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Russia Google

Cosa (non) ha fatto Google Shopping per la concorrenza. Report

Google ha aggiunto modi per mostrare i siti di acquisto della concorrenza in Google Shopping, ma i concorrenti dicono che non funziona. È quanto emerge da uno studio commissionato da 25 siti di shopping comparativo

 

Su Google Shopping Big G ha fatto ben poco per rispettare la concorrenza.

Secondo un recente studio, la revisione compiuta dal gigante della ricerca per garantire ai concorrenti l’accesso alla sua piattaforma di vendita al dettaglio ha fatto poca differenza. Lo ha riportato per primo il Financial Times.

Nonostante la modifica della sue pratiche dopo la sanzione per presunti comportamenti anticoncorrenziali ricevuta nel 2017 dall’antitrust europeo, Google sta ancora svantaggiando i rivali dell’Ue.

È quanto emerge da nuovo studio commissionato da un gruppo di siti web di comparazione di acquisti rivali.

COSA HA RIVELATO UNO STUDIO

Meno dell’1% del traffico attraverso Google Shopping è attualmente diretto a siti di shopping comparativo rivali come il britannico Kelkoo e il tedesco Idealo. È quello che sostiene lo studio commissionati da 25 siti di shopping comparativo, in base all’analisi di 10,5 miliardi di clic.

Nei tre anni trascorsi da quando Google ha aggiornato la sua politica per garantire ai rivali “accesso” alla sua piattaforma di acquisto, la visibilità e la redditività dei suoi concorrenti si sono dimezzate. Secondo la ricerca.

DOPO LA MULTA EUROPEA

Nel 2017 infatti Google ha rivisto la sua politica per la ricerca di acquisti dopo che la Commissione europea ha multato il gigante tecnologico con la cifra record di 2,4 miliardi di euro per abuso di posizione dominante. Nell’occasione Bruxelles aveva affermato che Big G deve “offrire spazio pubblicitario alle stesse condizioni a Google Shopping e ai suoi concorrenti”.

Sempre nel 2017 il commissario per la concorrenza Margrethe Vestager aveva dichiarato che “Google ha dato al proprio servizio di acquisti comparativi un vantaggio illegale abusando del proprio dominio nella ricerca generale su Internet”.

MENO DELL’1% DEGLI UTENTI

Nonostante la revisione del colosso tecnologico, pare che ci siano dunque ancora problemi di concorrenza sulla piattaforma Google Shopping.

“Meno dell’1% degli utenti che fanno clic sulle caselle di Google Shopping vedrà qualsiasi sito Web di confronto dei prezzi rivale, perché le caselle di Google si collegano direttamente solo ai siti web dei commercianti”, ha dichiarato Thomas Höppner, autore del report e partner dello studio legale Hausfeld che fornisce consulenza alle aziende.

Hoppner ha affermato che i rivali di Google hanno continuato a essere svantaggiati nonostante i cambiamenti perché le schede all’interno delle unità di Google Shopping — caselle che compaiono sopra i suoi principali risultati di ricerca — si collegano direttamente ai siti web dei rivenditori, aggirando i siti di confronto dei prezzi.

LA POSIZIONE DI GOOGLE

Non si è fatta attendere la replica di Google. “Queste cifre ignorano i fatti della decisione di acquisto. Il rimedio ha funzionato con successo per tre anni, generando miliardi di clic per oltre 600 servizi di acquisto comparativo ed è soggetto al monitoraggio intensivo della Commissione europea”. Ha commentato il colosso di Mountain View alla pubblicazione dello studio.

Come ricorda il Financial Times, Google sta contestando la multa e e ha negato qualsiasi illecito. Insistendo sul fatto che non è contrario alle regole di concorrenza sviluppare un prodotto vincente.

I suoi avvocati hanno sostenuto a febbraio che le modifiche apportate a Google Shopping per aprire il servizio alla visualizzazione di prodotti da siti concorrenti risolvono le preoccupazioni di Bruxelles.

La ricerca anticipa la decisione del Tribunale dell’Unione europea che dovrebbe pronunciarsi sul ricorso di Google contro la multa entro la fine dell’anno.

Già lo scorso novembre il commissario Vestager aveva dichiarato che la revisione di Google non funzionava. “Non vediamo ancora molto traffico per i concorrenti validi quando si tratta di confrontare gli acquisti”.

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