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Leonardo Azionisti Critici

Cosa dice e fa Leonardo sull’Intelligenza artificiale

Dossier Intelligenza artificiale per Leonardo. Che cosa è emerso durante la presentazione dell’ultimo numero della rivista Limes. Fatti, tesi e approfondimenti.

 

Per il numero uno di Leonardo è necessario creare un “hyperscaler europeo se vogliamo mantenere un posizionamento forte nel campo dell’intelligenza artificiale”.

È quanto ha sostenuto Alessandro Profumo, amministratore delegato del gruppo della difesa e aerospazio, nel corso della presentazione online organizzata ieri da Leonardo e Limes del numero “L’intelligenza non è artificiale” della rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo.

Ecco tutti i dettagli sulle applicazioni attuali dell’intelligenza artificiale in Leonardo e la rotta tracciata per il futuro.

LE APPLICAZIONI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN LEONARDO

Oggigiorno “riconoscere un drone (che magari trasporta un esplosivo) da un gabbiano non è facile se non si ha un’intelligenza artificiale che analizza le modalità di volo e lo riconosce perché l’impronta sul radar è molto assimilabile”, spiega Profumo nel corso dell’evento di Limes.

“Nel caso di un attacco missilistico la velocità di reazione è fondamentale. Siamo degli importanti disegnatori di sistemi di difesa su navi, i tempi di reazione sono minimi e bisogna avere una capacità di gestione del fenomeno che solo un’Intelligenza artificiale consente”, aggiunge l’ad del gruppo di Piazza Monte Grappa.

Inoltre, l’azienda sta applicando l’IA “nei Digital twin, cioè duplicati di nostri prodotti e servizi ci consente benefici incredibili: velocità di progettazione, riduzione costi di progettazione, ottimizzare l’aerodinomica di un oggetto. Tutto questo dà un vantaggio incredibile nel campo della difesa perché ci consente di essere più veloci nel rispondere alla domanda dei clienti e simulare ai clienti le performance”, evidenzia Profumo.

“L’ultima cosa riguarda il tema del training che diventa sempre più importante: i simulatori consentono di ridurre drammaticamente le ore volate di un pilota, ma soprattutto consentono di realizzare delle missioni piuttosto complesse. È una delle grandi capacità che queste tecnologie permettono di realizzare”, ha sottolineato l’ad di Leonardo.

UTILIZZO PRINCIPALE ASSOCIATO ALL’ANALISI DEL DATO

Come ha spiegato sull’ultimo numero di Limes Alessandro Massa, responsabile di Leonardo Lab, gli incubatori di tecnologia del gruppo dedicati alla ricerca, diffusi in Italia e nel mondo, “le applicazioni tecnologiche sono tantissime e sono sempre relative a compiti specifici. La loro distinzione dipende dall’obiettivo. Al momento l’utilizzo principale è associato all’analisi del dato e, in particolare, alla parte di classificazione e di rilevamento (detection), attraverso fonti aperte (osint) o chiuse. Un aspetto importante e oggi non ancora gestito a pieno riguarda l’affidabilità di queste tecnologie. È un tema aperto, ma fondamentale in un settore in cui l’errore può provocare danni importanti” puntualizza Massa.

NECESSARIA LA COLLABORAZIONE CON GLI ALTRI PAESI TUTELANDO LA PROPRIETÀ INTELLETTUALE

Tornando al profilo della difesa, secondo l’ad di Leonardo “dobbiamo sviluppare sistemi cooperativi allargati fra diversi paesi in modo da contenere minacce molteplici”.

Profumo ricorda che Leonardo è partner di “molti progetti europei, come l’Eurofighter (Germania, Inghilterra, Spagna e Italia), nel settore dell’elettronica per la difesa si lavora tanto con il Regno Unito, con Drs con gli Stati Uniti e nello spazio con la Francia”. “Questa [della difesa ndr] è un’industria molto particolare: con ogni singolo partner si è sempre fornitore, competitore, clienti e partner su progetti” osserva il numero uno di Leonardo.

“Anche se la difesa è ancora molto nazionale, sì l’industria si deve aggregare ma le proprietà intellettuali sono nazionali. Quindi è un percorso in cui bisogna avere mappe tecnologiche molto chiare: sapere che cosa si fa, che cosa si fa bene e che cosa si vuole recuperare, sapendo che nel tempo ci si dovrà mettere insieme se no i costi sono insostebili ben sapendo quali sono le competenze da tutelare”, ha sostenuto Profumo.

NECESSITÀ DI UN HYPERSCALER EUROPEO

Inoltre, “sul digitale si parla sempre della competizione tra Stati Uniti e Cina, ma c’è una grande assente: l’Europa”, evidenzia l’ad di Leonardo.

“In Europa non abbiamo hyperscaler, se si parla di hyperscaler — prosegue Alessandro Profumo — parliamo di player statunitensi. Il problema ce lo dobbiamo porre. Dobbiamo capire se si tratta anche di un problema normativo: il Gdpr che è fondamentale per la tutela della privacy, può creare delle difficoltà a mettere a fattor comune basi di dati. Negli Stati Uniti, che sia Amazon, o Microsoft o Facebook, questi player hanno basi dati molto ampie sulle quali costruire analisi e comprensione di fenomeni. Altro discorso ancora in Cina, dove il dato è pubblico”, fa notare Alessandro Profumo.

Tesi corroborata da quanto sostenuto da Carlo Cavazzoni, Head of Computational R&D e direttore del Leonardo Lab dedicato all’HPC (High Performance Computing), sempre sull’ultimo numero di Limes: “Stati Uniti e Cina oggi costituiscono veri e propri pozzi o buchi neri di dati. Prima o poi, attraverso la condivisione delle persone o il deposito in cloud, le nostre informazioni finiscono nelle loro mani. La sfida è quella di rompere questi depositi (silos) per poter incrociare i dati, a partire da una loro gestione interna alle nostre aziende” ha sottolineato Cavazzoni.

Pertanto, “creare un hyperscaler europeo è un tema fondamentale se vogliamo mantenere un posizionamento forte nel campo dell’intelligenza artificiale” ha messo in chiaro Profumo.

QUESTIONE EUROPEA SUI DATI E SUI CHIP

“La nostra marginalità sui chip e sui dati convoca la questione europea”, ha aggiunto Cavazzoni nella conversazione a più voci pubblicata sull’ultimo numero della rivista di geopolitica. “Adottando un approccio etico al tema ci siamo autolimitati lasciando spazio a chi invece ne predilige l’utilizzo a scapito della privacy. Eppure l’Italia è tra i leader europei quanto al design di chip, di cui abbiamo rappresentanti eccelsi come Federico Faggin, inventore del microprocessore. Abbiamo anche un’ottima scuola di microarchitettura, le competenze non mancano. In Europa manca invece una fabbrica in grado di produrre semiconduttori di tre o cinque nanometri, la vera frontiera per il salto tecnologico” sottolinea il manager di Leonardo.

LA GESTIONE DEI DATI IN ITALIA

E proprio i “dati sono la materia prima da cui origina l’intero processo industriale dell’intelligenza artificiale” si legge sull’ultimo numero della rivista Limes.

Secondo Alessandro Massa, il problema italiano è che “Nel nostro paese, anche a livello aziendale, non si ha la contezza dell’importanza della strutturazione del sistema dei dati. Prendiamo l’esempio della pubblica istruzione. Durante l’epidemia di Covid-19 abbiamo utilizzato i sistemi Google per la didattica a distanza, mettendo in mano al colosso americano le informazioni degli studenti italiani. Era un’emergenza, ma adesso è necessario ripensare alla questione in maniera strategica. Il Polo strategico nazionale (Psn) è uno degli strumenti che lavora in questa direzione perché mira a mantenere e a gestire il dato dentro i confini nazionali”.

Si ricorda infatti che l’infrastruttura del Polo Strategico Nazionale sarà realizzata dal consorzio Tim, Leonardo, Cdp Equity e Sogei, con i fondi del Pnrr. A regime, il 75% dei dati delle amministrazioni italiane dovrebbero migrare nel cloud entro il 2026. E la proposta della cordata composta da Leonardo per la realizzazione del Psn si basa su accordi con alcuni dei principali Cloud Service Provider [Google, partner di Tim, Microsoft, AWS, Oracle].

AVVICINARSI A UNA SOVRANITÀ DIGITALE ITALIANA

In breve, per il responsabile di Leonardo Lab bisogna “avvicinarci a una sovranità digitale italiana da cui impostare una tabella di marcia per lo sviluppo delle capacità del paese. A livello europeo, la proposta di regolamento sull’intelligenza artificiale (AI Act) oggi si preoccupa solo di disciplinare questa tecnologia, non di svilupparla. Credo però che sia miope cercare di regolamentare qualcosa che ancora non si conosce a pieno”.

RIGUARDO LA STRATEGIA ITALIANA SULL’IA

Da parte italiana, il 24 novembre 2021 il Governo italiano ha adottato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale per il triennio 2022-2024. “Il documento in questione è composto da una trentina di pagine” osserva Alessandro Massa. “Quello degli Stati Uniti, uscito nel 2021, da circa 770 pagine. Washington ha davvero agito in maniera strategica. Ha colto l’emergenza, ovvero che la Cina supererà probabilmente gli Stati Uniti in termini di capacità. Ha elaborato l’esigenza. E ha messo in atto un piano sistematico e strutturato che interviene a 360 gradi su tutto il sistema tecnologico, dall’università ai centri di eccellenza all’industria. Questo è il modello a cui l’Italia dovrebbe ispirarsi. Invece, se ci riflettiamo, non sappiamo bene nemmeno quale sia l’istituzione responsabile della strategia italiana sull’intelligenza artificiale, inclusa la sua implementazione e il suo aggiornamento. Sono anni che si discute della creazione di un istituto italiano per l’intelligenza artificiale senza successo” ha concluso il responsabile di Leonardo Lab.

FAVORIRE LA PROLIFERAZIONE DEI TALENTI

Infine, secondo il direttore del Leonardo Lab dedicato all’HPC Cavezzoni, “Oltre al piano strategico vanno create le condizioni affinché i talenti, ovvero i motori alla base delle start-up e dell’innovazione, vivano in un ambiente ospitale dal punto di vista della cultura dell’intelligenza artificiale. Nel 2011, Dublino era divenuta la Mecca europea per tutti coloro che desideravano fare innovazione digitale; l’intera città aveva creato un ecosistema che ruotava attorno alla tecnologia. In Italia, Bologna sta provando a fare lo stesso attorno al Tecnopolo e al Centro nazionale di supercalcolo attraverso una fondazione che punta a trasformare digitalmente il capoluogo”.

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