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Cosa succede tra OpenAI, New York Times, Cnn, Fox e Time

OpenAI è in trattative sulla licenza dei contenuti con le testate Cnn, Fox e Time.Tutti i dettagli

Continua il corteggiamento dei media da parte di OpenAI, la società sostenuta da Microsoft dietro ChatGPT, che prevede l’utilizzo dei riassunti dei contenuti delle testate di proprietà del gruppo in risposta alle domande del chatbot.

Secondo quanto rivelato nei giorni scorsi da Bloomberg News ,OpenAI è in trattative con le società di media Cnn, Fox Corp e Time per concedere in licenza il loro lavoro. Come spiega la testata, queste partnership sono fondamentali per il futuro di OpenAI dal momento bilancia la necessità di dati aggiornati e accurati per sviluppare i suoi modelli con il controllo pubblico sulla provenienza di tali dati.

Non a caso, all’inizio di dicembre, la società guidata da Sam Altman ha raggiunto un accordo storico con il colosso dell’editoria tedesco Axel Springer, del valore di decine di milioni di euro all’anno, che potrebbe fornire un modello per futuri legami tra editori e società di intelligenza artificiale, secondo il Financial Times.

Tuttavia, questi accordi o mere trattative arrivano in un momento in cui OpenAI e il suo finanziatore Microsoft si trovano ad affrontare numerose cause legali.

L’ultimo caso è stato presentato alla corte federale di Manhattan da una coppia di autori di saggistica, Nicholas Basbanes e Nicholas Gage, che affermano che le aziende hanno abusato del loro lavoro per addestrare i modelli di intelligenza artificiale.

Alla fine di dicembre il New York Times ha citato in giudizio OpenAi accusandolo di utilizzare milioni di articoli del giornale senza autorizzazione per aiutare ad addestrare i chatbot a fornire informazioni ai lettori.

E per ultimo è arrivato il faro di Bruxelles: il 9 gennaio l’Antitrust dell’Ue ha dichiarato che il sostegno finanziario di Microsoft al creatore di ChatGpt potrebbe essere soggetto alle norme dell’Unione europea sulle fusioni.

Tutti i dettagli.

TRATTATIVE IN CORSO CON I MEDIA CNN, FOX E TIME PER OPENAI

La startup di intelligenza artificiale sta cercando di ottenere in licenza gli articoli della Cnn di Warner Bros. Discovery Inc per addestrare ChatGpt e includere anche i contenuti della Cnn nei suoi prodotti, afferma Bloomberg.

Secondo le fonti citate, la Cnn e la Fox stanno negoziando non solo sulla concessione di licenza per i testi, ma anche per il contenuto di video e immagini. L’amministratore delegato di Time, Jessica Sibley, ha dichiarato in una nota che l’editore “sta discutendo con OpenAI e siamo ottimisti nel raggiungere un accordo che rifletta il giusto valore dei nostri contenuti”.

DOPO L’ACCORDO CON AXEL SPRINGER

La notizia di questi colloqui arriva a un mese dall’annuncio dell’accordo di licenza pluriennale siglato da OpenAi con il colosso dell’editoria tedesco Axel Springer per decine di milioni di dollari. La società di intelligenza artificiale generativa dietro ChatGpt raggiunge un patto pluriennale con uno dei più grandi editori tedeschi, proprietario delle testate Politico, Business Insider, Welt e Bilt per addestrare i suoi strumenti di AI con i loro contenuti

Come parte dell’accordo, quando gli utenti pongono una domanda a ChatGpt, il chatbot fornirà riassunti delle notizie rilevanti dai marchi Axel Springer tra cui Politico, Business Insider, Bild e Welt. Tali riassunti includeranno materiale tratto da storie che altrimenti richiederebbero abbonamenti per la lettura. I riassunti citeranno la testata di Axel Springer come fonte e forniranno anche un collegamento all’articolo completo in cui è riassunto. Non solo, i riassunti saranno disponibili su ChatGpt non appena l’articolo sarà pubblicato, aveva spiegato Tom Rubin, responsabile della proprietà intellettuale e dei contenuti di OpenAI. OpenAI pagherà anche i contenuti Axel Springer utilizzati per addestrare i grandi modelli linguistici che alimentano ChatGpt.

Senza dimenticare che già lo scorso luglio OpenAI aveva annunciato un accordo con l’Associated Press per un importo non reso noto.

LA BATTAGLIA CON IL NEW YORK TIMES

Ma per tot accordi andati in porto, un giornale del calibro del New York Times si è messo contro alla strategia di OpenAi.

Con l’accusa di violazione del diritto d’autore per l’uso non autorizzato dei propri articoli, a fine dicembre il New York Times ha citato in giudizio Microsoft e OpenAI. Le due società tecnologiche hanno sfruttato i suoi contenuti senza permesso per creare i loro prodotti di intelligenza artificiale e allenare sia il chatbot ChatGPT di OpenAI che Copilot di Microsoft, secondo la testata newyorchese.

LA POSIZIONE DEL CREATORE DI CHATGPT

“I nostri obiettivi sono supportare un ecosistema di notizie sano, essere un buon partner e creare opportunità reciprocamente vantaggiose”, ha affermato OpenAI in un post sul blog pubblicato l’8 gennaio, respingendo la causa del Times. La società ha affermato di aver “perseguito partnership con testate giornalistiche” per addestrare i suoi sistemi di intelligenza artificiale su “contenuti non disponibili al pubblico” e mostrare “contenuti in tempo reale con attribuzione” in ChatGPT.

Inoltre, OpenAI ha affermato che è in trattative con News/Media Alliance, un gruppo commerciale che rappresenta oltre 2.200 media in tutto il mondo, “per esplorare opportunità, discutere le loro preoccupazioni e fornire soluzioni.

QUESTIONE DI COPYRIGHT

Ma una delle preoccupazioni principali per gli editori è il compenso. The Information riportava in precedenza che OpenAI ha offerto agli editori da 1 milione a 5 milioni di dollari all’anno per concedere in licenza i loro articoli. Secondo persone che hanno familiarità con la questione, questo intervallo è considerato troppo basso per alcuni importanti editori. Alcune società di media sono aperte a un range più vicino a quello che ha ricevuto Axel Springer, ha detto una delle fonti, riporta ancora Bloomberg.

Come evidenzia il Ft, il copyright è una questione sempre più spinosa per le aziende di intelligenza artificiale come OpenAI, i cui modelli funzionano acquisendo enormi quantità di dati da Internet.

D’altronde “Se il New York Times e altre organizzazioni non possono produrre e proteggere il loro giornalismo indipendente ci sarà un vuoto che nessun computer e nessuna intelligenza artificiale potrà riempire. Con meno giornalismo prodotto, il costo per la società sarà enorme” ha dichiarato il quotidiano nella denuncia contro OpenAi.

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