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Ecco benefici e limiti della fatturazione elettronica

Perché i benefici della fattura elettronica saranno superiori alle criticità. Parola di Paolo Catti, associate partner di P4I - Partners4Innovation (gruppo Digital360). Proseguono gli approfondimenti di Start Magazine sulla fattura elettronica, dopo le critiche di commercialisti, analisti e professori

L’obbligo della fatturazione elettronica è vissuto come un gravoso e sgradevole adempimento da molte imprese e professionisti italiani, ma secondo Paolo Catti, associate partner di P4I – Partners4Innovation (gruppo Digital360), i benefici superano di molto le criticità. Ecco i principali: taglio fino all’80% dei costi sull’intero ciclo dell’ordine, aumento del tempo e delle risorse da dedicare alle mansioni a valore aggiunto e una spinta decisiva al cambio di mentalità di imprese e professionisti verso l’economia digitale. Il beneficio “culturale” conta quanto quello “economico”.

I BENEFICI DELLA FATTURA ELETTRONICA

La fattura elettronica “non è rilevante in sé e per sé quanto per la disponibilità di dati in formato elettronico e strutturato, ovvero standard, che si integrano con altri sistemi”, afferma Catti. “I benefici si riverberano su tutti gli elementi del ciclo dell’ordine, velocizzano la riconciliazione dell’informazione e riducono i tempi amministrativi di approvazione e individuazione di eventuali discrepanze o errori. Con il formato elettronico standard si coglie la singola riga dell’ordine, con risparmio di tempo e denaro e innalzamento della qualità del lavoro”. Una grande azienda può risparmiare fino a 11,50 euro a fattura, una piccola fino a 3,50, se partono da un processo tutto su carta, ha calcolato l’Osservatorio fatturazione elettronica ed ecommerce B2b della School of management del Politecnico di Milano.

LA QUESTIONE PRIVACY

Secondo Catti l’allarme lanciato dal Garante privacy sulla fatturazione elettronica riguarda la centralizzazione in un unico punto, ovvero il sistema di interscambio Sdi. Un eventuale attacco hacker sarebbe un disastro. “C’è un errore tecnico: si può rimediare ma costa. Se tutto è conservato nello stesso repository l’Agenzia delle entrate deve rendersene responsabile”, afferma l’esperto.

L’autorità presieduta da Antonello Soro ha avvertito l’Agenzia delle Entrate che il nuovo obbligo della fatturazione elettronica, così come è stato regolato dalla stessa agenzia, “presenta rilevanti criticità in ordine alla compatibilità con la normativa in materia di protezione dei dati personali” e ha chiesto all’Agenzia di far sapere con urgenza come intenda rendere conformi al quadro normativo italiano ed europeo i trattamenti di dati che verranno effettuati ai fini della fatturazione elettronica. Secondo Catti, occorrerebbe per esempio adottare sistemi di cifratura delle fatture, come sembra suggerire il Garante stesso.

OBIETTIVO DIGITALIZZAZIONE

Catti osserva che la fatturazione elettronica non è uno strumento particolarmente efficace se l’obiettivo primario è sconfiggere l’evasione fiscale (qui i calcoli dell’Agenzia delle entrate). Potrebbe essere più facile esercitare un controllo, ma è difficile andare a scalfire i tassi di evasione attuali.

Il vero beneficio è portare avanti la digitalizzazione del paese, “un percorso all’inizio difficile, ma che poi va da sé”. Le imprese dovrebbero chiedersi se hanno le compe­tenze interne per affrontare il cambiamento e per distinguere la soluzione più favorevole; dovrebbero anche assicurarsi di digitalizzare tutto il ciclo dell’ordine e di adottare la conservazione digitale.

Costa? Sì ma “non è vero che prima non costava nulla ed era tutto chiaro”, dice Catti. “E non condivido le critiche di chi sostiene che la fatturazione elettronica sia più complicata di strumenti precedenti come lo spesometro. E’ solo diversa e ha il vantaggio di sostituire il data entry, che è un’operazione noiosa e squalificante per chi possiede altre competenze”.

A PROPOSITO DI COMMERCIALISTI….

Tanti gli allarmi sull’obbligo di fatturazione elettronica e le critiche arrivate dal mondo dei commercialisti (come riportato anche da Start Magazine). Secondo Catti molti sono spaventati dal cambiamento: “Temono che quello che hanno sempre fatto sia messo in discussione”. Però c’è anche la schiera, forse meno nutrita, di chi coglie “l’opportunità di liberarsi dalla mera contabilità e proporre ai clienti servizi a valore aggiunto, come la consulenza proattiva, anziché essere oberato dalle pratiche burocratiche”.

Chi ha ragione? Forse tutti e due: in Italia si contano circa 250mila piccole imprese e 210mila studi commercialisti: significa che c’è troppa complessità burocratica; se la digitalizzazione riuscirà a semplificare qualche commercialista potrebbe uscire di scena. Tutti gli altri però offriranno più servizi e di maggior valore, cioè che fanno guadagnare di più.

LA VERA OCCASIONE PER L’ITALIA

Il disegno più ampio da tenere sempre d’occhio è la realizzazione del Mercato digitale unico europeo e l’Italia con la fatturazione elettronica si è portata avanti rispetto agli altri paesi Ue. Questo è importante per due aspetti: facciamo esperienza e apriamo un mercato commerciale sui software. Qui l’Italia ha la più grande occasione dalla e-fattura.

“E’ vero che colossi del digitale come Amazon possono conquistarsi un ruolo ma io mi aspetto – e spero che sia così – che a cogliere l’opportunità sia non un Over-the-top americano bensì un operatore web italiano, visto che partiamo per primi”, afferma Catti. “Abbiamo la possibilità che emergano le nostre aziende che lavorano sulla gestione dei documenti e dei dati e che si impongano a livello Ue. Rispetto ad Amazon o Google hanno il vantaggio di saper ragionare in termini di norme nazionali e comunitarie e di conoscere il tessuto locale”.

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