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Cosa faranno Google Cloud e Spotify con l’intelligenza artificiale

Spotify ha avviato diverse partnership, da Google a OpenAI, per integrare l'IA nei suoi servizi. Tutti i dettagli

Com’è noto, Spotify è una delle piattaforme che si è buttata con maggiore entusiasmo sulla implementazione degli algoritmi di intelligenza artificiale nel tentativo di aggiornare i servizi offerti agli oltre 570 milioni di utenti, di cui oltre cento milioni – comunica – regolarmente attivi. La società ha già avviato una partnership con OpenAI (la medesima software house di ChatGpt) per tradurre i podcast in altre lingue.

LA COLLABORAZIONE TRA SPOTIFY E GOOGLE CLOUD

E non sarà il solo ambito, dato che è notizia delle ultime ore l’avvio di una collaborazione con Google Cloud per l’uso dell’Intelligenza artificiale in “aspetti cruciali della piattaforma, tra cui la scoperta dei contenuti, i consigli personalizzati, l’ascolto sicuro”, comunicano le parti in una nota. Non dimentichiamo inoltre che Google nell’ultimo periodo ha integrato il suo chatbot AI Bard nelle sue altre applicazioni, tra cui YouTube, Gmail e Drive.

“L’evoluzione della nostra tecnologia è stata accompagnata dall’impegno di Google Cloud nel costruire la migliore piattaforma possibile su cui far girare i nostri prodotti e nel promuovere ulteriori innovazioni con le capacità emergenti dell’IA generativa”, ha spiegato Gustav Söderström, Co-President, Cpo & Cto di Spotify. La tecnologia sarà sfruttata pure per identificare i contenuti potenzialmente dannosi.

Spotify intende avvalersi degli algoritmi di ultima generazione “per comprendere gli schemi alla base dei contenuti vocali preferiti dagli utenti, come podcast e audiolibri, al fine di presentare consigli nuovi e interessanti”.

VARI TIPI DI UTILIZZO

I modelli linguistici di grandi dimensioni (Llm) verranno sfruttati per comprendere meglio le dimensioni della sua libreria e migliorare l’uso dei metadati per proporre agli utenti nuovi contenuti ogni giorno. “Grazie a questa partnership, gli strumenti di intelligenza artificiale di Google Cloud stanno aiutando Spotify a migliorare l’esperienza di ascolto dei suoi utenti”, aggiunge Thomas Kurian, Ceo di Google Cloud. Google Cloud è il cloud provider di riferimento per Spotify dal 2016.

E, NATURALMENTE, PROFILAZIONE E PUBBLICITA’

Algoritmi così scaltri da non essere utilizzati solo per proporre agli utenti musica più affine ai propri gusti, ma soprattutto la per profilare gli ascoltatori con finalità pubblicitarie:  “Le capacità di Google Cloud in materia di gestione dei dati” serviranno anche “per realizzare un’ampia gamma di campagne efficaci, fornendo ai creator informazioni e analisi preziose per favorire il loro successo”.

LE POLEMICHE DEGLI ARTISTI

Com’è noto, l’uso degli algoritmi sta facendo fibrillare soprattutto gli artisti. Negli USA gli attori hanno sventato il tentativo degli Studios di avvalersi dell’IA per ricrearne le fattezze senza il consenso degli stessi o degli eredi, in caso di morte.

Ma, soprattutto, in ambito musicale, c’è da segnalare la recente causa che le etichette Universal Music, ABKCO e Concord Publishing hanno intentato alla super startup italo-americana di intelligenza artificiale Anthropic (che ha appena ottenuto un finanziamento da 4 miliardi di Amazon, come pure da Google e dall’ex miliardario delle criptovalute Sam Bankman-Fried) con l’accusa che il suo chatbot noto come Claude avrebbe abusato di una quantità “innumerevole” di canzoni protette da copyright.

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