amodei immagina scenari ottimistici in cui l’IA possa consentire ai paesi in via di sviluppo di raggiungere tassi di crescita economica annuali del 20%, accelerando il progresso socioeconomico.
Pace e governance
Sul fronte della governance, Amodei riflette sulle implicazioni politiche e sociali dell’IA. Sebbene riconosca che l’IA possa essere utilizzata tanto per rafforzare la democrazia quanto – all’opposto – per promuovere regimi autoritari, egli sottolinea l’importanza di un impegno collettivo affinché l’IA sostenga la pace e la libertà. L’IA, infatti, potrebbe essere usata dagli autocrati sempre più presenti nel mondo per sviluppare sofisticati sistemi di sorveglianza e propaganda. Amodei sostiene che i paesi democratici debbano agire in modo proattivo, formare coalizioni e sfruttare l’IA per mantenere un vantaggio sul fronte internazionale.
A livello di amministrazione, l’IA potrebbe – dovrebbe – essere usata per migliorare i sistemi legali e giudiziari, rendendo le decisioni più imparziali e trasparenti. Questo potrebbe contribuire a rafforzare lo stato di diritto e la giustizia sociale, affrontando i problemi di parzialità e discrezionalità nelle decisioni giudiziarie, anche se su questo punto si possono già immaginare le polemiche che sarebbero sollevate da magistrati e avvocati. L’IA potrebbe poi anche favorire una maggiore partecipazione civica, aiutando a risolvere conflitti politici e promuovere il dialogo.
Lavoro e significato
L’ultima area affrontata da Amodei riguarda il futuro del lavoro e il significato della vita umana in un mondo dominato dall’IA. Sebbene l’IA possa assumere molti dei compiti economici svolti oggi dagli esseri umani, Amodei crede che il significato della vita non derivi esclusivamente dal lavoro produttivo, ma anche – se non principalmente – dalle relazioni umane e dalle esperienze personali. Anche se le persone non saranno più necessarie per svolgere compiti economici, potranno trovare senso in attività non economiche, come la creatività, lo sport e l’interazione sociale.
Tuttavia, Amodei riconosce che l’IA porterà a una trasformazione radicale dell’economia globale. Potrebbe quindi essere necessario riorganizzare il sistema economico per garantire che tutte le persone abbiano accesso ai benefici creati dall’IA, e questo potrebbe richiedere l’adozione di nuove idee come il reddito universale di base. Egli suggerisce che dovremo affrontare collettivamente questa transizione, per evitare scenari distopici in cui l’IA possa creare ulteriori enormi disparità economiche.
Conclusione
In definitiva, Amodei ci invita a immaginare un futuro pregno di ottimismo in cui l’IA, se utilizzata correttamente, migliorerà radicalmente la salute umana, eliminerà la povertà, promuoverà la pace e garantirà maggiore giustizia sociale. Tuttavia, avverte che questo futuro non si realizzerà automaticamente: richiederà uno sforzo concertato da parte di governi, aziende e società civile per affrontare i rischi e garantire che i benefici siano equamente distribuiti. Ma probabilmente sarà proprio la “distribuzione equa” – concetto da sempre al centro della politica – la montagna troppo alta da scalare per i politici di tutto il mondo.