Dallo scorso 7 marzo gli utenti del Vecchio Continente sono rimasti spiazzati nel non riuscire più a raggiungere facilmente Google Maps, il servizio di mappe e di navigazione di Google, attraverso il suo stesso motore di ricerca. Quel giorno infatti è pienamente entrato in vigore il Digital Markets Act (Dma), la legge sui mercati digitali voluta dall’Unione europea per arginare gli abusi e limitare le posizioni dominanti delle Big tech.
Questo significa che se avete provato a scrivere su Google il nome di un luogo e poi avete provato a cliccare sulla mappa, questa non si apre più come un tempo. Il motivo è spingere gli utenti a utilizzare anche altre opzioni oltre a Google Maps.
Ma questa nobilissima intenzione nella pratica ha funzionato? Secondo lo studio di Louis-Daniel Pape e Michelangelo Rossi, entrambi Assistant Professor presso la grande école francese Télécom Paris, assolutamente no. O almeno non in modo significativo. E, anzi, ha comportato qualche altra conseguenza.
LO STUDIO
I due ricercatori hanno indagato l’impatto del Dma sul comportamento degli utenti, concentrandosi sui cambiamenti nella presentazione dei risultati di ricerca di Google nell’Ue. In particolare, hanno analizzato gli effetti della rimozione da parte di Google delle mappe cliccabili nei risultati di ricerca, una modifica che costringe gli utenti a effettuare ricerche aggiuntive per accedere a Google Maps o a servizi di mappatura alternativi.
“Come notato da alcuni utenti online, questa è la conseguenza del Digital Markets Act (DMA) che ha posto fine all’auto-preferenziazione di Google Search per Google Maps: era troppo facile passare da Google Search a Google Maps”, spiega Pape su X.
⚠️ New paper alert ⚠️
We study the Digital Markets Act Impact on Google Maps with @millo_rossi (https://t.co/JwyFDFbitA )
A thread 1/n 🧵— Louis Pape (@Pape_econ) July 29, 2024
L’IMPATTO DEL DMA SUGLI UTENTI (E SU GOOGLE MAPS)
“Come hanno reagito gli utenti? Questo ha portato le persone verso servizi di mappatura online concorrenti?”, si chiedono i due autori del paper, che hanno raccolto dati da Google Trends per misurare quante volte venivano cercate le parole “mappe” e “google maps” e hanno scoperto che le persone le hanno cercate milioni di volte. Questo accadeva anche prima dell’entrata in vigore del Dma, così come si confermava che la stessa ricerca su concorrenti di Google avveniva e avviene tuttora raramente.
Tradotto in cifre, secondo Pape e Rossi, c’è rispettivamente un aumento del 25% e del 18% nel numero di ricerche su Google per i termini “mappe” e “google maps”. Significa che gli utenti hanno iniziato a cercare queste parole su Google, per poi cliccare su un servizio di mappatura (Google Maps) e infine trovare la loro destinazione.
DIFFERENZE TRA PAESI UE
Il paper si sofferma poi su come questo impatto sia stato diverso tra i vari Paesi Ue. Francia (+44%), Spagna (+38%) e Italia (+36%) sono quelli con i maggiori incrementi di ricerca.
L’IMPATTO SUI COMPETITOR
Questo aumento delle ricerche suggerisce comunque una potenziale esposizione a servizi di mappatura alternativi, secondo i ricercatori. E infatti anche le ricerche di servizi come Apple Maps (+10%) e Bing Maps (+18%) sono aumentate, ma non in modo così significativo, così come non risulta di particolare rilievo la timida diminuzione delle visite a Google Maps.
EFFETTI COLLATERALI
In conclusione, secondo gli autori, l’aumento di ricerche da parte degli utenti non ha incrementato in modo significativo la scoperta o l’adozione di servizi di mappatura alternativi a Google Maps, almeno nel breve periodo.
“Al contrario – affermano Pape e Rossi -, questa modifica ha portato a un aumento delle ricerche nell’Ue, pari a circa 45 milioni di ricerche aggiuntive nei primi sei mesi della modifica del design. Questo aumento dell’attività di ricerca può essere visto come un effetto negativo a breve termine per gli utenti, dovuto all’aumento dei costi di ricerca”, che stimano essere di circa 3,3 milioni di euro all’anno.
I ricercatori inoltre hanno osservato che Google ha iniziato a integrare Google Maps direttamente in Google Search per evitare che gli utenti debbano accedere in modo tortuoso a Google Maps, confondendo quindi le linee di auto-preferenza. Questo, oltre a innescare una potenziale risposta politica, secondo lo studio, potrebbe costringere le attività commerciali a doversi adattarsi al Dma, sviluppando il traffico organico e la reputazione attraverso i servizi di mappatura online, creando un proprio sito web o unendosi ad altre piattaforme come Tripadvisor o TheFork.
Infine, come fa notare un utente commentando lo studio, tale meccanismo porta a una minore scoperta di alcune piccole imprese che ne potrebbero risentire direttamente sui propri ricavi. Ecco perché, stando a Pape, “rendere Google Maps più difficile da raggiungere aumenterà l’importanza di siti web come Yelp”.