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Apple Ue Spotify

Così Apple spacchetta lo store per compiacere l’Ue

Il prossimo 7 marzo Apple farà debuttare uno Store ad hoc per rispettare le nuove prescrizioni Ue. Ecco cosa cambia per gli utenti del Vecchio continente ma anche per gli sviluppatori di app

Che l’Ue, con il Digital Markets Act (DMA) intendesse prendere di mira le Big Tech non è certo un mistero. E infatti i primi effetti iniziano a intravedersi anche dalle parti di Cupertino (big per antonomasia: ha chiuso il terzo trimestre dell’anno fiscale 2023 con un fatturato, sebbene in lieve calo, comunque spaziale di 81,8 miliardi di dollari) che sta ponendo in essere una serie di mosse utili a non inasprire troppo i propri rapporti con Bruxelles. Tra queste una, significativa, riguarderà il futuro dell’Apple Store.

LE NOVITA’ DELL’APPLE STORE

Il motivo del contendere, che aveva posto in angoli diversi del ring Apple e Bruxelles, è il cosiddetto sideload che consente di installare app assenti dallo store ufficiale. Cupertino da parte sua si era sempre dichiarata contraria all’idea adducendo il tema della sicurezza: per Apple avere altre fonti da cui pescare sarebbe il miglior modo per spalancare le porte dei propri device ai criminali informatici.

LE RESISTENZE DI APPLE

Insomma, Apple ammette che il proprio Store è un “collo di bottiglia”, ma lo è per evitare che hacker russi e malintenzionati di vario tipo possano installare malware e spyware sui dispositivi elettronici prodotti dalla Mela morsicata grazie ai rigidi controlli all’ingresso applicati dai tecnici della stessa Cupertino.

BRUXELLES NON VUOLE SENTIRE RAGIONI

Tuttavia così facendo Apple agisce da gatekeeper, è insomma la sola ad avere le chiavi di ingresso, posizione che la rende in situazione di monopolio e, per la Ue, questo impedirebbe il gioco della libera concorrenza in condizioni uguali per tutti.

Per il Dma, infatti, le società con più di 45 milioni di utenti attivi mensili e una capitalizzazione di mercato di 75 miliardi di euro (82 miliardi di dollari) sono gatekeeper e tenute a far interagire le loro app  con quelle rivali in modo da consentire agli utenti di decidere quali app preinstallare sui propri dispositivi. Ricordate la querelle storiche tra l’Ue e Microsoft ai tempi del commissario Mario Monti? Il tema è sempre quello, con le dovute proporzioni.

L’INCONTRO TRA APPLE E L’UE

Che il colosso statunitense si trovi al momento in una posizione che Bruxelles non tollererà più con l’entrata in vigore effettiva del nuovo testo normativo è stato probabilmente oggetto dell’incontro di inizio anno ad Apple Park tra il Ceo, Tim Cook, e il capo antitrust dell’UE, Margrethe Vestager. Apple è potente, è vero, ma l’Ue ha da parte sua un mercato di circa mezzo miliardo di potenziali utenti che la Mela non può permettersi di perdere.

ANCHE IL GIAPPONE RENDE LA VITA DIFFICILE ALL’APPLE STORE

Una presa di posizione analoga a quella che, per il Nikkei Asia, sarà presto tenuta dal Giappone, al lavoro su un nuovo corpus normativo volto a costringere Apple e Google ad aprire iOS e Android ad app che possono essere installate al di fuori dei rispettivi store.

SIDELOAD, AL VIA DAL 7 MARZO?

Ebbene, secondo le indiscrezioni del giornalista Mark Gurman, sempre sul pezzo quando si parla di alta tecnologia, il prossimo 7 marzo assisteremo allo sdoppiamento: uno store aperto a terze parti (e dunque ad altre piattaforme di vendita) e uno che resterà blindato per gli ordinamenti che non vanno troppo per il sottile in materia di antitrust.

È FINITA L’EPOCA D’ORO DEGLI STORE?

Certo è che pure negli States dove non si registrano mosse normative affini a quelle europee e giapponesi, la giurisprudenza sta facendo passi avanti e molto restrittivi nei confronti di Google e Apple. In quel caso a essere smantellato è il fio che i due colossi esigono a ogni transazione con l’utente finale dalle software house che mettono in vendita sulle loro vetrine le proprie app.

Se a questo aggiungiamo che la Cina è un mercato bizzoso e che Apple è stata recentemente costretta a scontare i propri device per non perdere terreno con i concorrenti locali, possiamo affermare che, seppur per motivi diversi, ai quattro angoli del globo l’epoca d’oro degli Store di Apple e Google sembra giunta al tramonto…

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